La sostenibilità nella filiera per i giovani veneti: fiducia nei prodotti a marchio DOP (81%) e lotta allo spreco alimentare (56%)

McDonald’s | Qualivita | Origin, ricerca sui giovani e la transizione ecologica nell’agroalimentare. Una ricerca condotta da AstraRicerche per McDonald’s fotografa la visione dei giovani in materia di transizione ecologica nella filiera agroalimentare

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Dop e Igp in Veneto
Dop e Igp in Veneto

Amore e fiducia per i prodotti di eccellenza DOP e IGP, attenzione alla sostenibilità ambientale e lotta allo spreco alimentare; questi gli elementi chiave della filiera agroalimentare del domani per i giovani veneti.  È quanto emerge dallo studio condotto da AstraRicerche per McDonald’s sulle aspettative e i comportamenti dei giovani del Veneto (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica. I dati sono stati presentati nell’ambito dell’incontro dal titolo “Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica” organizzato da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s.

Rapporto con il cibo

Per gli appartenenti alla GenZ la rilevanza dell’alimentazione (per il significato attribuito, i valori e per le emozioni suscitate) è molto cresciuta negli ultimi 5 anni; si parla di una percentuale pari al 45% a livello nazionale, che diventa 47% per i giovani del Veneto. L’interesse per il cibo porta i giovani a muoversi per visitare fiere a tema, sia all’interno della propria regione, per il 33%, sia in altre regioni, per il 21%; un dato che tra i giovani veneti sale al 33%.

La stessa Generazione Z si caratterizza anche per grande attenzione alla sostenibilità (ambientale e sociale) – 7 giovani su 10 -, e allo stesso tempo per una certa diffidenza nei confronti degli annunci che le aziende fanno in questo ambito,si fidano davvero solo 4 intervistati su 10. Una diffidenza che si accentua ancora di più tra i giovani veneti: basti sapere chesolo uno su quattro si fida della sostenibilità sociale dichiarata e meno di uno su tre di quella ambientale.

Le sostenibilità legate al cibo sono temi rilevanti per i Veneti, che superano la media nazionale: per il 43% di loro si parlain primis di sostenibilità ambientale, argomento che trova appoggio anche tra i giovani della regione (47%), a seguire sostenibilità sociale (36%) ed economica (31%). In generale sono le donne ad avere una maggiore attenzione nei confronti delle sostenibilità in ambito alimentare (+8% rispetto agli uomini).

Inoltre, l’83% dei Veneti, e ben il 97% della GenZ locale, è disposto a pagare di più un prodotto garantito come sostenibile a livello ambientale e sociale, nella maggior parte dei casi (61%) perché ritengono che i prodotti ‘sostenibili’ siano anche migliori dal punto di vista qualitativo.

Cosa vuol dire impatto ambientale della filiera?

Dallo studio emerge che, quando si parla di sostenibilità nell’agroalimentare, la maggior parte dei Veneti la associa in primo luogo a tematiche ambientali (56% degli intervistati), seguite da tematiche economiche (22%) e sociali (21% del campione regionale, che sale al 25% per i giovani locali). Il Veneto si discosta dalla media nazionale quando si parla di impatto negativo delle diverse fasi della filiera mettendo al primo posto il trasporto (58%, +9% rispetto al dato nazionale), seguito dalla lavorazione/trasformazione industriale (46%), dagli sprechi del consumatore (46%) e dal packaging (42%). Per i giovani della regione al primo posto troviamo invece gli sprechi alimentari del cittadino (56%), seguiti dai trasporti (53%), dalla lavorazione/trasformazione industriale (42%) e dal packaging (39%).

Cosa vuol dire locale?

Transizione ecologica significa anche valorizzazione del cibo e delle eccellenze locali, infatti la maggior parte degli Italiani, così come dei Veneti, ritiene che le differenti tradizioni alimentari delle regioni siano uno dei massimi punti di forza del nostro Paese (58%). Tale convinzione ha spinto un terzo dei Veneti a viaggiare attraverso la Penisola per conoscere e gustare cibi di altre zone (33% vs 29.6% nazionale).

Per i Veneti, la definizione di cibo “locale” è decisamente più circoscritta rispetto alla media nazionale: in particolare, si parla di cibo “locale” in riferimento alla propria provincia (17% vs il 13.6% nazionale), ma anche al proprio comune (29%, vs il 24.9% nazionale). Una definizione che, nei i giovani veneti, ha un respiro più ampio: si dimezza infatti la percentuale di chi indica come locale, il cibo proveniente dal proprio comune (14%), mentre diventa locale quello che proviene dal Nord Italia (33%).

Rientra in questo contesto anche il livello di fiducia nelle certificazioni alimentari come DOP e IGP, garanzia per il consumatore e driver significativo nella scelta dei prodotti. Il 74% degli Italiani si sente garantito negli acquisti dal marchio DOP posto sul prodotto, una percentuale che sale al 75% in Veneto e all’81% nella GenZ locale; il marchio Made in Italy è una garanzia per il 71% degli italiani e dei veneti, mentre ben il 67% si sente tranquillo quando acquista prodotti IGP e vini DOC/DOCG.

Il 91% degli intervistati nel Veneto afferma di conoscere le eccellenze italiane, soprattutto quelle venete e delle regioni limitrofe. I veneti 73% superano la media nazionale di 8 punti percentuali per apprezzamento di  Asiago DOP, mentre i più  giovani superano nettamente la media nazionale per amore per il Montasio DOP.

La filiera “lunga”

Da qualche anno la ristorazione è entrata a far parte della filiera dell’agroalimentare, di cui rappresenta l’anello di congiunzione tra produzione e consumo.

In questo scenario la ristorazione in Italia ha una immagine molto positiva: è considerata parte fondamentale dell’economia (76.3%), in grado di dare lavoro (72.8%) e con un forte e positivo impatto sull’alimentazione nel nostro Paese: perché ha reso possibile l’accesso a prodotti alimentari speciali (per qualità, tipicità, …: 64.0%), a cibo di alta qualità ma a prezzi ragionevoli (61.0%).

Inoltre, dalla ristorazione ci si aspetta un rapporto positivo con il consumatore in termini di educazione agli stili alimentari (64.6%) e di ‘spinta’ ad essere cittadini responsabili (67.1%); il 67.1% desidera che la politica ambientale dei locali in cui si reca sia ben esplicitata, il 64.9% preferirà i punti di ristorazione che lo faranno e il 60.6% presta già attenzione al fatto che siano impegnati per ridurre l’impatto ambientale.

In questi anni McDonald’s è riuscito a portare al grande pubblico le eccellenze del Made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia, riuscendo a educare i clienti sulla qualità e sui prodotti italiani. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica, un percorso che dobbiamo cogliere insieme a tutta la filiera agroalimentare, di cui noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perché intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica”, afferma Mario Federico Amministratore Delegato McDonald’s Italia.