Fuori diario: semana santa, il Coronavirus andaluso e il Don Quijote di quel don Chisciotte di Maurizio Mascarin

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Alle pattuglie della Guardia civil che, contro il Coronavirus, perlustrano incessantemente il territorio, il nostro recluso in Andalusia risponde a cavallo lancia in resta. Siamo nella terra di Cervantes e del suo Don Chisciotte

Conil de la Frontera, Semana Santa in tempi di Coronavirus, il mio immaginario film da recluso in Andalusia per voi, reclusi chissà dove oltre che a Vicenza

Piano sequenza 1 Siamo tutti dentro quella Pietra paziente. Inevitalbilmente.

Piano sequenza 2 Eppure dovrei essere felice e radioso. Pensate un po’, ho la fortuna, grazie al Coronavirus, di passare la Semana Santa (ma se va avanti così anche il 1° maggio e poi chissà) nella terra di Don Quijote (Don Chisciotte della Mancia del Cervantes), colui che andava lancia in resta contro i mulini a vento… e che affermava: “non puoi fermare il vento, ma devi sapere come fabbricare i mulini”.

Oppure: “confida nel tempo che è solito offrire 10 soluzioni a molte amare difficoltà… le mie leggi sono sciogliere i torti, elargire il bene ed evitare il male. Dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo“. Quante cose in questa finzione letteraria – cavalleresca del Don Chisciotte/Cervantes. Ad averne di questi tempi Uno così (a Bruxelles, a Roma…).

Don Chisciotte de la Mancia
Don Chisciotte de la Mancia

Altro che un libro (delle vacanze) per bambini, il Don Chisciotte. Vi ricordate (voi non più giovanissimi) che ce lo davano da leggere le maestre per tenerci allenati durante le vacanze estive? “Leggetelo, è bello e divertente“, ci dicevano. Non sapendo – né le maestre né noi timidi scolaretti di allora – che ci stavamo mettendo dentro la testa principi pericolosi e rivoluzionari. E poi, ma era ormai troppo tardi, quelle stesse maestre di scuola (vipere e asprigne, me le ricordo) si stupirono di aver dato alla luce il Sessantotto… il Settantasette… E Avanti Popolo. E lancia, pardon, Falce & Martello. E il Libretto Rosso di Mao Tse Tung…

Nel mio confinamento a Conil de la Frontera sento aria (aria sana, salubre, ricca di iodio) di Semana Santa. E riscopro il mitico Don Chisciotte. Dai, dai, questione di pochi giorni e sarà Pasqua. Rinasceremo.

Piano sequenza 3 Non avrei mai immaginato di vivere una Semana Santa in Andalusia. Anzi, nella parte più nostrana, moresca e selvaggia di questo sud-ovest atlantico dove i pueblos, per un retaggio storico, dilatano il loro nome con il suffisso “de la Frontera”: Jerez, Jimena, Vejer, Arcos, Conil… de la Frontera.

Semana santa en Conil, otros anos
Semana santa en Conil, otros anos

Eppure dovrei esserne felice: se ti trovi in Andalusia nel periodo della Settimana Santa, “allora sei al posto giusto nel momento giusto”, leggo sulla mia Loney planet. Perchè questa è la settimana dei cantes chicos, delle alegrias, dei verdiales arabeggianti. Canti e danze, insomma. Perché questa è la settimana delle esaltanti Processioni religiose, scenografie a noi remote che ci propongono il Cristo in croce trasportato dai costaleros, con a seguire i nazarenos/penitenti.

Conil de la Frontera deserta per il coronavirus, foto di Maurizio Mascarin
Conil de la Frontera deserta per il coronavirus, foto di Maurizio Mascarin

Quel sacro che poi diventa fiesta totale. Ma il contagioso entusiasmo andaluso, che fa di uno straniero uno di loro, è inevitabilmente rimandato. Torno con i piedi per terra. Le case del pueblo blanco di Conil sono già state imbiancate di pittura fresca, quella calce viva che rende il bianco ancor più luminoso.  E le accoglienti panchine del Paseo Maritimo de l’Atlantico, accostate ad un’elegante palma, sono lì che attendono i chiassosi turisti metropolitani di Madrid. Che non arriveranno mai, né in questa Semana Santa, né il giorno di Pasqua, né il 1° maggio.

Alla prossima puntata, qui tutte


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(qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr)

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