L’Italia di Meloni, Draghi e The Economist: le osservazioni di Aduc

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L’Italia di Meloni, Draghi e The Economist
L’Italia di Meloni, Draghi e The Economist

L’Italia, i suoi politici e non solo, passano settimane a discutere sul patriota che la leader del partito FdI (1), Giorgia Meloni, vorrebbe che faccia il presidente della Repubblica – si legge nel comunicato sui viaggi all’estero che pubblichiamo dell’Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Una signora che da giovane faceva la fascista e che ora non ritiene più opportuno dirlo ma che esprime un concentrato non del conservatorismo, ma di principi reazionari (2).

Questa Italia è quella che è incoronata Paese dell’anno dal settimanale britannico The Economist, bibbia della conoscenza liberal e della finanza mondiale. Grazie a Mario Draghi che ha unito i partiti rissosi (3), assicurato i soldi del Ricovery Found, record di vaccinati e – si legge – un recupero economico migliore di Francia e Germania. E poi, diciamocelo: da quando c’è Draghi siamo sempre i primi da qualche parte nel mondo (4).

Italia che, guardando con maggiore attenzione:

– ha trasferito le risse dei partiti all’interno delle loro correnti e sono partiti pronti ad esplodere foss’anche per una sola poltrona;

– tra i soldi del Ricovery Found molti dovranno essere restituiti con gli interessi;

– il paragone con le economie di Francia e Germania va dimensionato al fatto che il crollo del Pil italiano è stato il doppio di quello tedesco, e per questo si nota meglio nella ripresa generale europea;

– la politica energetica, centrale e determinante per tutti, annaspa di fronte all’attuale crisi che porta le bollette alle stelle: l’Italia, senza politiche a brevissima scadenza che non continuare con la propria dipendenza dall’estero, può solo seguire ciò che fanno Germania e Ue, cercando di ridurre il danno trasferendo la fiscalità energetica da altre parti per le quali non è noto il gettito (e quindi… quanto durerà?) (5);

– prezzi al consumo che crescono ogni mese di più (5);

– stipendi tra i più bassi del mondo;

– tutti pieni di debiti, con le prossime generazioni che non avranno alternative a vendersi al miglior offerente.

Quest’Italia, cosa fa? Certamente non delega i sindacati a rappresentarla con scioperi indetti da chi (Cgil e Uil) manifesta fingendo di voler risolvere problemi accusando la politica di non vedere gli stessi problemi. Ma sembra che, mentre naviga a vista e continua a vivere il proprio complesso di inferiorità verso l’estero, si stringa intorno a Draghi, la cui politica piace a The Economist. Magazine che fa politica non per un disinteressato bene dell’umanità ma per la finanza mondiale, e che trova utili le politiche di Draghi… e non è una novità che ai fondi internazionali interessino gli indebitati… e noi stiamo per diventare tra i maggiori indebitati e che, per non soccombere, avremo poche alternative a metter mano a proprietà e conti correnti.

Uno scenario probabile. Contro il quale non fa gioco il coro provinciale pro The Economist come se avessimo vinto un festival europeo della canzone. Ma potrebbe servire porsi una domanda: cosa può fare il governo per non farci indebitare, per passare da carburante della finanza mondiale ad attori della stessa? Cosa il governo e il legislatore stanno facendo in questa direzione, valutando il rafforzamento delle nostre peculiarità (per es. turismo, moda, gastronomia, etc) e l’apertura a nuovi mercati emergenti (per es. cannabis, medica e ricreativa)?

1- partito accreditato nei sondaggi come tra i più votati tra quel 50% degli aventi diritto che grossomodo oggi dichiara che andrebbe a votare. E il cui patriota di riferimento non sembra essere di “origine 25 aprile”.

2 – https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=4724461147599759&id=100001077607181

3 – tranne FdI

4 – forse ci è sfuggito un qualche premio gastronomico

5 – https://www.aduc.it/comunicato/inflazione+energia+pericoli+affrontare+come+nuova_33682.php