Intorno a Rucco candidato sindaco di Vicenza la baraonda di FI e Lega: dietro Mantovani spuntano Angonese, Cegalin e… Hüllweck. Ma Dalla Rosa è sballottolato tra i suoi e allora si potrebbero vedere le… stelle

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Anche Francesco Rucco, candidato di alcune civiche di area centro destra più o meno consistenti e da Fratelli d’Italia, non può negare che la situazione di incentezza di Forza Italia, Lega e Noi con l’Italia lo stia danneggiando nel proporsi come alternativa forte oltre che al monolite del Movimento 5 Stelle, stretto intorno al moderatissimo Francesco Di Bartolo, anche e soprattuto, forse, a Otello Dalla Rosa, il candidato del centro sinistra ad oggi accreditato di una base unita di centrosinistra, pur se da interpretare bene prima di tradurla in voti per i condizionamenti che subisce ogni altro giorno e, quello che più preoccupa i fan originari del manager inizialmente presentatosi come (r)innovatore, per il futuro.

A destra l’ex manager privato del gruppo Ferretto e pubblico di Aim Energy è, infatti, guardato a vista dal “portavoce” Jacopo Bulgarini d’Elci e dalla civica dei quartieri diventata nel frattempo il quartier generale del centrodestra variatiano più conservatore (da Guarda a Nani passando per Pecori), in area centro sinistra doc, quella del Pd che si scrive Giacomo Possamai ma si legge “struttura”, dal suo giovane vero competitore delle primarie, che, per giunta, ora fa contare il suo peso, si fa nominare coordinatore poilitico della coalizione e attende in caso di vittoria l’incarico da vice sindaco o di chissà cosa se Dalla Rosa non vorrà deludere le legittime aspettative di una sua elettrice forte come Isabella Sala, che già nel 2013, pur essendo stata la più votata, dovette inchinarsi per quel ruolo a un altro “non candidato” come Bulgarini, Un altro? E sì, perchè Possamai non ci metterà la faccia (sulla scheda), non conterà i suoi voti confrontandoli con quelli di Sala e, quindi, potrà vincere per merito della sua squadra o perdere per demerito altrui, da perfetto politico e con perfetta scelta dei tempi in un momento non certo d’oro del suo partito. E non a caso nelle analisi locali odierne si legge che “alcuni suoi sostenitori” si candideranno con Vicenza Capoluogo, il baluardo civico storico e labour dell’alleanza mentre il fronte più “sinistro” dovrebbe reggerlo Coalizione Civica, che, però, per la sua composizione fatta di militanti liberi pensatori nativi di mille formazioni della sinistra in continua “mutazione genetica”, da Sel a Sì, da Possibile a MDP fino a LeU, di certo assicura una grande partecipazione emotiva e dialettiva ma difficlmente si traduce in voti e coesione.

Che confusione!, direte.

Ma, tanto per consolare il (molto) centro (poco) sinistra del successore “non discontinuo” di Variati torniamo al centro destra che generalmente, quando si unisce, di voti ne raccatta eccome e che a Vicenza sarebbe maggioranza certa.

Così certa che le due ultime elezioni amministrative le ha perse, prima con Lia Sartori (forzista poco leghista ma amata da amici comuni a Variati, l’area Maltauro Gemmo) e poi con Manuela Dal Lago (leghista ma per nulla forzista e con amici potenti anche loro, gli Amenduni, diversi da quelli di moda che avrebbero potuto rialzare la testa se Dalla Rosa, manager degli amenduniani Ferretto, non avesse dovuto imbarcare i variatiani da cui lui spera di potersi affrancare anche se, si sa, certa colla è difficle da staccare).

Ora sembra quasi che lo schema del centro destra perdente si stia ricreando e i maliziosi, come abbiamo già riferito, la raccontano così.

«Dopo la sconfitta sonante di Bulgarini, pupillo del sindaco uscente, e finchè Dalla Rosa professava autonomia dal mondo di Variati, che è contiguo a quello di Sartori, questo mondo ha provato a costruire un’alternativa, che, bocciate le “uscite” di Elena Donazzan e Roberto Ciambetti, si è concretizzata in Fabio Mantovani, il presidente dell’Ordine degli avvocati di Vicenza già scelto per l’Ipab di Vicenza dal primo cittadino attuale per il quale firmò l’adesione al suo programma politico e che ancora oggi professa stima nei suoi confronti».

Ma poi…

«Poi Federico Formisano, che aveva scomunicato all’istante Dalla Rosa per aver professato la “discontinuità” da Variati, è diventato segretario del Pd e ha riammesso nella chiesa terrena un Otello “convertito” al riavvicinamento a Bulgarini e a Possamai, subito fanciullescamente (o interessatamente?)  così stizziti dalla sconfitta alle primarie da evocare, immediatamente, meschini brogli al voto e, poi, ridicolizzati, mandando la “politica attiva” a quel paese».

A quel punto…

«A questo punto, riportato sulla retta via, del “tutto si cambia perché nulla cambi”, il candidato di centrosinistra, il lato B del piano non serviva e, quindi, il povero Mantovani è stato abbandonato ma con l’aggravante che viene ancora utilizzato, a sua insaputa, per addebitargli debolezze mediatiche che chi l’aveva designato conosceva fin dall’inizio e che poteva trasformare in positivo (il ciivo che lascia la presidenza dell’Ordien deglia vvocati per il bene pubblcio…) se nei mesi ora passati nel torpore generale si fosse impegnato a farlo».

E allora…

«Allora, e questo fa parte dell’evoluzione del piano B, non bisogna rischiare di lasciare spazio a Rucco come vero candidato alternativo alla politica del Gattopardo, e allora si lascia sulla graticola dei candidati alternativi il popolo di centro destra, che in attesa del messia, si prepara a professarne la fede senza leggere i libri, il programma, e ascoltare le parole, le critiche, di quello che ad oggi è l’unico candidato di centro destra in campo e guarda verso il cielo alla ricerca della stella cometa di Forza Italia e Lega con annessa Italia con noi».

E quindi…

«Quindi se i nomi attesi e così popolari e indiscutibili da indurre alla resa Rucco sono quelli dei popolarissimi (?) Ermanno Angonese e/o Claudio Cegalin, l’ex dirigente Ulss e l’attuale amministratore di Videomedia – Tva, bene, anzi male per il centro derstra che rimarrà diviso ma senza un leader vero in grado di compattarlo». 

Oppure…

Oppure, tra i tanti calcoli, o ti spunta a destra il vecchio ma lui sì, conosciutissimo, Enrico Hüllweck, forzista e leghista, ma anche lui – per i nostri interlocutori – col difetto di non essere legato ai non maltauriani e gemmiani ma ideale per togliere voti a Rucco senza vincere, o, e quì casca il banco o l’asino fate voi, in una gara che si prospetta sempre di più a chi prende meno dividendo e dividendosi, sia a destra che a sisnistra, i quattro candidati di peso (in corsa Dalla Rosa, Rucco e Di Bartolo, in arrivo un forza-leghista) si divideranno gli elettori con percentuali da 20% ognuno con un trend verso il 30%, ma non ne siamo certi, di Dalla Rosa.

Poi sarà ballottagio tra quest’ultimo e il più votato tra gli altri tre.

Ma, se la soglia è intorno al 20%, questa cifra è raggiungibile, nella pacifica e refrattaria alle proteste Vicenza, anche dai 5 Stelle e allora sì che qualcuno, al ballottaggio, potrebbe vedere le stelle…