Una Pasqua “obbligata” in famiglia: è il tempo della “Chiesa domestica”

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Sarà la famiglia come Chiesa domestica il cuore della Pasqua che tra qualche giorno si celebrerà in modo assolutamente inedito nelle nostre comunità. Infatti, dopo una Quaresima segnata dal digiuno eucaristico per l’impossibilità dei fedeli di partecipare fisicamente e concretamente alla messa, anche la Settimana Santa sarà all’insegna della preghiera nelle case. Nessuna celebrazione pubblica per il Triduo Pasquale sarà, infatti, possibile in alcuna parrocchia della Diocesi. I sacerdoti potranno celebrare se garantiranno lo svolgimento dignitoso della liturgia (come stabilito nelle indicazioni riportate a pag. 7), in alternativa potranno pregare in casa valorizzando la Liturgia delle Ore. In casa la preghiera in famiglia potrà accompagnarsi alla partecipazione, attraverso la televisione, alle celebrazioni o dalla Basilica di Monte Berico o da San Pietro presiedute rispettivamente dal vescovo Beniamino o da papa Francesco. Nelle indicazioni della Diocesi è anche chiesto di non effettuare trasmissioni in streaming di celebrazioni legate al Triduo Pasquale. Si tratta di un vero e proprio unicum storico. Mai le celebrazioni pasquali (le più importanti per la fede cristiana) sono state sospese (neanche con la peste nera del 1348-1351 e neppure con la peste di San Carlo del 1576-77) . Si tratta dunque certamente di un fatto eccezionale, anomalo, ma che porta con sé anche delle possibilità fino ad ora inesplorate.

Ecco allora che trova piena attualità il sogno che il vescovo Beniamino ha esplicitato, nella sua recentissima lettera indirizzata agli sposi e ai nuclei familiari, di vedere la famiglia “crescere nella fede e diventare sempre più la chiesa domestica” (secondo la definizione del Concilio Vaticano II). «Nella piccola chiesa, siete voi, cari sposi – sottolinea il Vescovo -, per la grazia dei sacramenti del Battesimo e del Matrimonio, i ministri di Dio. Siete voi che date testimonianza e benedite, facendo sì che nella vostra casa si realizzi la promessa di Gesù: “Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”» .

Si tratta di un passaggio non facile e non scontato, ma che da più parti viene segnalato più come una opportunità che come un ripiego. «Questa esperienza inattesa – spiega don Emilio Centomo, parroco dell’Unità pastorale di San Bonifacio – non deve essere vista come l’occasione per una proposta minimale, di basso profilo, anzi è una grande occasione per rilanciare la Pasqua che trova la sua centralità nella famiglia e dove può esprimersi il protagonismo dei laici».

Concretamente la Diocesi, per aiutare a vivere questaPasqua “straordinaria”, ha preparato alcuni sussidi (disponibili sul sito diocesano www.diocesivicenza.it) per celebrazioni semplici ma significative da vivere in famiglia, a partire dalla Domenica delle Palme e tutto il Triduo pasquale. «Le celebrazioni familiari per la Settimana santa – ci tiene a sottolineare don Pierangelo Ruaro, direttore dell’Ufficio per la liturgia – non sono un ‘doppione’ in forma ridotta delle celebrazioni che potremo vedere in Tv, presiedute dal Papa o dal nostro Vescovo. Esse provano a mettere a fuoco un aspetto tematico, tra quelli previsti dai riti ufficiali, e lo leggono in chiave familiare».

Anche nell’Unità pastorale di Cologna Veneta si cerca di valorizzare questa occasione per la preghiera in famiglia. «Durante la Quaresima noi non abbiamo fatto messe in streaming, ma abbiamo invitato a pregare in famiglia – ci racconta don Daniele Vencato co-parroco dell’Up -. La risposta è buona soprattutto da parte di chi partecipa alla vita della comunità. Penso ai catechisti, ai componenti dei gruppi ministeriali o del consiglio pastorale».

A San Bonifacio, prima del blocco totale per il coronavirus, avevano avviato un’esperienza di incontro nelle famiglie che aveva registrato una buona partecipazione. «Questi incontri ci dicono che c’è un terreno fertile – osserva don Centomo -. Colgo una esigenza e una grazia in queste proposte che hanno preparato le famiglie a sentire le celebrazioni pasquali. Davvero il Signore sta operando e ci guida a una riscoperta della casa come luogo di fede e di celebrazione».

«Per la celebrazione in famiglia della domenica delle Palme – spiega don Ruaro – il momento centrale scelto è l’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Si prega affinché Gesù entri nella nostra famiglia. La famiglia è invitata ad avere un rametto di ulivo a testa, più uno. Ci si raduna attorno a un tavolo con al centro il crocifisso. Il rametto che ogni familiare ha in mano viene portato nei diversi ambienti di vita (cucina, camere, etc). Al ritorno, il rimanente ramo di ulivo verrà sistemato sul crocifisso mentre si prega «Signore entra nella nostra famiglia…».

Così anche per il Triduo Pasquale ci sono altrettante celebrazioni da vivere a livello familiare: il Giovedì Santo avrà al centro la mensa, il Venerdì Santo il segno della croce (al posto del bacio al crocifisso) fatto in modo particolare e il silenzio come contemplazione dell’amore di Dio e compassione con tutti i crocifissi della storia, in particolare le vittime e le famiglie colpite dal Coronavirus. La Veglia della notte di Pasqua è la celebrazione più importante, quella, per eccellenza, della trasmissione della fede, in cui i genitori raccontano cosa Dio ha fatto per noi, narrano i grandi eventi della Storia della salvezza. La celebrazione della Notte è la vera celebrazione della Pasqua, per cui per il giorno di Pasqua viene proposta solo la benedizione pasquale della mensa.

«Certo – conclude Ruaro – la proposta richiede un minimo di preparazione e di assunzione di responsabilità da parte dei laici. Ci sono sicuramente famiglie più sensibili che non si spaventano di fronte ad alcuni accorgimenti da preparare. Dobbiamo essere consapevoli che è una grande occasione – come ha detto il Vescovo – per riscoprire la famiglia come Chiesa domestica, sperando che questo apra a una continuità una volta superata l’emergenza. È questa la vera scommessa».