Mantoan e l’autonomia, Luisetto e Fracasso (PD): “basta con la favola dell’efficienza”

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“L’intervista a Domenico Mantoan – affermano in una nota congiunta Chiara Luisetto, Segretaria prov. PD Vicenza e Stefano Fracasso, Capogruppo PD Regione Veneto – sullo stato della sanità veneta alla luce del Covid, ci dice molto sul modo di gestire e scaricare le responsabilità attuato in questi anni in sanità e, soprattutto, nel socio-sanitario. Un sistema quello veneto che ha tenuto non grazie, ma nonostante la gestione di questi anni.
Con una azienda zero, come lui stesso la descrive “tanto discussa” e, a ragione, perché fin da subito ha chiarito che non c’era spazio per servizi pubblici vicini ai cittadini: né per mantenerli, né tantomeno per farli crescere. 
La memoria si fa corta a leggere dei grandi successi e dell’esperienza sul campo di questi mesi che, ci teniamo a ribadirlo è dovuta principalmente alla dedizione, competenza e sacrificio dei numerosi medici, infermieri e operatori fino a ieri tacciati di essere difensori di privilegi o sviliti nel loro ruolo misurando loro il tempo di visita al minuto o controllando che le ricette non avessero troppa urgenza.
Tutto è girato per anni attorno al risparmio, al taglio dei posti letto, alla lotta delle quote.
Una realtà molto meno scintillante di quella descritta da Mantoan, una organizzazione quella dell’azienda zero che viene presentata ora come lo strumento di razionalizzazione che ha evitato alle Ulss di “andare in cerca di respiratori ognuna per conto suo”, ma che ha letteralmente distrutto un rapporto efficiente, a misura di malato, che con fatica negli anni la territorialità diffusa aveva costruito. Fin da principio quando Zaia decise che le direzioni sociali dei distretti dovevano sparire e che i servizi sul territorio andavano decimati attraverso gli atti aziendali.
Per non parlare dello svuotamento di poteri delle Conferenze dei Sindaci, ormai relegate a luoghi in cui le direzioni snocciolano dati per tenere buone le proteste dei primi cittadini chiamati a fronte ai reali problemi di questa sanità.
Parliamo dei dipartimenti di prevenzione? Ora al centro dell’emergenza per la necessità di fare tamponi e controlli alle aziende e a lavoratori che devono poter operare in sicurezza. Davanti agli scioperi del personale che ha chiesto per anni più risorse e più braccia per poter affrontare l’ordinario dignitosamente (figuriamoci una pandemia) che cosa è stato risposto?
E queste sono cose accadute per lungo tempo, perché la sanità è in mano TUTTA alle Regioni, le pandemie mondiali non lo sono, ha ragione Mantoan, ma tutta la sanità sì e non si può essere autonomisti a giorni dispari e negli altri scaricare su Roma la responsabilità di anni di tagli.
E guai a parlare della privatizzazione, a stracciarsi le vesti ci sono assessori regionali e Mantoan in testa, snocciolando numeri e dossier che dovevano dimostrare la falsità di queste accuse.
Allora ci si chiede, ma se ci servono 6 mesi (quando va bene) per visite specialistiche all’ospedale oppure abbiamo la possibilità in tre giorni di avere un appuntamento in struttura privata convenzionata, toccherà solo a noi. Solo a noi sarà capitata la difficoltà di ricovero di un familiare per mancanza di posti letto, magari con ping pong dal pronto soccorso. Solo a noi sarà successo che non venga data la priorità per una visita urgente perché non te la fanno e vieni caldamente invitato a indirizzarti a strutture private (in particolare se si tratta di riabilitazione ormai saldamente in mano ai privati).
Ma i dati possono raccontare molte cose, dipende da come li si vuole leggere.
Chi ha ragione? Il governatore che parla di una sanità pubblica che alla prova dei fatti ha tenuto grazie al lavoro di questi anni?
O i Veneti che aspettano in lunghe liste d’attesa il proprio turno, il personale che denuncia una riforma della sanità veneta che non garantisce cure dignitose a chi ha bisogno?
Noi crediamo a quello che abbiamo visto, letto, sperimentato in questi anni.
E la ciliegina? 
La ciliegina sono le case di riposo, le strutture per anziani dove non si è visto un protocollo di azione comune che tutelasse ospiti e dipendenti, dove sono mancati per mesi i tamponi e i dpi (molte storie potrebbero raccontare gli operatori sul territorio o i medici che per paura di perdere il posto devono tacere), dove da 18 anni manca una riforma che ha portato a costi insostenibili per le famiglie, quote concesse con il contagocce e “quando si ha quasi un piede nell’al di là”. Una gestione brutale tutta e sempre concentrata sui costi.
E accenniamo solo al sociale che si occupa della domiciliarità, dei centri per disabili, dei centri diurni e si è visto arrivare cooperative senza alcuna esperienza a seguito di affidamenti da capire, si è visto trattare come rubasse denari pubblici col risultato di riduzioni di offerta, turn over e vuoti di servizi.
La ricostruzione di Mantoan è piena di “dimenticanze” che dovrebbero invece essere ben ricordate e “usate” in questi mesi di emergenza per invertire completamente la rotta, restituendo servizi, presa in carico e dignità a chi sta male e non può permettersi cure costose, a chi ha un familiare disabile a cui neanche una telefonata è stata fatta in questi mesi, a chi vive la fragilità della propria vecchiaia, che, quando arriverà per tutti noi, vorremmo fosse rispettata.

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