105 nuove case della comunità in Veneto per oltre 100 mln nel Pnrr, Lorenzoni (speaker opposizioni): quando un confronto sui progetti?

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Case di comunita, ospedali di comunita e adi
Case di comunita, ospedali di comunita e adi

105 nuove Case della Comunità (una ogni 25mila abitanti), strutture attraverso le quali coordinare tutti i servizi sociosanitari e finalizzate a garantire alla popolazione un punto unico di accesso alle prestazioni, da realizzare in Veneto entro il 2026. Si tratta di uno degli elementi maggiormente innovativi del PNRR Sanità (Missione 6), per il quale è già previsto un finanziamento di 2 miliardi a livello nazionale, ovvero più di 100 milioni in tutta la Regione.

Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni.
Portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni.

“Un passaggio chiave per costruire i servizi di sanità territoriale e portare servizi anche alle aree più periferiche – commenta il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni – oltre che per contenere i costi del comparto”. Peccato, aggiunge, che fino ad ora non sia stata nemmeno avviata una primissima discussione sul tema: “Manca non dico il programma, ma addirittura una bozza di piano per l’utilizzo di questi fondi europei in Veneto e la ricostruzione dell’integrazione sociosanitaria sul territorio. Cosa aspettiamo a progettare la sanità territoriale, che abbiamo visto essere vitale per gestire sia l’ordinario che lo straordinario a favore della salute dei cittadini?”. Per definizione le Case della Comunità comportano “una pianificazione volta a identificare la collocazione di importanti funzioni pubbliche nel tessuto sociale mediante gli strumenti urbanistici in stretta collaborazione con Regione, Aziende sanitarie ed enti locali”. In altri termini, serve (subito, non fra dei mesi) individuare la collocazione ottimale delle Case di Comunità, gli edifici esistenti potenzialmente interessati ad una ristrutturazione mirata; ovvero, è necessario identificare le aree in cui realizzare le nuove costruzioni, valutando i pro e i contro in termini di accessibilità, disegnando una presenza ragionata dei servizi in tutta la regione. “Se è indispensabile arrestare il processo di disimpegno dalla sanità pubblica attuato fino all’inizio della pandemia con l’allora osannato e ora vituperato modello lombardo, contro cui tanto ha lottato in Consiglio Regionale il compianto Claudio Sinigaglia – puntualizza Lorenzoni – è urgente mettere a punto una pianificazione di integrazione tra servizi sanitari e sociali, partendo da un confronto con i Comuni e le Comunità di valle”. “I servizi di qualità richiedono programmazione e visione; questo, purtroppo, non sembra però rientrare nelle corde dell’attuale Giunta regionale”.