Arrestato dai carabinieri lo “stalker bombarolo” vicentino: minacce all’ex fidanzata con un ordigno artigianale sotto casa

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l'ordigno
l'ordigno

I Carabinieri della Compagnia di Mestre hanno eseguito nella giornata di ieri 29 ottobre l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale Ordinario di Venezia nei confronti di NOGARA Paolo, vicentino, classe ’64, per aver commesso atti persecutori nei confronti della ex fidanzata in una escalation di violenze e minacce culminata nella fabbricazione di un ordigno artigianale fatto esplodere sotto casa della donna, a Marcon, nel pomeriggio dello scorso 21 ottobre.

L’indagine, condotta dai Carabinieri della Sezione Operativa del Nucleo Operativo di Mestre unitamente alla Stazione Carabinieri di Marcon, permetteva di accertare che l’esplosione era avvenuta intorno alle ore 16 del 21 ottobre in Viale San Marco, una delle vie principali del Comune di Marcon. A dare l’allarme i residenti e le persone che erano in strada e nei negozi adiacenti al momento dell’esplosione. La bomba veniva posizionata a ridosso del cancello pedonale del condominio “California” al civico 16-18 di Viale San Marco, in una zona circoscritta del viale, tra un bar e un panificio molto frequentati ed affollati in quel momento. La violenta esplosione sbalzava l’ordigno per oltre 10 metri in direzione del marciapiede del viale.

Nel corso del sopralluogo veniva accertato che l’ordigno in questione era stato realizzato artigianalmente utilizzando una bombola metallica al cui interno era stata inserito un gas detonante e fatta esplodere con polvere pirica. La bombola veniva recuperata visibilmente sventrata con le parti e la valvola di sicurezza proiettate a distanza di molti metri dal punto dello scoppio.

Nell’immediatezza del fatto i carabinieri raccoglievano le dichiarazioni di alcuni testimoni che avevano visto avvicinarsi sul luogo dell’esplosione, pochi minuti prima e poi subito dopo, un uomo in bicicletta con un giubbotto nero ed una busta bianca di plastica, che teneva agganciata al manubrio. Le successive dichiarazione rese dalla ex fidanzata del Nogara e le immagini di un sistema di videosorveglianza presente in loco, consentivano di individuare quasi subito il responsabile ed effettuare una perquisizione a casa dell’uomo. Durante le fasi di perquisizione, nell’abitazione del Nogara, a Casale sul Sile, venivano rinvenuti la bicicletta e gli indumenti utilizzati poco prima ed il materiale di innesco (polvere pirica e micce).

Dalle denuncia emergeva che la donna subiva minacce, vessazioni, insulti, percosse e atti persecutori da parte dell’uomo da diversi mesi a causa dell’interruzione della loro relazione sentimentale durata quasi dieci anni. Il Nogara aveva più volte e con diverse modalità, minacciato la donna di “fargliela pagare”.

Inoltre veniva riscontrata la particolare professionalità e dimestichezza del Nogara nel fabbricare ordigni artigianali anche in relazione a precedenti fatti che lo avevano visto coinvolto e per il quale veniva condannato.

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