Nuovo governo, ministero ‘Transizione ecologica’ chiave per ottenere il sì su Rousseau. Ma i ministri li scelgono Draghi e Mattarella

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Draghi Mattarella
Draghi Mattarella

A conti fatti ci è voluto l’arrivo di un ministero ad hoc per la Transizione ecologica – annunciato dalla presidente di Wwf Italia, Donatella Bianchi. al termine delle consultazioni – per sbloccare l’impasse su Rousseau e far votare gli iscritti M5s sul sostegno al Governo Draghi. La consultazione online si terrà oggi dalle 10 alle 18, e il quesito (“Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”), per come è formulato, sembra chiaramente voler favorire un sì della base. E’ quello che si augurano i vertici, e ovviamente non solo loro. Decisiva per risolvere lo stallo sarebbe stata anche una telefonata tra il premier incaricato e Beppe Grillo, che l’altroieri, dopo aver partecipato di persona alle consultazioni, aveva informalmente fatto sapere che il voto sulla piattaforma 5 Stelle era rimandato. “Aspettiamo che – Draghi – dica pubblicamente cosa vuole fare”, erano state le parole del leader, che vedeva il rischio di un “no” online.

Alla fine il segnale è arrivato, e il dicastero per la “rivoluzione green” era una esplicita richiesta del fondatore M5s, anche se Draghi – e non è un dettaglio – non si è esposto in prima persona per “accontentare” Grillo. “Un’ottima notizia. Un’importante innovazione a beneficio dell’Italia proposta da Beppe Grillo, che come sempre sa guardare lontano”, ha esultato su Twitter Luigi Di Maio. Un endorsement di peso al “sì” su Rousseau è arrivato anche da Giuseppe Conte, il quale ha detto che se fosse iscritto al Movimento e alla piattaforma online voterebbe “sì a Draghi perché il Paese è in tali condizioni e tali urgenze che comunque è bene che ci sia un Governo”. La situazione interna al Movimento rimane però turbolenta, e gli ortodossi – guidati da Alessandro Di Battista, Danilo Toninelli e Barbara Lezzi – rimangono sul “no” puntando ad attrarre gli indecisi. Malumori anche per come si è arrivati alla consultazione web, e secondo 13 parlamentari M5s la votazione indetta è “tendenziosa e palesemente volta a inibire il voto contrario alla partecipazione al Governo Draghi”.

I risultati del quesito online sono attesi in serata, ed entro domani il premier incaricato dovrebbe salire di nuovo al Quirinale per sciogliere la riserva (il giuramento potrebbe avvenire sabato, con il voto di fiducia in Parlamento all’inizio della prossima settimana). C’è attesa per la lista di ministri che Draghi presenterà a Sergio Mattarella, e sul punto i partiti rischiano davvero di non toccar palla ed essere informati solo a cose fatte. Sarebbe stato proprio l’ex presidente Bce ad informali, al termine delle consultazioni, dell’applicazione “alla lettera” dell’articolo 92 della Costituzione. Vale a dire, la “squadra” la sceglieranno il premier incaricato e il capo dello Stato in totale autonomia, anche per quanto riguarda dicasteri da affidare a figure politiche. Al momento sembrano in ribasso le possibilità che poltrone da ministro siano riservate ai leader di partito, e l’unica cosa su cui si nutre una ragionevole certezza è un Cdm composto per circa metà da figure femminili. Il resto sono ipotesi, e c’è attesa soprattutto per i ministeri più strategici, in primis il Mef, dove si fanno i nomi di Daniele Franco e Luigi Federico Signorini (entrambi di Bankitalia), Ignazio Angeloni (Bce), Dario Scannapieco (Bei) e dell’economista Lucrezia Reichlin.

Un ministero economico potrebbe essere affidato anche a Ernesto Maria Ruffini, capo dell’Agenzia delle Entrate, Per gli Esteri restano alte le quotazioni di Elisabetta Belloni, attuale segretario generale proprio della Farnesina, e alla Giustizia potrebbe andare Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale. Al Viminale potrebbe anche restare Luciana Lamorgese, mentre alla Difesa potrebbe andare Claudio Graziano, attuale presidente del Comitato militare dell’Unione europea. C’è da vedere poi chi sarà il ministro per la sopracitata Transizione ecologica, e si fanno i nomi di Enrico Giovannini – già ministro, ex presidente Istat e oggi portavoce dell’ Asvis, l’Alleanza italiana per lo Sviluppo sostenibile – e di Federico Testa, presidente di Enea. In corsa ci sarebbero anche Francesco Starace, Ceo di Enel, e Raffaele Mellone, amministratore delegato del Fondo italiano per l’efficienza energetica.

Fonte Public Policy