Rinvio dell’autonomia? Michele Tittonel (Indipendenza Veneta): “simbolo del flop Mondiali di ciclismo a Vicenza”

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Pochi giorni fa (22 ottobre) c?è stato il primo anniversario del referendum per l?autonomia del Veneto – scrive Michele Tittonel, coordinatore Indipendenza Veneta Vicenza Città – 2.273.985 veneti sono andati in massa a dire ?Sì? alla richiesta di potersi gestire direttamente i propri temi senza passare dalla centralità romana. Proprio in quei giorni la candidatura di Vicenza ad ospitare i Campionati del Mondo di ciclismo 2020 sembrava essere in una posizione inattaccabile dalle altre candidature (Colombia, Olanda, Australia e, successivamente, Svizzera) tanto da rendere l?assegnazione una formalità. 


Da lì invece il meccanismo si è inceppato: alla scadenza fissata dall?UCI (Unione Ciclistica Internazionale) non è giunta alcuna fideiussione dal Governo italiano nonostante le rassicurazioni dei suoi maggiori esponenti, è iniziato il continuo scaricabarile Stato ? Regione – Comune, si è pure cercato, all?italiana, di far slittare la scadenza e? il Mondiale 2020 di ciclismo è finito, ironicamente per i veneti, in Svizzera, nazione che fa della valorizzazione delle autonomie locali il suo successo e che, evidentemente, gode di una struttura Federazione ? Cantone ? Comune più efficiente grazie al suo modello federale.

Ma cosa avrebbe significato il Mondiale per Vicenza? Prendiamo l?esempio di Firenze 2013: 12 milioni di euro di costo per l?organizzazione a fronte di un indotto di 32 milioni di euro, che sale a 72 milioni se si considerano gli interventi sulle infrastrutture. Il comune di Firenze ha incassato 1.300.000 ? in più di tassa di soggiorno la notte prima del Mondiale mentre 1.100 sono stati i nuovi posti di lavoro. E la visibilità? Un milione di tifosi presenti nella città toscana (che hanno speso più di 200 milioni di euro), 186 Paesi collegati con 180 milioni di telespettatori nella settimana iridata.

Pensate di portare tutto ciò a Vicenza nel 2020: una visibilità senza precedenti per la nostra zona, con il conseguente naturale aumento del turismo negli anni seguenti e, aspetto socialmente prioritario, il coinvolgimento di tutti quei ragazzi che vedendo le gesta dei campioni delle due ruote avrebbero provato ad emularli applicandosi nello sport, ciclismo o altri, che rappresenta la più grande palestra di vita possibile, dove solo il sacrificio consente di poter sperare nel raggiungimento di un risultato.

Perché allora nessuno è intervenuto per salvare questa opportunità? Perché Stato, CONI e FCI (Federazione Ciclistica Italiana) non hanno messo su Vicenza le stesse energie, economiche, profuse invece a suo tempo per Firenze?

Forse il percorso previsto per la prova dei professionisti con la partenza da Piazza San Marco a Venezia, l?arrivo nella città del Palladio (architetto della Serenissima) e la multipla ascesa a Monte Berico rischiava di far risvegliare troppi cuori veneti?

In questi giorni un?altra battaglia è in corso per i veneti tra tentativi di slittamento analoghi a quelli sopra descritti: l?ottenimento dell?autonomia votata il 22 ottobre 2017. Anche in questo caso le rassicurazioni dagli esponenti del Governo sono state molteplici, speriamo l?analogia non arrivi fino al risultato finale che tanto è costato ai vicentini.

Ma se così dovesse essere, forse capiremo che Vicenza e il Veneto, sia per tornare un domani a fregiarsi di eventi sportivi di caratura internazionale, sia per vedersi riconoscere i propri diritti, allora dovranno davvero pensare di conquistarsi i propri traguardi da soli senza dover più chiedere nulla a Roma, seguendo un modello vincente.. quello svizzero.