Donald Trump e l’incoerenza del Partito Repubblicano sulla guerra in Ucraina

Ucraina, Donald Trump con Putin ma anche no....jpeg

È stato un colpo geniale”. Con queste parole Donald Trump si è complimentato con Vladimir Putin l’anno scorso subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Al 45esimo presidente avrebbe fatto piacere se dopo poche settimane la guerra fosse finita con la destabilizzazione di Volodymyr Zelensky come tanti si aspettavano.

Il presidente ucraino non solo ha resistito a Putin, ma anche a Trump che gli aveva chiesto un favore in una telefonata nel mese di settembre del 2019. Prima di consegnare le armi americane promesse all’Ucraina, Trump gli chiese di annunciare un’indagine su Hunter Biden, figlio del suo avversario alla campagna presidenziale del 2020.

Donald Trump pensava che gli affari sospetti del figlio di Biden lo avessero potuto aiutare politicamente, suggerendo l’esistenza di corruzione del suo avversario. Zelensky, che era stato eletto presidente solo 5 mesi prima, nonostante la sua quasi inesistente esperienza politica, si rifiutò. La notizia della telefonata scatenò un’indagine nella Camera che si concluse con il primo dei due impeachment di Trump.

Storicamente il Partito Repubblicano è stato molto avverso alla Russia spinto dalla paura del comunismo. Con la scesa in campo di Trump nel 2016, però il Partito Repubblicano ha modificato ideologia specialmente a causa dei buoni rapporti tra il 45esimo presidente americano e Putin. Dopo un anno di guerra, Trump non ha cambiato idea rimanendo vicino al leader russo. Oltre ai suoi commenti iniziali dell’anno scorso, Trump ha infatti aumentato la posta asserendo recentemente che la pessima politica di Biden stesse aprendo le porte alla terza guerra mondiale. L’ex presidente non appoggia il continuo finanziamento a Zelensky, ma il suo partito, il cui controllo personale si è affievolito negli ultimi mesi, rimane diviso con una visione incoerente sulla questione del ruolo americano nel conflitto russo-ucraino.

Ron DeSantis, governatore della Florida e il più serio rivale di Donald Trump per la nomination alle presidenziali del 2024, è rimasto nel campo dell’ex presidente per quanto riguarda la guerra in Ucraina. DeSantis ha dichiarato che non sostiene i finanziamenti a Zelensky asserendo che la Russia non invaderà le nazioni della Nato. Per il governatore della Florida i russi si sono rivelati una potenza militare di “terza categoria”. Si trovano anche nel campo di Trump due parlamentari di ultra destra, Marjorie Taylor Greene della Georgia e Matt Gaetz della Florida. I due hanno criticato Biden aspramente accusandolo di preoccuparsi degli ucraini e non degli americani. La rete televisiva Fox News è anche, in linea di massima, contraria ai sostegni militari e finanziari a Zelensky, anche se i giornali di proprietà di Rupert Murdoch sostengono gli aiuti all’Ucraina.

L’ala dell’establishment del Partito Repubblicano però ha preso le distanze da Trump e sostenuto l’appoggio all’Ucraina. Mitch McConnell, senatore del Kentucky e leader della minoranza al Senato, ha indicato la sua adesione alla politica di Biden nella difesa dell’Ucraina. McConnell ha detto che gli investimenti americani in Ucraina non sono “beneficenza”, ma soldi spesi per contenere Putin e le sue ambizioni politiche e militari che vanno al di là dell’Ucraina. Manda anche un segnale della determinazione americana alla Cina l’altro serio rivale degli Usa. Anche lo speaker della Camera, Kevin McCarthy, repubblicano della California, ha dichiarato il suo sostegno all’Ucraina, prendendo però le distanze, asserendo che non si può dare a Zelensky un “assegno in bianco”. Altri due repubblicani di spicco e probabili rivali di Trump alle primarie, Mike Pompeo, già segretario di Stato dell’ex presidente, e Nikki Haley, ex governatrice della South Carolina, hanno dichiarato il loro supporto all’Ucraina.

Gli americani continuano a sostenere la politica di Biden nel conflitto russo-ucraino, secondo un sondaggio del Pew Research Center (43% sì, 38% no), cifre più alte dell’indice di gradimento dell’operato di Biden come presidente (38% approvazione). Un altro sondaggio della Associated Press ci informa che il 48% degli americani favorisce il continuo supporto agli ucraini, 12 punti in meno però dal maggio scorso.

La campagna anti-Ucraina della Fox News, di Donald Trump e di parecchi esponenti del Partito Repubblicano, sta avendo i suoi effetti. Inoltre c’è una certa stanchezza anche perché non si vedono vie di uscita. Rimane al momento il piano cinese chiamato “Posizione della Cina sulla soluzione politica della crisi ucraina”.

I 12 punti del piano includono un cessate il fuoco, il rifiuto di armi nucleari e la protezione delle centrali atomiche. Zelensky si dovrebbe incontrare con le autorità cinesi e anche Putin ha in programma colloqui diretti con il leader cinese Xi Jinping. Sergey Radchencko, storico britannico nato nell’Unione Sovietica, ha riconosciuto questo stallo in un recente articolo nel Washington Post. Secondo Radchencko, però, se lo stallo continua, si potrebbe arrivare a un cessate il fuoco che condurrebbe a un conflitto congelato senza chiari vincitori né vinti come avvenne nel conflitto coreano. In questa luce lo storico vede un’Ucraina ridimensionata territorialmente che potrebbe cantare vittoria per avere fermato l’invasione russa. Da parte sua Putin potrebbe mascherare la “sconfitta” in una vittoria tattica.

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Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.