Tra le città d’arte del Veneto, tutte in grande sofferenza sul fronte turistrico, Vicenza è la destinazione che perde di meno. E’ quanto emerge dai dati dell’Ufficio statistica regionale che rilevano per Vicenza e Padova il – 57% di presenze, per Treviso il – 62%, per Verona il – 68,5% e a Venezia addirittura il – 72,5%.
“E’ un segnale di tenuta – dichiara l’assessore con delega al turismo Silvio Giovine – che ci sprona a ripartire con tenacia e determinazione a fianco degli operatori. La stessa tenacia che stanno mettendo in nostri commercianti che malgrado l’anno orribile che hanno vissuto hanno saputo stringere i denti e guardare avanti, se è vero che ci sono state meno chiusure di negozi del 2019″.
Il crollo del turismo a Vicenza è ampiamente motivato soprattutto dall’assenza dei turisti stranieri che in città nel 2019 rappresentavano la metà delle presenze totali (315.806 dall’estero; 326.894 dall’Italia). Nel 2020 le presenze straniere sono scese a 96.286, quelle italiane sono state 178.434.
Rispetto a Venezia, Verona e Treviso, la città berica ha tenuto grazie al turismo business, ridimensionato, ma non così drasticamente come il turismo “leisure” (vacanza – cultura), ostacolato dalle chiusure dei confini nazionali ed internazionali, dal blocco dei voli e dei trasporti in genere, oltre che dalla chiusura di musei, mostre, monumenti e spettacoli.
Quanto al commercio fisso, in città nel 2020 sono state rilevate 155 chiusure di esercizi di vicinato e di medie o grandi strutture rispetto alle 172 chiusure del 2019. Le aperture invece sono state 162 rispetto alle 183 del 2019.
Anche in questi dati l’assessore Giovine coglie un segnale di tenuta: “Una tenuta – precisa l’assessore – che è frutto della tenacia e dei sacrifici che stanno facendo i nostri commercianti a fronte di una situazione disastrosa che richiede immediati ed efficaci indennizzi”.