Area Marlane Marzotto Praia a Mare, quando la fine dell’industria lascia eredità ambientali: ogni sviluppo rinviato a dopo la fine del 2° processo

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Quello che rimane della Marlane Marzotto di Praia a Mare
Quello che rimane della Marlane Marzotto di Praia a Mare

I terreni dell’area Marlane Marzotto a Praia a Mare, in Calabria, sono da bonificare? La domanda è recentemente tornata d’attualità grazie a un progetto da 15 milioni di euro per la rivitalizzazione di una porzione del sito industriale tessile del gruppo Marzotto, dismesso da molto tempo. Ovvero la porzione che Valdagno ha ceduto al piccolo comune della Riviera dei Cedri nel 2015, mantenendo il possesso di molti altri ettari di quei terreni.

Alla domanda iniziale è possibile, oggi, rispondere in maniera secca e, forse, sorprendente: no, non sono da bonificare. Almeno non per il momento.

Per comprendere le motivazioni di questa affermazione bisogna tenere in conto cosa sia in effetti una bonifica, cosa è successo negli anni addietro e cosa sta ancora avvenendo su quella immensa superficie.

Ettari ed ettari di terreno a due passi dal Mar Tirreno, dai quali spuntano conifere ed eucalipti, oltre a quel che resta di uno degli stabilimenti produttivi della Marzotto, del quale per anni si è parlato in termini di fabbrica dei veleni.

Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti
Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti

È allora utile comprendere la differenza tra bonifica di un terreno contaminato e Piano di caratterizzazione.

Secondo le definizioni contenute nelle “Norme in materia ambientale” (D.lgs 152/2006), la bonifica è “l’insieme degli interventi atti ad eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti o a ridurre le concentrazioni delle stesse presenti nel suolo, nel sottosuolo e nelle acque sotterranee ad un livello uguale o inferiore ai valori delle Concentrazioni soglia di rischio”.

Il Piano di caratterizzazione, come è evidenziato nella medesima fonte, è l’insieme delle attività che permettono di ricostruire i fenomeni di contaminazione a carico delle matrici ambientali, in modo da ottenere le informazioni di base a supporto delle decisioni realizzabili e sostenibili per le eventuale messa in sicurezza o bonifica definitiva.

Il Piano di caratterizzazione è quindi uno studio preliminare (e neanche l’unico, ndr) sullo stato del terreno a seguito del quale è possibile concludere se sia necessaria o meno una bonifica o un’altra misura per un sito.

I terreni della Marlane Marzotto di Praia a Mare non sono “ancora” da bonificare perché, ad oggi, non è mai stato svolto compiutamente un Piano di caratterizzazione su di essi.

Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti
Marlane Marzotto, operai senza guanti e maschere maneggiano i tessuti tinti

Eppure, proprio il gruppo vicentino ne aveva presentato uno, nel 2007. Ovvero l’anno successivo ai primi scavi di indagine nei terreni circostanti la fabbrica, chiesti dalla Procura della Repubblica di Paola dopo che alcuni ex operai avevano raccontato ai magistrati di avere interrato lì sostanze nocive alla salute dell’uomo (da lì la vicenda prese il via fino ad arrivare al processo presso il tribunale di Paola (Cosenza), il tutto ricostruito in “Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante” di Giorgio Langella da noi pubblicato, ndr).

Il tribunale di Paola (Cosenza)
Il tribunale di Paola (Cosenza)

Quel Piano di Caratterizzazione era stato approvato con propria ordinanza dal Commissario delegato per l’emergenza ambientale nel territorio della Regione Calabria, competente all’epoca.

Ed era pure iniziato, salvo interrompersi nel 2009 per un nuovo ordine del Gip di Paola di sequestro dell’area su richiesta della procura. Praticamente il  al processo Marlane I, che a gennaio 2014 si chiuderà con assoluzioni piene, con la formula perché il fatto non sussiste, per tutti gli imputati e per tutti i reati contestati: dall’omicidio al disastro ambientale.

