Il “Coronavirus andaluso” di Mascarin, “decimosexto día di recluisione”: Ana cuce mascherine e io scrivo racconti

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Il Coronavirus di Maurizio Mascarin con la
Il Coronavirus di Maurizio Mascarin con la "mascarilla" protettiva

Il Coronavirus di Maurizio Mascarin con la "mascarilla" protettivaNote di scenario generale sul “Coronavirus andaluso”. Il 30 marzo si entra nella terza settimana di quarantena. La mia è una historia tardía, un racconto tardivo di cui si prende tutta la responsabilità il direttore… che, però, so indaffarato e, quindi, perdono, tanto la mia storia, se piace, si può leggere in qualunque momento… dal 30 marzo in poi.à Il problema, per me come vostro narratore, nascerà quando questo pezzo sarà pubblicato e io non ne avrò partoriti altri (da oggi è così, NDr, che sta, questa volta per Nota Direttore…).

Il governo ha appena annunciato una ulteriore stretta: la chiusura delle attività non essenziali. Espana se para, scrivono i media. E la curva della pandemia non si arresta: 6500 decessi, 78 mila 800 contagi. Epicentro Madrid e la Catalogna. Gli operatori sanitari lanciano l’iniziativa “accorciamo le distanze col tablet”. E un distillatore di liquori ora produce alcol sanitario per gli ospedali.

Tramonto sul mare di Conil de la Frontera, foto di Maurizio Mascarin
Tramonto sul mare di Conil de la Frontera, foto di Maurizio Mascarin

Conil de la Frontera, 30 marzo, sedicesimo giorno di quarantena Ormai c’è poco da vedere, ma c’è molto da riflettere. In TV vedo le immagini di una Spagna annientata dal coronavirus, da Madrid a Barcellona. Immagini forti, dolorose, che contrastano (fortunatamente) con quanto si vede e si sente in questa zona costiera del profondo sud ovest. Nel suo vuoto surreale, Conil regala ancora un’atmosfera che ti concilia col silenzio assordante di questi giorni.

Qui non è come a Madrid dove tutto è Paura, Allarme, Angoscia. Lo stretto controllo del territorio da parte della Guardia civil e della polizia locale ora diventa una forma di rassicurazione personale. Ma, lo ammetto, ormai già conto i giorni che passano e che mancano a giungere al 12 aprile (poi diventato 26 aprile, ndr), poi chissà… con le pastiglie effervescenti di vitamina C. E oggi, diamine, la confezione da 30 pezzi di Redoxon si è svuotata per metà! Bene, bene, già ci siamo messi alle spalle 15 dias di recluisione.

Conil de la Frontera deserta per il coronavirus, foto di Maurizio Mascarin
Conil de la Frontera deserta per il coronavirus, foto di Maurizio Mascarin

Oggi, dopo aver letto sul giornale on line “La voz di Cadiz” l’articolo “Mascarillas artisanales desde Conil para frenar al coronavirus”, mi sono messo in contatto con la signora Ana, che a Conil de la Frontera tiene le fila di un gruppo Whatsapp di donne. Ana, che nella vita di tutti i giorni confeziona abiti di sartoria e impartisce lezioni di cucito nel suo atelier situato poco fuori il centro storico del pueblo, dall’inizio della quarantena si è messa a “fabbricare” mascherine sanitarie per la comunità degli anziani. “Ho lanciato questa idea alle amiche del gruppo e tutte hanno risposto con entusiasmo”, mi ha spiegato.

Si lavora tutte in casa propria, e a ciascuna di loro ho fatto pervenire ago e filo, ritagli di elastici, tela batista di popelin. Le nostre mascherine fatte a mano vi assicuro che sono migliori di quelle che si trovano in giro. Nel nostro pueblo ci sono molte persone che sanno cucire e adesso abbiamo molto tempo per farlo (hai muchas personas che saben coser y ahora teniemos mucho tiempo confinados en casa)  Più donne di Conil si metteranno a produrre mascarillas, meglio sarà”.

In questo diario da Conil de la Frontera di un umile giornalista, pittore, vicentino, umano… bloccato in Spagna conto i giorni di quarantena con le pastiglie effervescenti di vitamina C, ma in questo paese andaluso mi sento ormai a casa: da quanto vedo è più sicuro che in Veneto.

E allora dedico due miei racconti oltre che a voi, che mi leggete da lontano, anche al gruppo Whatsapp di mujeres, che realizza mascherine sanitarie artigianali per gli anziani della comunità.

Loro sanno cucire, io provo a (de)scrivere “I cieli di Magritte” e “Due mari, Gibilterra e lo storico Braudel“.

Tranquilli, non ve li propino adesso, ma fra un pò, dopo aver preso una pastiglia di vitamina C da effetto placebo e una, invece, utile mascherina di Ana…

Alla prossima puntata, qui tutte


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(qui la situazione ora per ora sul Coronavirusqui tutte le nostre notizie sull’argomento, ndr)

L’articolo Il “Coronavirus andaluso” di Mascarin, “decimosexto día di recluisione”: Ana cuce mascherine e io scrivo due racconti proviene da L’altra Vicenza.