Castellone, il rione medievale di Formia intorno al Cisternone romano: la storia, anche dei bombardamenti, conduce al presente

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Segni dei bombardamenti su Castellone
Segni dei bombardamenti su Castellone, di fianco alla chiesetta di Sant'Anna

La Formia di oggi, di quasi 40 mila abitanti, è un centro di media importanza, nonché il comune più popoloso della Riviera di Ulisse. Tra le varie frazioni di cui si compone oggi, sono due quelle storiche che nel 1820 diedero vita al primo nucleo della città moderna: Mola (o Castelmola), e Castellone. È di quest’ultimo che ci occuperemo qui.

Castellone è un luogo dove la storia si fonde con il presente, e non solo metaforicamente. Scopriremo che questo piccolo rione è il risultato di millenni di trasformazioni, stratificazioni e riscoperte. Il borgo appare oggi pittoresco e panoramico, grazie ai vicoli stretti, le case coloratissime e la vista sulla città.

Scorcio di Castellone
Scorcio di Castellone

L’antica Formiae, luogo di villeggiatura prediletto dai patrizi romani, sorgeva prevalentemente sulla costa. Abbiamo già parlato della storia del Cisternone, il capolavoro di ingegneria idraulica romana: nei tempi in cui la cisterna fu costruita, la collina dove sarebbe poi sorto il rione Castellone costituiva l’arx (o arce) della città antica. Quando nell’Alto Medioevo iniziarono le incursioni saracene, gli abitanti si rifugiarono proprio lì, iniziando il processo di trasformazione e riadattamento. L’arx aveva una porta, eretta in età repubblicana su una base poligonale ancora più antica. Su quella stessa porta, quando nel XIV secolo il borgo venne dotato di una fortificazione, fu costruita la principale delle 12 torri che intermezzavano la merlatura, creando un singolare monumento “a strati”. Ad oggi è una delle poche parti di Castellone che i bombardamenti del ’43 ci hanno concesso di continuare ad ammirare per intero (eccezion fatta per il Cisternone).

Torre di Castellone
La torre di Castellone. Ben visibile il contrasto tra la base, la porta romana e le aggiunte medievali.

Dell’antica fortificazione resiste oggi anche l’ingresso sud del borgo, la porta detta “dell’Orologio” o “degli Spagnoli”, sulla quale è incastonato l’orologio maiolicato settecentesco da cui prende il nome. La particolarità di questa, così come delle altre torri superstiti (meno evidenti e più “assorbite” nel tessuto urbano), è che oggi è in parte un’abitazione privata.

Teatro Romano di Castellone
Il “Teatro Romano” di Castellone, detto “Gli Canciegl”, luogo del martirio di Sant’Erasmo

Il teatro romano e la tradizione di Sant’Erasmo – Ai piedi del borgo, a ridosso del centro città, sorge un complesso abitativo conosciuto in dialetto come “Gliu Canciegl” (“il cancello”), o semplicemente detto “Teatro Romano”. Si tratta di un edificio dalla struttura piuttosto inusuale per un semplice palazzo, i cui balconi sono coperti e separati tra loro da volte a botte. Il suo nome non è casuale: si trattava davvero di un teatro di epoca romana, trasformato intorno al XVII secolo in abitazioni private. Sono ancora più che visibili nei piani bassi i segni del suo antico uso e della sua origine. La leggenda vuole che Sant’Erasmo, Vescovo e protettore del rione (e quindi patrono di Formia insieme con San Giovanni Battista), sia stato martirizzato in uno di questi magazzini (oggi anch’esso proprietà privata), durante le persecuzioni del IV secolo d.C. contro i cristiani. Il 2 giugno, giorno della sua festa, i devoti rendono omaggio alla macchia rosata che appare su una parete del teatro, che essi ritengono essere proprio il sangue del santo.

Il patrono ha ovviamente un chiesa dedicata nel rione, che sorse su una antica necropoli paleocristiana. Nel corso del Medioevo e per parte dell’Età Moderna ha ospitato un’abbazia, condotta prima dai benedettini, poi dagli olivetani. Con ogni probabilità furono proprio i monaci a dare inizio alla trasformazione del teatro in una proprietà privata, costruendone l’ingresso. Questo doveva essere sbarrato proprio da un cancello, che avrebbe dato poi il nome alla zona.

Grotta Sant'Erasmo
La grotta che si dice essere stato luogo del martirio di Sant’Erasmo. (Si ringrazia l’artista che ci ha concesso di entrare e fotografare il locale)

Il ‘900 – Castellone, come Mola, pagò carissimo lo scotto dei bombardamenti. Fino a quella data era ancora visibile la cinta muraria, che andò quindi completamente distrutta, così come molti edifici. In alcuni punti del rione sono ancora visibili i danni delle bombe, in modo particolare in piazza Sant’Anna, dove sorge l’omonima chiesetta e dove erano presenti alcuni palazzi che poggiavano direttamente sulle colonne dalla cisterna sottostante (foto in copertina, ndr). Nei decenni successivi furono inoltre fatte alcune scelte urbanistiche che sconvolsero ulteriormente l’aspetto del borgo. Tra queste, l’abbattimento dei resti di una delle torri medievali e la modifica della vecchia scalinata che conduceva dalla parte marittima del rione (oggi via Rubino) alla parte collinare.

Molti dei muri di Castellone celano sotto l’intonaco un cuore di opera romana. Quelle stesse mura hanno visto avvicendarsi generazioni di persone, cambiamenti, riadattamenti.  Sarebbe stato bello poter visitare oggi il teatro romano, o ammirare da sotto il borgo cinto dalla merlatura medievale. Tuttavia, al mondo non esiste cosa che non si trasformi: l’evoluzione stessa è storia, un susseguirsi di piccoli cambiamenti che arrivano fino a tempi remoti senza soluzione di continuità. Se è il tempo a dare valore alle cose, perché non godere di ciò che ci lascia?