Santorso, 8 ore per farsi visitare al pronto soccorso. Cunegato (Veneto che vogliamo): “Infermieri insegnano ai medici, tornati indietro di 50 anni”

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ospedale Santorso
ospedale Santorso

Carlo Cunegato (Veneto che vogliamo), candidato alle recenti regionali dove ha raccolto molte preferenze pur non venendo eletto in consiglio regionale, commenta l’episodio avvenuto al pronto soccorso di Santorso, aggiungendo alcuni particolari di cui è venuto a conoscenza. Un uomo con forti dolori che non riusciva ad alzarsi dal letto ha chiamato il 118 alle 8.29 ma è stato visitato al pronto soccorso solo alle 16.30.

“Non riusciva a rialzarsi dal letto e rimaneva sdraiato. Lo richiamano dalla struttura sanitaria solo alle 12:30, dicendo che non sono in zona e lo vengono a prendere solo alle 14:30. Quindi solo 6 ore dopo la chiamata. Resta in barella altre due ore, perché verrà visitato solo alle 16:30. I tempi d’attesa sono decisi dalla centrale Suem di Vicenza, anche se era un codice bianco o verde, l’attesa non è accettabile – spiega Cunegato -. Anche la situazione al pronto soccorso è sempre più drammatica. Come dicevamo da tempo, ci sono solo 7 medici sui 21 previsti. Per riuscire a fare i turni, la struttura si è rivolta alle cooperative e ai gettonisti, che ormai praticamente gestiscono completamente il 118, così come i codici verdi e bianchi.
Qual è il problema? Quasi sempre i medici sono neolaureati e fanno questo lavoro per pochi mesi, finchè non entrano nelle specializzazioni. Quindi il personale continua a cambiare. Inoltre, come è naturale, non hanno nessuna esperienza. In pochi giorni vengono formati e poi escono con il 118. Spesso non sanno intubare, spesso non conoscono ancora i farmaci di base e i dosaggi, spesso non sono in grado di gestire le emergenze pediatriche. Cosa vuol dire questo? Che possono essere un pericolo per i cittadino: se c’è un incidente e il medico non sa intubare, si rischia grosso”.

“Siamo arrivati a vivere un paradosso nella quotidianità del reparto: gli infermieri formano e guidano i medici – aggiunge ancora Cunegato -.  Da quanto sono venuto a sapere, sembrava che la direzione volesse mandare fuori con l’ambulanza l’infermiere senza il medico, facendoci tornare agli anni ’70. Per trattenere le cooperative ha dovuto aumentare la paga a 70 euro all’ora. Esternalizzare, forma di privatizzazione mascherata, significa quindi sprecare denaro pubblico, per avere medici che non sono preparati. Questo perché una gestione poco capace ha fatto fuggire molti medici: si sarebbe speso meno, mantenendo competenza ed esperienza. Il pronto soccorso è la base dell’ospedale. Dalla capacità della diagnosi dipende la correttezza della cura. Dalla abilità dell’intervento dipende la nostra vita. Questa situazione  – conclude Cunegato – non è più accettabile”.