Riforma della crisi d’impresa, il Sindacato italiano commercialisti dice no alla proliferazione degli albi esterni

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“La proliferazione degli Albi esterni, che obbliga gli iscritti a gestioni, monitoraggi, formazione, iscrizioni e sanzioni multiple, è una follia che delegittima il sistema ordinistico creando confusione e duplicazione di energie sia per i commercialisti e sia per lo Stato”. Il Sindacato Italiano Commercialisti (SIC), attraverso il suo presidente Stefano Sfrappa, commenta così la riforma della crisi di impresa, che è stata discussa a Firenze in occasione del convegno nazionale dell’Ordine dei Dottori Commercialisti, a cui ha partecipato anche il presidente dei commercialisti italiani Massimo Miani.

“Nel caso specifico del nuovo albo dei curatori – sottolinea Sfrappa – previsto dall’articolo 356 del codice della crisi, si auspica uno smantellamento dei limiti e dei vincoli temporali per potervi accedere. Fermo restando l’obbligo di formazione dedicata per tutti, dovrebbe essere sufficiente la condizione di avere già svolto almeno un incarico in procedure concorsuali”.

“Nonostante le lettere di attenzione, saluto e “assist” sul tema della crisi pervenute dal presidente del Consiglio e dal Ministro di Grazia e Giustizia nel corso del convegno – aggiunge Sfrappa – il nostro rapporto con il mondo della politica resta solo formale e di facciata, senza che si riesca ad avere un’interlocuzione seria o un ascolto effettivo. È già successo recentemente sulla questione degli ISA e sul tavolo di ascolto che, in seguito allo sciopero, doveva costituirsi con il MEF, ma che non è mai stato istituito, e con il corposo documento sulle semplificazioni a cura del Consiglio nazionale e di Confindustria, anch’esso rimasto completamente disatteso. Gli indicatori finalizzati a far emergere anticipatamente la crisi sono stati già trasmessi al MISE circa un mese e mezzo fa e sono ora resi pubblici, ma non sono stati ancora autorizzati dallo stesso Ministero. E’ questo un tema importante che deve essere attentamente studiato e che richiede un cambio di mentalità non solo dei professionisti ma anche degli imprenditori”.

“Nel corso del convegno di Firenze – ribadisce infine Sfrappa – il presidente Miani ha ribadito come il principio dell’equo compenso dovrebbe essere sempre applicato quando un commercialista svolge un ruolo pubblico. Sul tema specifico del convegno, è stato posto l’accento sul tema della responsabilità dei professionisti (che dovrebbe poter essere limitata a un multiplo dei compensi percepiti) e sull’obbligo di copertura professionale anche per gli Amministratori, evitando in tal modo che l’azione di risarcimento venga promossa soltanto contro i Commercialisti che hanno già una copertura assicurativa obbligatoria”.