Dopo l’uccello di Del Piero arriva il pesce di Fiorello ma gli animalisti insorgono: allora aboliamo la pubblicità ma diamoci anche una calmata

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Gli animali non sono esseri umani. A qualcuno questa frase magari non piacerà, ma serve come premessa. Ultimamente si parla molto di cancel culture. Il fumettista Zero Calcare ne ha di recente scritto su Internazionale. Letteralmente, si tratterebbe di cancellare libri, statue, figure, che rappresentano personaggi che magari hanno dato un contributo importante all’arte, alla storia, etc., ma che promuovevano, essendo figli della propria epoca, idee che adesso sono giustamente rigettate quali l’omofobia, la misoginia, il razzismo, etc. Un paio d’anni fa ha fatto scalpore l’imbrattamento della statua del giornalista Indro Montanelli da parte di un’associazione femminista dopo che era emerso un fatto della sua vita privata, invero mai taciuto, cioè il matrimonio con una minorenne eritrea. Di recente il cantante Fedez ha deciso di dedicare il discorso del 1 maggio, festa dei lavoratori, alla difesa dei diritti Lgbt attraverso il ddl Zan contro l’omobitransfobia. C’è poi la stigmatizzazione del fenomeno del catcalling, cioè fischiare dietro le belle donne per strada. A tal proposito si è parlato per una settimana del bacio non corrisposto del principe azzurro a Biancaneve. Per non parlare di come sia cambiata l’attenzione verso persone di diversa etnia. Ecco, tutto questo è giusto. In questi casi non sono d’accordo con chi dice “si è sempre fatto così”, “fa parte della nostra cultura”, etc.

Non discriminare le persone per il loro genere, per il loro orientamento sessuale, per la loro etnia, nel 2021 dovrebbe essere ovvio e non ci dovrebbe nemmeno essere bisogno di leggi per contrastare queste discriminazioni. Ma se servono, ben vengano. È un paradosso della democrazia dover imporre per legge l’intelligenza e il buon senso, ma la mentalità può anche essere cambiata, se porta ad atti di violenza e discriminazione. Se si ha l’impressione che oggi tutti siano più permalosi e che bisogna stare attenti a come si parla (ma del resto, come dice Zero Calcare, cosa costa stare attenti alle parole per chi fa un lavoro intellettuale come può essere il politico, il giornalista o il pubblicitario?), questo effettivamente è vero, ma non vuol dire che sia sbagliato, perché, come scritto sopra, il fine è quello di evitare la formazione di un humus culturale che possa portare a gesti schifosi come ci riportano sempre troppo spesso le cronache. Lo stesso discorso vale a livello teorico per il rispetto della natura e degli animali, ma, qua torniamo alla prima frase, gli animali non sono persone, non esseri umani. È giusto non inquinare, è giusto criticare gli allevamenti intensivi, è rispettabile chi decide di essere vegerariano o vegano, ma come diceva Totò, qualche volta si esagera. Ed è il caso, a mio modesto avviso, della richiesta dell’associazione Aidaa-Associazione italiana difesa animali ed ambiente di rimozione dello spot Wind 3 in cui Fiorello parla con un pesce rosso. Per anni abbiamo visto Del Piero parlare con l’uccello nello spot Uliveto, ma il punto è che un pesce rosso in una boccia non dovrebbe stare da solo, perché è un animale che ha bisogno di compagnia. Se ci pensate, in effetti, i pesci rossi si vendono di solito dai due in su. “I pesci rossi sono creature sociali, che amano vivere in compagnia dei propri simili, amano fare lunghe nuotate tranquille, amano curiosare nel loro ambiente, amano esplorarne ogni anfratto” afferma Aidaa, citando acquariofiliaconsapevole. Inoltre in moltissimi comuni è vietato tenere i pesci rossi nella boccia e per giunta da soli dai regolamenti municipali di benessere animale e di polizia locale. Ma non è tutto, infatti in Emilia Romagna la legge regionale 17 febbraio 2005 n. 5 detta norme a tutela del benessere animale trattando specificatamente anche i pesci d’acquario. Ecco quanto dispone, in particolare, l’articolo 10: “gli animali ornamentali e da acquario devono essere mantenuti, da chiunque li detenga a vario titolo, in acqua sufficiente, con ossigeno e temperatura adeguati alle esigenze della specie”. Da qui l’accusa degli animalisti dell’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente a Fiorello ed alla WIND di “favorire con quello spot non solo una pratica illegale ma anche di istigare al maltrattamento dei pesci rossi. Chiediamo alla Wind e a Fiorello di ritirare quello spot vergognoso– scrivono gli animalisti –  in primis in quanto istiga al maltrattamento di animali ma anche perchè la pratica di tenere i pesci rossi nella boccia di vetro è illegale, e qualora non lo ritirassero siamo pronti a chiedere alle autorità competenti il sequestro di questo spot“. Ora, io non so perché diamine sia venuto in mente a chi ha ideato la pubblicità di far parlare Fiorello con un pesce rosso, probabilmente ha giocato sul modo di dire “muto come un pesce” per cui Fiorello parla con un pesce dell’offerta speciale Wind per tenerla segreta, così come non so cosa c’entri un alieno con Estathe, ma mi chiedo: abbiamo proprio così tanto bisogno, oggi, di così tanta pubblicità? E non è forse più immorale propagandare la logica del consumismo, in generale, piuttosto che incappare in un’ingenuità (bastava far vedere Fiorello in riva al fiume parlare con un pesce, senza usare il pesce rosso e la boccia). Allora, invece che gridare allo scandalo per una gaffe, torniamo al minimalismo di Carosello, togliamo il surrealismo dalla pubblicità e torniamo al pragmatico realismo socialista di avere una sola marca di latte, oppure limitiamoci a dire: compralo perché è buono, punto. Oppure, per non sbagliare, aboliamo la pubblicità e stiamocene tutti muti come un pesce…