Piano vaccini senza logica sociale. “Agorà. La Filosofia in Piazza”: vincono i sindacati, Confindustria e le corporazioni

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Piano vaccini senza logica sociale
Piano vaccini senza logica sociale

Si ritiene che il significato etimologico e primitivo del termine greco che utilizziamo per “economia” (oikonomia) sia riposto nella capacità della madre massaia – giacché nella Grecia antica gli uomini lavoravano, combattevano o sfruttavano gli altri, vivendo di politica – di gestire con equità per mezzo di una regola (?????, nomos) le poche e scarse risorse a disposizione a vantaggio di tutti coloro i quali vivono all’interno della stessa casa (?????, oikos).

Qualcuno ha ritenuto, in seguito, che dei buoni amministratori familiari fossero anche dei buoni amministratori a livello politico, in grado di gestire altrettanto equamente le comunità e le società in generale, come se tutti i cittadini fossero loro figli; qualcuno ha anche pensato che chi fosse stato in grado di gestire con successo la propria azienda, quella che gli porta guadagni, sfruttando, talvolta, il lavoro altrui, sarebbe stato anche in grado di gestire la complessa macchina statale, distribuendo risorse e bisogni in maniera altrettanto equa.

Tutto ciò è davvero molto esaltante, ma, come diceva già nel 1793 il nostro caro filosofo Immanuel Kant in un famigerato libretto, Questo può essere giusto in teoria, ma non vale per la pratica. Infatti, nella pratica vigono strategie molto più balorde e meschine, dove l’equità va a farsi friggere in regime di scarsità di risorse, evocando, come spesso è accaduto durante questa pandemia, anche i famosi scenari di guerra. In questi casi la massaia o il padre di famiglia difficilmente riescono a cogliere il senso di solidarietà della società e ciò che più gli interessa, alla fine, è salvare la pelle a sé stesso e a chi più gli sta in prossimità e tutti gli altri possono beatamente andare a farsi fottere. 

Ora, veniamo al punto, cioè al nostro piano vaccinale, meticolosamente predisposto dal governo di Giuseppe Conte con Domenico Arcuri e poi attuato dal governo di Mario Draghi con l’ausilio del generale dell’esercito italiano Francesco Paolo Figliuolo, in qualità di Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19.

Sorvoliamo sulla questione dei «furbetti dei vaccini» contro la quale si è scagliato con toni da moralista Mario Draghi, che da Biella fino a Bari non conosce colore e ha costretto la magistratura a distribuire avvisi di garanzia in po’ dappertutto. In fondo, siamo in Italia e certe cose le diamo per scontate, per cui anche se dovesse sparire qualche dose un po’ in tutte le regioni o dovesse essere somministrata a sanitari non in prima fila (circostanza non facile da definire, come nel caso dello psicologo di 35 anni, obbligato per decreto a vaccinarsi!), non è questo, in realtà, che fa veramente scandalo e non costituisce il punto cruciale della questione.

Ciò che lascia francamente disarmati è l’irrompere, ad un certo punto, dell’inimmaginabile: davvero inaspettata è la nuova mossa del piano strategico vaccinale, per la quale è stato chiamato come commissario straordinario nientedimeno che un generale dell’esercito italiano. 

Apprendiamo, dunque, con grande sconforto e senso di frustrazione che, dopo l’astuta e lungimirante strategia del “chi passa, si vaccina”, la richiesta di disponibilità da parte delle aziende non era esclusivamente orientata ad offrire un supporto logistico, come se di palazzetti e ambulatori non ce ne fossero abbastanza, tutt’altro. Adesso, infatti, abbiamo capito che la disponibilità era richiesta al fine di vaccinare i propri dipendenti e che c’è stato un protocollo congiunto tra organizzazioni sindacali – infatti Landini si è detto soddisfatto – INAIL, il Ministro della Sanità Roberto Speranza, il Ministro delle politiche del lavoro Andrea Orlando e, ovviamente, le grandi industrie per realizzarlo.

E, allora, abbiamo anche capito che in questo paese in regime di scarsità di risorse si salvano solo gli apparati dello Stato, i sindacati, le potenti associazioni di categoria e le grandi aziende che non possono fermare la produzione e che anche nella zona rossa possono continuare ad andare avanti, salvaguardando esclusivamente un mero interesse privatistico. 

Del resto, questa astuta mossa, in linea con tutto l’assetto che tende a far entrare le aziende che fanno profitto nella gestione di qualsiasi aspetto della vita privata dei soggetti, consente alle stesse di conseguire un doppio risultato positivo: da un lato, il fatto di vaccinare i propri dipendenti permette ai padroni di non subire alcuna battuta d’arresto nella produzione, dovuta più che altro alla rogna di avere i propri lavoratori in eventuale isolamento fiduciario, e, dall’altro, di guadagnarsi la devozione strisciante da parte dei propri dipendenti per la benevola intercessione presso lo Stato.

Si tratta di una logica economica e sociale davvero becera, prezzante di ogni forma di solidarietà e inclusione sociale, tendente a condannare la povertà come vizio capitale e che è esattamente la nuova tendenza condivisa del Welfare, dal Family Audit ai fondi salute aziendali, cioè quella di lasciare tutti i servizi alla persona nelle mani delle aziende private, che li erogano ai soggetti in quanto propri dipendenti e non in quanto persone.

E il resto della popolazione che non è statale e non è protetta da sindacati e aziende? E le altre categorie di lavoratori autonomi che non hanno multinazionali alle spalle? E i ristoratori, gli artisti, i commercianti, gli ambulanti, che devono fare leva esclusivamente sulla propria forza?

Abbiamo capito, dunque, che in tempi di guerra e pandemia si salva solo chi può contare sull’intercessione di santi in paradiso…anzi di rappresentanti nel sindacato, in Confindustria e nelle potenti corporazioni


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a cura di Michele Lucivero

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