Case ERP a Laghetto, Asproso: “buona idea, ma senza ulteriore consumo di suolo”

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Nuove case popolari
Nuove case popolari

Buona idea quella di un Protocollo d’Intesa tra Comune e ATER – scrive in una Interpellanza comunale Ciro Asproso – per realizzare degli alloggi a favore degli anziani. Da tempo andiamo dicendo che c’è bisogno di soluzioni abitative calibrate sulle esigenze dei soggetti più deboli: anziani, persone con disabilità, coppie giovani e a basso reddito.

Tuttavia, vien da chiedersi se nel 2020 non sia possibile reperire altre opzioni, più ecologiche e di minor impatto ambientale, rispetto all’ulteriore consumo di suolo permeabile.

L’ultimo censimento ISTAT fotografa la situazione italiana con dati a dir poco allarmanti che dovrebbero imporci un radicale cambio di strategia: 31 milioni di abitazioni costruite di cui, 7 milioni, vuote o abbandonate; la cementificazione avanza al ritmo di 2 mq al secondo e ogni giorno si perdono più di 14 ettari di territorio vergine. Il 12,2% della nostra regione è urbanizzato, contro il 7,6 della media italiana. A Vicenza sono 6 mila gli alloggi sfitti o inutilizzati, oltre 200 sono case popolari di proprietà comunale non occupate.

Capisco che costruire ex novo possa sembrare meno complicato che recuperare il vecchio, ma non sempre la soluzione più semplice è anche quella più conveniente. Di certo non lo è sotto il profilo della sostenibilità ambientale e della rigenerazione urbana.

Recentemente avevo proposto un Programma Integrato di Recupero per i fabbricati dell’ex Istituto psichiatrico – sempre a Laghetto – che per me rimane la soluzione migliore. Ma in città vi sono anche altre strutture che potrebbero essere utilmente riutilizzate, ad esempio l’ex Casa colonica in Via Baracca (con annessa chiesetta) che rappresenterebbe un’occasione di restauro di gran pregio.

In un Paese ad alto rischio idrogeologico come il nostro, anche a seguito dei cambiamenti climatici in essere, l’imperativo deve essere la de – impermeabilizzazione, la rigenerazione urbanistica, la sostituzione dell’esistente, il costruire sul già costruito; non è più tempo di cementificare il territorio e di sottrarre altro suolo al patrimonio comune.