Il presidente della Lombardia Fontana non è mai responsabile: scelga a quale delle (ultime tre?) categorie di Sciascia appartiene?

92
Attilio Fontana
Attilio Fontana

LEONARDO SCIASCIA, da “Il giorno della civetta” (Torino, Einaudi 1961).

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre. Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo.»

Inizio ricordando alcune famose frasi di Leonardo Sascia perché mi osno venute in mente leggendo le penose giustificazioni di Attilio Fontana presidente della regione Lombardia sulla questione del coronavirus nelle case di riposo (Residenze sanitarie assistenziali - RSA) lombarde. Una tragedia nella tragedia provocata e ingigantita dal trasferimento di malati Covid-19 nelle case di cura senza nessuna protezione né riguardo per ospiti, lavoratrici e lavoratori di quelle strutture.

Ebbene, il Fontana ha dichiarato a “Mattino Cinque” che, la scelta di mandare nelle case di riposo pazienti affetti da coronavirus, è responsabilità dell'ATS (Agenzia di Tutella della Salute – Regione Lombardia). “Sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta e noi ci siamo adeguati” ha affermato senza alcuna vergogna né pudore. Ora ATS è parte di quella regione della quale Fontana è presidente. Un vero dirigente, un appartenente alla categoria degli uomini o, almeno, dei “mezz'uomini” dovrebbe prendersi le sue responsabilità. Un vero leader, quale ci si aspetterebbe fosse Fontana, dovrebbe affrontare le proprie responsabilità e non scaricarle su altri (che dipendono da lui). Ma questa è una pratica comune dei personaggi spesso inqualificabili che popolano quel bestiario degradante che sta diventando lo scenario della politica istituzionale del nostro paese e dobbiamo ormai subirla (anche se possiamo non accettarla).

Adesso proviamo a ragionale. Fontana è, forse, “mai responsabile”, “ingenuo”, “furbo”, “inutile” o qualcosa d'altro? Insomma a quale delle categorie citate da Sciascia appartiene (dopo aver scartato le prime due)?

Sei arrivato fin qui?

Se sei qui è chiaro che apprezzi il nostro giornalismo, che, però, richiede tempo e denaro. Se vuoi continuare a leggere questo articolo e per un anno tutti i contenuti PREMIUM e le Newsletter online puoi farlo al prezzo di un caffè, una birra o una pizza al mese.

Grazie, Giovanni Coviello

Sei già registrato? Clicca qui per accedere

Articolo precedenteCoronavirus, come capire quali mascherine funzionano. Quella “di Zaia” non passa il test diffuso da Splendore, che [non] è un farmacista di Rovigo [ma…]
Articolo successivoSanzioni dei Carabinieri a due sessantenni e un diciottenne senza mascherina e guanti
Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.