La Puglia dei vini rossi e di Federico II. “Wine Specialists Journal”: dal Nero di Troia Castel del Monte al Primitivo di Manduria

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Puglia, Castel del Monte, Federico II
Puglia, Castel del Monte, Federico II

Di Erika Lumento e Michele Lucivero. Esiste un rapporto particolare tra la Puglia e l’Imperatore Federico II di Svevia (1194-1250) e ciò non solo perché quest’ultimo ha lasciato in eredità su tutto il territorio pugliese una serie di imponenti fortificazioni dall’inestimabile valore artistico e architettonico, tra cui il mastodontico Castel del Monte; non solo perché a Castel Fiorentino (FG) Federico II vi ha trovato la morte, dopo una serie di delusioni e di sabotaggi della sua politica; ma soprattutto perché quel Puer Apuliae, quel “Fanciullo di Puglia”, chiamato talvolta anche Stupor Mundi, “Meraviglia del mondo”, ha informato di sé, con la sua proverbiale accoglienza e particolare predisposizione al dialogo interculturale, tutta la popolazione pugliese, che vi aspetta ancora oggi per degustare con spensierata leggerezza e in piacevole compagnia alcuni tra i più caratteristici vini locali, selezionati tra le 4 DOCG e le 28 DOC.

Puer Apuliae, Castel del Monte Nero di Troia Riserva 2015 DOCG, Rivera, 13,5 %

Puer Apuliae, Castel del Monte Nero di Troia Riserva 2015 DOCG
Puer Apuliae, Castel del Monte Nero di Troia Riserva 2015 DOCG

Tra i tanti richiami enologici che la Puglia ha dedicato al suo Imperatore, la Cantina Rivera S.p.A. non poteva farsi sfuggire il più significativo degli appellativi di Federico II di Svevia, Puer Apuliae appunto, per cucirgli addosso al 100% un Nero di Troia, che è l’espressione più tipica del nord barese, sebbene non sia nemmeno la più diffusa sul territorio pugliese. Il Puer Apuliae viene ricavato da un singolo vigneto situato a 250 metri ai piedi di Castel del Monte ed è una riserva che trascorre 14 mesi nei legni (esclusivamente barrique nuove) per poi fare altri 12 mesi di affinamento in bottiglia. Si presenta di colore rosso rubino netto, con assenza di variazione di colore nell’unghia, limpido e compatto. Al naso appare assolutamente fruttato: ribes rosso, mirtilli, visciola, prugna, carruba, mentre nel floreale avvolge un elegante profumo di viola. Si avverte una leggera nota di vegetale come da peperone fresco appena sminuzzato e nella famiglia delle erbe aromatiche riconosciamo rosmarino, salvia, origano, mentre  tra le spezie è evidente un profumo pepato che anticipa tra le tostature una leggera vaniglia e del caffè. Tra i profumi balsamici si avverte una punta di eucalipto che sfina nel sentore etereo di sottobosco. Al primo sorso appare secco, molto caldo, rotondo nel gusto, con tannini astringenti che tendono al setoso, sapido. Si presenta come un vino pieno e dinamico per la sua acidità e freschezza, sicuramente in evoluzione con prospettive di consumo da affinare. Questo Puer Apuliae si può benissimo abbinare a pietanze dal gusto forte, come i brasati oppure piatti al tartufo, come la locale pecora alla “Rzzol” (pecora stracotta in un’anfora di terracotta, con tutti i profumi della murgia).

Papale Oro, Primitivo di Manduria 2017 DOC, Varvaglione, 14,5%

Papale Oro, Primitivo di Manduria 2017 DOCG
Papale Oro, Primitivo di Manduria 2017 DOCG

Quasi a rimirar le gesta dei guelfi e dei ghibellini, al Puer Apuliae, imperatore scomunicato, si accosta un Papale Oro, Primitivo di Manduria di Varvaglione che proviene da un vigneto che un tempo era di proprietà di papa Benedetto XIII della famiglia Orsini di Gravina di Puglia in fase di canonizzazione. Questo Primitivo, che fa dieci mesi di affinamento in legno francese e americano, si presenta di colore rosso rubino pieno, limpido, sebbene molto compatto. All’olfatto ci viene subito l’odore della frutta rossa, ciliegia, prugna amarena, mora, carruba, mela annurca, insieme ad un floreale di viola e rosa leggera. Si avverte una leggera nota di vegetale da fieno secco sfalciato, accanto a note di erbe aromatiche, come origano e rosmarino. La mineralità leggera di polvere di gesso lascia poi spazio a sentori di spezie, tra cui riconosciamo peperoncino, chiodi di garofano e leggera cannella, mentre la tostatura riporta a polvere di cacao, pepe, cuoio. Nel balsamico si avverte il profumo di caramella mou, infine nell’etero si percepisce una leggera nota di solvente dei legni. Sicuramente si tratta di un vino dalla lunga intensità e discreta complessità, definito nei profumi. All’assaggio è secco negli zuccheri, ma così morbido e corposo da sembrare quasi dolce, caldo nell’alcol, anche se in bocca sembra quasi leggero, avvolgente quasi grasso nelle morbidezze, ricorda un amarone. I tannini sono setosi, sapido, di corpo strutturato ed equilibrato con una lunga e definita persistenza. Per le sue caratteristiche questo vino può essere abbinato a carni, come agnello oppure arrosto. Suggeriamo, però, la bevuta dei due vini davanti ad un camino, accompagnati solo da un buon libro, magari una riedizione del De arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia, ma, ovviamente, per puro diletto intellettuale e senza infliggere inutili sofferenze agli animali!


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a cura di Michele Lucivero

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