I nomi di alcuni dei morti della Marlane Marzotto tar cui il padre di Teresa La Neve
I nomi di alcuni dei morti della Marlane Marzotto tar cui il padre di Teresa La Neve

Quella sentenza, disponendo il dissequestro dell’area, poteva segnare la ripresa della caratterizzazione del sito, ma ad essa l’accusa si oppone. Tra gli appellanti c’è anche il Comune di Praia a Mare che tra l’altro diffida la Marzotto a svolgere qualsiasi attività nei terreni per non alterare lo stato dei luoghi.

L’ente, l’anno successivo, convoca una Conferenza dei servizi per procedere all’annullamento del Piano di caratterizzazione ritenendolo inidoneo poiché redatto con parametri di valutazione delle concentrazioni di sostanze nocive non in linea con la destinazione d’uso del terreno.

Quella conferenza dei servizi si conclude con l’annullamento del Piano di caratterizzazione Marzotto e la richiesta di presentarne uno nuovo, ma poi arriva un colpo di scena. Qualche mese dopo, infatti, la conferenza tecnica torna a riunirsi. È il 15 settembre 2015, il piano viene riconosciuto come idoneo dal Comune di Praia a Mare, che revoca ogni precedente determinazione.

Decisivi, al fine di un tale risultato, saranno i pareri espressi da alcuni enti, su tutti l’Agenzia regionale per l’ambiente della Calabria che sottopone alcune integrazioni al piano.

Nella sala consiliare dove si svolge l’incontro tra le parti, i legali inviati da Valdagno dichiarano di voler svolgere rapidamente gli interventi e accettano di buon grado le integrazione chieste dall’Arpacal.

Di non poco conto, inoltre, un altro particolare: il giorno prima, il 14 settembre del 2015, l’avvocatessa valdagnese Giovanna Lazzarotto, forte della procura conferitagli dalla Marzotto Spa, aveva protocollato in comune un documento intitolato “Linee guida per la risoluzione dei contenziosi in corso”.

È la proposta con la quale il gigante del tessile, settore del quale a Praia a Mare nel frattempo non è rimasta neanche l’ombra, propone al comune l’acquisizione al patrimonio pubblico di una porzione dell’area Marlane dal valore stimato di 1 milione e 759mila euro.

Si tratta di un “pezzo” della vecchia fabbrica, del depuratore usato dalla stessa, dei terreni antistanti a questi e ad altri edifici.

Marlane Marzotto, porzione Immobiliare ceduta al Comune di Praia a Mare
Marlane Marzotto, porzione Immobiliare ceduta al Comune di Praia a Mare

In cambio, oltre a corrispondere una cifra simbolica di 1000 euro, il Comune di Praia a Mare rinuncia all’appello contro la sentenza di primo grado, alla costituzione di parte civile e a ogni richiesta di risarcimento danni.

Inoltre, l’ente calabrese assume alcuni obblighi. Per dieci anni non potrà trasferire ad altri la proprietà o i diritti su beni acquisti (fino al 2026, ndr) e concederà per lo stesso periodo il diritto di prelazione a Marzotto.

Infine, il comune è obbligato a “destinare le campate del capannone e i terreni di pertinenza facenti parte della Porzione Immobiliare ad attività commerciali e/o artigianali”, si legge nell’accordo siglato nel 2016.

Ad oggi, il Piano di Caratterizzazione non è mai ripreso, anche per l’ennesimo sequestro dell’area avvenuto nel 2017 per consentire nuove indagini con le quali il tribunale di Paola valuta se tornare in aula per un processo nel frattempo ribattezzato Marlane 2 e incentrato unicamente sulle morti bianche.

A maggio scorso si è tenuta l’ultima udienza preliminare, ma il Gip non ha ancora sciolto la riserva e i sette imputati sono ancora in attesa di capire se saranno rinviati a giudizio o meno.

Soltanto alla definizione di quest’ultima appendice del caso Marlane si potrà tornare a ragionare su quale eredità conservino quei terreni come lascito dei procedimenti di produzione dei tessuti, in quale concentrazione sono presenti queste sostanze e se esistono pericoli per la salute dei cittadini e dell’ambiente.