La villa dei fantasmi di Scauri: quando il femminicidio era “delitto d’onore”

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Sullo sfondo, la villa dei fantasmi di Scauri.
Lido Colonia Marina. Credits: pagina facebook Cultura Minturno Scauri.

La leggenda di Nerina e della sua villa dei fantasmi è una storia nella storia che si incastra nell’evoluzione territoriale e balneare di Scauri, frazione di Minturno, e persino nelle trasformazioni dell’Italia fascista.

La location è quella della spiaggia della Colonia Marina, poi dedicata al Ministro Pietro Fedele originario proprio di Traetto (la frazione collinare di Minturno rimasta indipendente per oltre un millennio). Sullo sfondo, guardando a destra, nella foto d’epoca proposta in copertina si scorge un edificio con una piccola loggia sopraelevata che verrà definito dagli scauresi la “villa dei fantasmi”: da lì, infatti, c’è chi giura di aver visto la signora Nerina, vittima di un delitto d’onore del 1927, affacciarsi e guardare verso il mare.

1927, cronaca di un delitto d’onore – Nel nuovo millennio si fa un gran parlare di femminicidi, violenza sulle donne e patriarcato, temi che sono la naturale conseguenza delle ingiustizie che hanno intriso la società dei nostri nonni e dei nostri avi prima di loro e dello sconvolgimento che sta portando la rivoluzione sociale, sessuale e globale che stiamo vivendo in questa delicatissima fase di transizione.

D’altronde, basta pensare che l’abrogazione del reato di adulterio risale solo al 1968 e che le disposizioni sul delitto d’onore sono ufficialmente scomparse dalla legislazione italiana nel 1981, insieme alla terribile realtà del matrimonio riparatore che costringeva donne vittime di stupro a sposare i propri aguzzini. Da allora sono passati soltanto quarant’anni.

Nerina era figlia di altri tempi. Della sua storia si è parlato a lungo ma la guerra portò con sé tutto, dignità, ricordi e tradizioni… perciò, per molti anni nessuno ha più tramandato le tristi vicissitudini della sua vita, né è più stata raccontata la leggenda che la riguarda.

Si tratta di un caso di morte violenta avvenuta quasi un secolo fa, nel 1927, mentre Scauri si apprestava a diventare un’importante meta del turismo balneare locale e nazionale e, soprattutto, durante il passaggio di pertinenza dall’antica Terra di Lavoro, smembrata dal fascismo, alla Provincia di Roma.

Nerina era una donna del popolo: madre e moglie, viveva proprio in quell’edificio che spunta sullo sfondo della spiaggia della Colonia Marina che per gli scauresi è diventato la “villa dei fantasmi”. Lo stesso edificio dove trovò la morte per mano del marito; un omicidio che rimase impunito grazie alle normative vigenti in fatto di delitto d’onore. Ma perché avrebbe meritato un destino così infausto?

I racconti del popolo parlano di sconvenienti rivelazioni fatte al consorte dalla domestica: secondo la donna, Nerina – da poco mamma – avrebbe tradito il marito con un giovane villeggiante romano e – forse – anche con un personaggio locale piuttosto conosciuto.

Si dice che il marito abbia scaricato la pistola, durante l’omicidio, destinandole tutti i colpi contenuti al suo interno. Il processo che seguì ebbe una grande eco e le arringhe con cui gli avvocati difesero l’operato dell’uomo finirono persino sui giornali. Nonostante il periodo di transizione per il codice penale nazionale (erano gli anni in cui, con il fascismo, si passava dal Codice Zanardelli al Codice Rocco), il marito di Nerina venne assolto senza alcun colpo di scena.

Ad omaggiare la memoria di quella giovane sventurata rimase solo la suggestione popolare, che cominciò a raccontare del suo “candido” fantasma che, malinconico ma sereno, si affacciava sul mare di Scauri, cornice di quel delitto così efferato, per contemplarne la bellezza e, chissà, forse ricordare quei momenti così bui. Affinché nessuno potesse dimenticare.

Un contrasto, quello tra il bianco del vestito di Nerina, il nero della pistola e della sua triste fine e l’azzurro del mare cristallino della Riviera di Ulisse, che evoca un mix di sensazioni che solo storie struggenti come questa possono suscitare… anche ad un secolo di distanza.