Numero chiuso a Medicina, c’è chi dice no (come Zaia?). Parola a Studenti Per-Udu e FGCI

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numero chiuso

Ieri in occasione dei primi test d’ingresso all’Università molte associaizoni studentesche hanno protestato contro il numero chiuso a Medicina. Oggi abbiamo voluto approfondire il tema con Pietro Notarnicola del sindacato ‘Studenti per-Udu’, sezione di Padova, membro anche del Senato accademico nell’ateneo patavino. “Noi siamo sempre stati contrari al numero chiuso, è una questione di diritto allo studio, che non è garantito da un test fatto in questo modo (a crocette, non è un modo efficace per valutare il merito, un giovane poi si trova con 3 anni persi e il futuro condizionato). Non è solo una questione di principio – prosegue lo studente – cioè l’ideale dell’università aperta e libera; è un fatto anche concreto: l’emergenza sanitaria da Coronavirus ha fatto sentire e toccare con mano la mancanza di medici. C’è un imbuto formativo, cioè le borse di specializzazione sono meno dei laureati, così i medici non possono specializzarsi, lo Stato non vuole investire, e così poi loro spesso vanno all’estero“.

Vorreste abolire il numero chiuso in tutte le Facoltà, anche in quelle umanistiche? Se da un lato c’è una carenza di medici, dall’altro non c’è una carenza di professori. Ogni anno si iscrivono a Lettere molti più studenti rispetto al fabbisogno di docenti.

Ma non è detto che tutti quelli che si iscrivono a Lettere vogliano fare i professori. L’università non è un’agenzia per il lavoro e non è un regalo, gli studenti pagano le rette, spesso anche molto alte.

Anche il governatore leghista Zaia è contrario al numero chiuso, cosa ne pensi?

“L’anno scorso la sua ordinanza ha fatto entrare 500 abilitati alla professione senza passare per la scuola di specializzazione, lo permetteva il decreto Calabria, una legge quadro nazionale, ma non è una soluzione a lungo termine, ed è una beffa per chi stava facendo la scuola di specializzazione e anche per il paziente, quest’anno per fortuna sia il governo che la Regione hanno aumentato le borse, ma dovrebbero farlo ancora di più. Zaia non è mai intervenuto in maniera incisiva”.

Colpa della mancata autonomia del Veneto?

“Le competenze ci sono e le cose si possono fare anche senza ulteriori forme di autonomia. L’aumento dei posti e delle borse di studio può essere fatto anche dalla Regione. Prima dell’emergenza Covid il Veneto stava inseguendo il modello lombardo, secondo noi sbagliato”.

Contrario al numero chiuso anche Salvatore Ferraro, che si occupa di sanità e medicina nella Federazione Giovanile Comunista Italiana, che non ha manifestato ieri ma che ha in programma “molti presidi fino al 15 settembre“.

Il numero chiuso è molto discriminatorio – ci spiega – fa divisioni classiste, gli alphatest costano molto e tanti seguono anche lezioni private. L’emergenza Covid ha evidenziato la netta carenza di medici, ma prevale la logica neoliberista dell’introito maggiore con i test, i vari governi dicono che ci sono troppi studenti in Italia, ma non è vero. In Italia sono studenti 28 italiani su 100, in altri Paesi sono 40 su 100. Il numero chiuso è retaggio anglosassione ma soprattutto statunitense, ma anche lì questo cavallo di battaglia sta cadendo: l’Università della California ha abolito i test d’ingresso fino al 2023“.

Anche a te chiedo cosa ne pensi della posizione di Zaia sul numero chiuso

La Lega governa il Veneto da danni e il numero chiuso c’è ancora, qunidi Zaia non è credibile. Anche perché la sua autonomia differenziata danneggerebbe la ripresa economica e anche la Sanità. Il Covid ha dimostrato che la Sanità non può essere gestita dalle Regioni e l’autonomia non permetterebbe di investire sulla ricerca, e sempre il Covid dimostra quanto invece sia necessario e fondamentale investire nella ricerca medica e scientifica“.

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