Bolivia, non c’è più alcun limite (alla decenza): Evo Morales denunciato alla Corte penale internazionale!

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Scontri con morti in Bolivia
Scontri con morti in Bolivia

Notizia di Adnkronos.com sulla Bolivia pubblicata il 22/11/2019 09:17

Jeanine Añez, l'auto proclamata presidentessa della Bolivia
Jeanine Añez, l’auto proclamata presidentessa della Bolivia

Evo Morales sarà denunciato la prossima settimana alla Corte penale internazionale (Cpi) per crimini contro l’umanità, sedizione, terrorismo e rivolta armata”. Ad annunciarlo il governo dell’autoproclamato presidente della Bolivia Jeanine Anez.

In particolare si fa riferimento alla trascrizione di una conversazione telefonica diffusa dal ministro degli Interni Arturo Murillo durante la quale una voce attribuita a Morales ordina ai suoi simpatizzanti di dare ”dura battaglia ai fascisti e ai razzisti. E’ ora di combattere, combattere, combattere”.

Murillo ha spiegato che Morales verrà anche denunciato alla Magistratura boliviana e, ”siccome non è più presidente, non necessita di un trattamento speciale”.

 

Evo Morales, presidente eletto della Bolivia
Evo Morales, presidente eletto della Bolivia

Ricapitolando … Evo Morales vince le elezioni col 47,07% e oltre il 10% in più del candidato arrivato secondo. La destra (quella che fa del fondamentalismo religioso, della discriminazione verso gli indigeni, del fascismo vero e proprio i “valori” ai quali ispirarsi) grida allo scandalo, afferma di brogli (mai provati né documentati), brucia i seggi elettorali e le schede, assalta le case dei familiari dei parlamentari del partito di Morales (Mas), minaccia e usa la violenza … la polizia e l’esercito intimano a Morales di andarsene … Morales, per non far degenerare ulteriormente la situazione, va in esilio in Messico. Polizia ed esercito prendono il potere coadiuvati da un’autoproclamata presidente, Jeanine Añez usa a dichiarare che la bibbia deve entrare in parlamento e che gli indios sono essere inferiori dediti al satanismo. Il popolo scende in piazza a favore del legittimo presidente Evo Morales in manifestazioni che vedono la partecipazione di decine di migliaia di persone, gente umile, contadini, minatori, lavoratori, tantissime donne. Le manifestazioni vengono represse brutalmente e ci sono decine di morti, centinaia di feriti (si parla di oltre un migliaio) e di arrestati. Trapelano nortizie (che dalla nostra informazione vengono “bellamente” taciute) di torture e di una brutalità che ricorda i tempi peggiori dei regimi militari in Cile e Bolivia. Gli organi di stampa e i pochi giornalisti che danno notizie reali, che mostrano quello che sta succedendo, vengono chiusi, minacciati, espulsi dal paese, censurati. Notizie e immagini provenienti direttamente dalla Bolivia dimostrano tutto questo, ma c’è ancora qualcuno che si ostina a non ritenere che quanto sta succedendo in Bolivia sia un colpo di Stato. E c’è qualcuno ancora che fornisce notizie come quella sopra riportata senza prendere posizione, senza schierarsi. Cosa avrebbe fatto Evo Morales per meritarsi la denuncia addirittura per “crimini contro l’umanità, sedizione, terrorismo e rivolta armata”? Perché ha chiamato il popolo a resistere e combattere (certo, combattere senza, magari porgere l’altra guancia) contro quello che chiaramente è un colpo di stato violento, fascista e razzista proprio perché messo in atto da persone brutali, da fascisti e da razzisti dichiarati? Riusciamo a comprendere, pur in un dormiveglia della ragione che sta durando da troppo tempo, come stiamo cadendo in basso? Di come ci stiamo dirigendo verso un baratro nel quale, chi è dalla parte della ragione e della legalità, ha torto per il solo fatto di non avere la forza delle armi e l’appoggio dell’impero statunitense? Ce ne rendiamo conto?

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.