Franco Barbieri, Raffaele Colombara: Vicenza non dimentichi questa figura di rilievo nella storia dell’arte

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Franco Barbieri e il libro
Franco Barbieri e il libro "Vicenza città bellissima"

Ora che la vicenda della statua di Renato Cevese s’è conclusa (e l’Amministrazione comunale non ha certo fatto bella figura) – scrive Raffaele Colombara, consigliere comunale di Quartieri al centro – vorrei che la città di Vicenza non si dimenticasse di un’altra figura di altrettanto rilievo nel campo della storia dell’arte: Franco Barbieri.

Si tratta di Franco Barbieri, docente al Pigafetta e quindi ordinario all’Università di Milano, autore di 400 pubblicazioni, attivo nel Centro di Studi di Architettura “Andrea Palladio”, di cui era componente del Consiglio scientifico. Il professor Barbieri, oltre a essere una persona squisita, è stato l’artefice della mostra della Biblioteca Bertoliana che nel 1983 ha riportato a Vicenza da Roma la celebre “Pianta Angelica” del 1580 e dalla quale è scaturito il libro “Vicenza città bellissima” che a distanza di 40 anni è ancora il “claim” citato da molti per indicare Vicenza.

“Era un insegnante straordinario, un uomo di una modestia impensabile rispetto al suo sapere – ricorda Giorgio Ceraso, che ne fu allievo e che è divenuto a sua volta memorialista e ricercatore storico – Aveva una intelligenza rara e una capacità di tradurre la conoscenza facendosi capire da tutti”.

Anche lui certamente meriterebbe un ricordo pubblico, perché meriti civici ne ha avuti parecchi. Meriterebbe di sicuro un monumento.

Meglio che l’amministrazione comunale ci pensi, e subito, senza arrivare a vedere che gli altri centri del capoluogo si dimostrino più veloci e disponibili, fino ad arrivare all’assessore alla Cultura che, ormai persa l’occasione della statua, si limita a dichiarare che “non può e non vuole” spiegare come Vicenza intenda mettere una targa per il professor Cevese.

Non voglio certo creare una concorrenza tra i due eminenti studiosi vicentini: piuttosto rafforzare il recupero delle radici culturali e dell’identità complessiva della città, cruciale in questo passaggio storico, attraverso il rinnovarsi della memoria civica, che dev’essere ampia e puntuale.

Questo è il dovere che abbiamo. E’ parecchio triste che debba essere la famiglia di un defunto a sollecitare il Comune ad un ricordo pubblico, com’è successo per Cevese.

Il Comune dovrebbe pensarci da solo a onorare i suoi concittadini di valore.