(Adnkronos) – A Roma è in corso la Conferenza sulla ripresa dell'Ucraina. Per pensare alla ricostruzione del Paese ci sono però due passaggi chiave che mancano: la guerra della Russia dovrà finire, senza una sostanziale colonizzazione, e l'economia di Kiev andrà di fatto rifondata. La fotografia che si può scattare della situazione, a oggi, è quella di un Paese che sta diventando completamente dipendente dagli aiuti che vengono dall'estero, in buona parte prestiti e che prima o poi andranno restituiti. Con un dato aggiuntivo, non ci sono in questa fase neanche i pochi benefici propri di un'economia di guerra. Una serie di indicatori aiutano a descrivere il quadro. Prendendo come riferimento l'elaborazione del Maeci su dati Economist intelligent unit, il tasso di crescita del pil per il 2024 e il 2025 è sotto il 3% ma va considerato il crollo totale del 2022 (-28,8%). Il tasso di disoccupazione, vicino al 20% nel 2022 e nel 2023, si riduce solo di poco sotto il 15% nel 2024 e nel 2025. Il debito pubblico in rapporto al pil è salito di 30 punti percentuali dal 60,4% del 2020 a oltre il 91% nel 2024 e 2025. Da questo punto di vista, non è stato fatto quello che si poteva fare: arrivare alla cancellazione del debito sia verso i creditori privati sia verso quelli pubblici. Sono numeri che dicono molto. Partendo dalla constatazione che la guerra ha cambiato radicalmente i fondamentali dell’economia ucraina. C'è un tema legato alla popolazione e all'andamento demografico. Ci sono i morti, ovviamente, ci sono le persone che non possono più lavorare, ci sono oltre 6 milioni di persone andate all'estero e diversi milioni di persone rimaste nei territori occupati. Il saldo finale dice che alla fine della guerra ci saranno solo 7-8 milioni di persone attive, ed è impossibile che possano bastare a tenere il sistema in equilibrio con il lavoro. Non solo. E' profondamente cambiato anche il flusso del denaro garantito dalle rimesse. Prima della guerra, tanti ucraini lavoravano all'estero e investivano in Ucraina. Oggi, si sono trasferite migliaia di famiglie nel resto dell'Europa e la loro vita è ormai trapiantata altrove. Poi c'è il contesto industriale, quasi integralmente perso. Non ci sono più le acciaierie di Mariupol, la centrale nucleare di Zaporizhzhya è in mano ai russi, i porti sono inagibili, le infrastrutture energetiche sono decimate. Soprattutto, c'è da chiedersi che valore avrà quello che resterà in piedi e chi, e a quali condizioni, sarà disposto ad acquistarlo. L'Ucraina, una volta riconquistata la pace, e non è certo secondario valutare anche in questo caso a quali condizioni, dovrà ricostruire da zero la propria economia. Con l'aiuto occidentale, ovviamente, ma servirà una gigantesca opera di ricostruzione. (Di Fabio Insenga) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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