Quando il Vicenza “produrrà” campioni come Baggio e farà una squadra con giocatori vicentini?” Poggi risponde ai lettori: più… in là

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Roberto Baggio
Roberto Baggio è stato l'ultimo campione vicentino

“Perché il vivaio del calcio provinciale da anni non produce campioni e perché non si riesce a ricreare un Vicenza con i giocatori del territorio?”. È del lettore Carlo C. questa duplice domanda, che comporta risposte che esulano in parte dal calcio locale e coinvolgono la evoluzione di questo sport  (qui la rubrica “Poggi risponde ai lettori“, per inviare domande cliccate qui, ndr).

Perché il calcio vicentino non genera grandi giocatori? Be’ non è che i campioni nascano con tanta frequenza in generale e, a maggior ragione, in una provincia non vastissima come la nostra ma è anche vero che, rispetto a trent’anni fa, il calcio ha perso la funzione di catalizzatore dello sport giovanile e la sua supremazia è stata scalfita da altre discipline che, ad esempio nella scuola, hanno lavorato meglio per promuoversi e diffondere la pratica. Pallavolo, pallacanestro, tennis, atletica leggera, ciclismo sono attrattivi per i giovani e, pur non arrivando ai numeri del calcio, gli tolgono praticanti anche in età scolare. Magari qualche ragazzo, che avrebbe avuto doti di eccellenza nel football, su un campo non è mai arrivato e ha fatto invece strada su parquet, pedane e piste.

Un altro fattore di cui tener conto è la mancata crescita (se non il declino) del calcio provinciale negli ultimi vent’anni. È venuta meno la società leader, quella che rappresentava l’intero territorio provinciale, e contemporaneamente, non c’è stato sviluppo di società locali alternative al Vicenza. Pur essendo la provincia policentrica e pur presentando al suo interno città di rilievo sociale ed economico, nessuna di queste ha fatto salire di rango le società locali. Anzi: a Schio, a Thiene, a Valdagno il calcio cittadino è pressoché sparito; ad Arzignano stanno lavorando per dare solidità alla società di Lino Chilese, che però è ancora fra i Dilettanti; il Bassano (Rosso-dipendente) è rimasto vent’anni in Serie C e, quattro anni fa, è stato costretto a ripartire dal basso. In generale, poi, molte piccole società, che coprivano capillarmente la provincia, sono state costrette a fondersi per sopravvivere. Sono rimasti appena due i Gironi di Terza Categoria nel vicentino.

Tutto ciò comporta un impoverimento dei Settori Giovanili, una flessione del numero dei giovani praticanti, e anche una minor qualità delle scuole calcio perché non ci sono le risorse per gli investimenti specifici. Quindi meno giovani calciatori, meno scuole calcio, meno società: anche con questi aspetti strutturali negativi si spiega la scomparsa di campioni prodotti dal vivaio provinciale. Quando avremo l’erede di Roby Baggio?

Gli stessi argomenti servono a rispondere, almeno in parte, alla seconda domanda. La penuria di nuovi campioni lo è anche di buoni giocatori: ditemi il nome di un vicentino che gioca in Nazionale… E in Serie A? A me viene in mente solo il valdagnese Manuel Lazzari della Lazio e spero di sbagliarmi.

I Settori Giovanili del calcio vicentino, come abbiamo spiegato, sono strutturalmente modesti. Non so se ci siano buoni maestri di calcio, penso di sì, ma lavorano nell’ombra e spesso il loro lavoro è vanificato perché i migliori giovani che allevano glieli portano via i club più strutturati di fuori provincia. Proprio questo è l’altra grande differenza contestuale rispetto ai tempi in cui era il Lanerossi il catalizzatore delle promesse del calcio provinciale: fino agli Anni Settanta dello scorso secolo era un onore e un privilegio per un giovane calciatore essere scelto per un provino a Vicenza. Erano, anzi, le stesse società minori che segnalavano i boys più bravi a quella del capoluogo. Faccio un esempio significativo: a metà del Novecento lo Schio aveva una convenzione con il Lanerossi per cui ogni anno cedeva al club dell’allora via Schio i due migliori giovani. Due per tutti: Adriano Bardin e Nico Fontana.

Da tempo è venuta questa funzione della squadra del capoluogo di essere il terminale naturale per un ragazzo della provincia. Sul territorio sono arrivate, con il loro talent scout e con i loro osservatori, società di tutt’Italia e anche estere e le squadre della provincia si convenzionano piuttosto con top team che con il Vicenza. Perché? Perché hanno capacità di investimento ben più cospicue sull’attività giovanile, che comportano contropartite economiche e tecniche più interessanti per una piccola società e condizioni più allettanti per i calciatori. A cui sono offerte borse di studio, college, assistenza medico-sportiva, allenatori certificati, rimborsi spese e perfino carriere comunque professionistiche anche se non dovessero arrivare in prima squadra. La concorrenza è insostenibile.

C’è poi da tener presente il lavoro che fanno i procuratori. Perché è ormai diffusissima la loro assistenza a giovani giocatori, non ancora in età per sottoscrivere un contratto professionistico. I procuratori mettono in collegamento i genitori con i club, negoziano gli accordi, seguono l’inserimento nel nuovo Settore Giovanile e lo sviluppo della carriera. Certo, anche il Vicenza ha una rete di reclutatori e accordi con le società territoriali ma l’appeal di una proposta, ad esempio, dell’Inter o dell’Atalanta si può capire abbia ben altro peso.

Un ultimo argomento sui campioni “fatti in casa”. Attualmente il rapporto fra gli investimenti in un Settore Giovanile e i ricavi che ne possono derivare è, oltre che aleatorio, anche svantaggioso. Per club che non hanno grandi risorse (e, per un vivaio, si parla di milioni di euro) è più conveniente cercare dei giovani cresciuti nella cantera di un top team o trovarli nel calcio estero, soprattutto in quello dei Paesi africani. Non so se un club come il Vicenza possa essere concorrenziale con il suo Settore Giovanile, probabilmente lo sarà più avanti.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.