Cosa ci dice il doppio femminicidio a Vicenza, PRC: anche di votare no al referendum che limita la carcerazione preventiva

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Femminicidio
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Il doppio femminicidio avvenuto nella nostra città – scrive nella nota che pubblichiamo Partito della Rifondazione Comunista – federazione di Vicenza – qualche giorno fa per mano di un uomo che ha straziato due donne che avevano avuto un legame con lui, non è un semplice fatto di cronaca nera, anzi noi pensiamo che non lo sia affatto.

Questa tragedia ci dice molte cose che non hanno a che fare con la fatalità, o con la pazzia o con altre motivazioni che si raccontano per nascondere colpe, mancanze, superficialità delle autorità, Noi proveremo ad analizzarle in pochi punti:

Come tutti i femminicidi anche questi erano annunciati: la tendenza dell’uomo alla violenza, la sua dipendenza da alcool il fatto che avesse avuto limitazioni nell’avvicinarsi ad una delle due vittime svela che si doveva agire diversamente; a noi viene in mente che le donne che finalmente hanno il coraggio di liberarsi da mariti o compagni violenti dovrebbero essere protette, aiutate, salvate. In Italia ci sono leggi che aiutano pentiti di mafia a nascondersi da sicure vendette e ritorsioni con programmi di copertura, abitazioni nascoste, lavori atti a proseguire una vita dignitosa e per lo più serena; ebbene noi pensiamo che esse debbano applicate sempre anche alle donne che denunciano violenza, che invece sono lasciate sole;

Abbiamo sentito dai servizi TG che l’omicida aveva seguito un percorso di riabilitazione e quindi per le autorità si era reinserito ed erano talmente sicuri di ciò che avevano persino cancellato il divieto di avvicinare l’ex moglie; noi non siamo competenti in materia ma com’è possibile che da una totale riabilitazione si passi ad un duplice assassinio?

Sappiamo che Vasiljievic era in possesso di armi e munizioni e bombe a mano. In Italia non è previsto il possesso di tante armi, fortunatamente non siamo negli USA, e quindi deve essersele procurate nel mondo della malavita, del mercato nero, armi che giungono da chissà dove, dalla ex-Jugoslavia, forse, che solo qualche anno  era in guerra, armi come quelle che in questi mesi il nostro governo sta inviando in Ucraina ma che noi dubitiamo arrivino a destinazione; armi di cui non c’è tracciabilità e che le mafie europee sono in grado di intercettare, impossessarsene e rivendere al migliore offerente; noi crediamo che questa sia l’origine delle armi possedute da Vasiljievic e crediamo che bene facciano le Deputate del gruppo ManifestA-Rifondazione Comunista-Potere al popolo ad insistere, nei loro interventi dentro e fuori dal Parlamento, che le armi debbano essere tracciate e tracciabili; va da sé comunque che per noi armi non se ne dovrebbero proprio inviare, da nessuna parte.

    Ultima questione che il femminicidio di Lidia e Gabriela, ma in genere tutti i femminicidi, ci suggerisce è quella che abbiamo posto all’inizio del nostro comunicato : essi sono crimini annunciati, molte volte preceduti da minacce, tentativi non riusciti, stalking etc.; noi pensiamo che a volte le vite si salvano anche grazie ad un attento e non abnorme uso della custodia cautelare e preventiva; noi non siamo forcaioli ma pensiamo che sia sbagliato da parte delle destre avere proposto un referendum che chiede la limitazione pericolosa della carcerazione preventiva. Domani, misure cautelari adeguate potrebbero essere cancellate, col rischio di dover annotare sempre più vittime di femminicidio.

Partito della Rifondazione Comunistafederazione di Vicenza