Padoan il distratto, Il Fatto: non gli sono bastati 36 mesi per scrivere il regolamento sui requisiti morali e professionali dei banchieri. Per un quarto uscirebbero dai cda

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Per scrivere la Costituzione italiana, testo di una qualche complessità, ci vollero 18 mesi. Se il risultato non si fosse dimostrato quantomeno decente in 70 anni di sperimentazione pratica, potrebbe venire il dubbio che i padri costituenti abbiano tirato via. Infatti al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che è un intellettuale rigoroso, di mesi non ne sono bastati 36 per scrivere il regolamento attuativo delle nuove norme sui requisiti morali e professionali dei banchieri. I casi sono due. O Padoan non è in grado di assolvere al compito oppure è un ministro veramente distratto.
Non si è accorto dell’urgenza di norme più severe nemmeno dopo che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha indicato in “gravi episodi di mala gestio” la causa scatenante del crollo di banche colpite dalla crisi economica.

Eppure è l’Europa, così cara al ministro, a invocare il giro di vite. La direttiva Crd IV risale al 2013 ma dopo cinque anni l’Italia non l’ha ancora applicata. È vero che è stata recepita il 12 maggio 2015, ma quel decreto legislativo ordina al ministro dell’Economia di emanare, “sentita la Banca d’Italia“, un regolamento applicativo dei nuovi criteri. Da tre anni Padoan riflette. Nell’agosto scorso ha pubblicato una bozza di decreto aprendo una consultazione pubblica che si è chiusa il 22 settembre. Sul sito del ministero non c’è traccia dei contributi inviati, ma si sa che i banchieri, attraverso il loro presidente Antonio Patuelli, hanno tuonato contro l’inusitata severità del pur tremebondo testo cesellato dal ministro. Da sette mesi Padoan sta riflettendo su quali obiezioni recepire nel testo. Prossimamente, fa sapere il ministero, manderà il testo alla Banca d’Italia per il prescritto parere. Non osiamo pensare quanto impiegherà Visco per dispiegare il suo pensiero. Ma la pigrizia di Padoan non è innocente. Un anno fa The European House Ambrosetti ha calcolato che con le nuove norme andrebbero a casa un quarto dei consiglieri delle 19 grandi banche quotate in Borsa. Delle 19 banche solo una ha tutto il cda in linea con i nuovi requisiti.

Andiamo sul concreto. L’anno scorso la Bce ha diramato una direttiva per l’applicazione delle nuove regole. Si legge per esempio: “Il semplice fatto che vi sia o vi sia stato un procedimento giudiziario a carico di un soggetto rileva ai fini dell’onorabilità. (…) Le circostanze alla base del procedimento potranno essere considerate al fine di determinare se vi siano conseguenze per l’onorabilità pur in presenza di pronuncia favorevole da parte dell’autorità giudiziaria“. Dunque anche un processo concluso con l’assoluzione potrà rivelare comportamenti tali da consigliare l’allontanamento del banchiere verso mestieri più innocui.

Ed ecco un esempio di quanto non sia casuale la distrazione di Padoan. Dieci giorni fa, venerdì 27 aprile, sono stati rinviati a giudizio per ostacolo alla vigilanza cinque dei 15 consiglieri di sorveglianza di Ubi Banca, e due dei sette membri del consiglio di gestione. Tra gli imputati ci sono il presidente Andrea Moltrasio, il vicepresidente vicario Mario Cera, il vicepresidente Flavio Pizzini, l’amministratore delegato Victor Massiah. Il giorno stesso i due consigli composti per un terzo da imputati hanno confermato la fiducia agli imputati. Il Corriere della Sera ha titolato: “Fiducia rinnovata, l’onorabilità è salva“. Spiegazione: “Vertici imputati: i consigli della banca hanno già neutralizzato il rischio reputazionale“.

Manca il pezzo decisivo. Con le norme europee – che Padoan sabota di fatto da tre anni – toccherebbe alla vigilanza Bce l’ultima parola sui requisiti di correttezza degli imputati. Ma l’onorabilità di tutti sarà salva finché ci penserà Padoan a fare la guardia.

di Giorgio Meletti, da Il Fatto Quotidiano