Il Museo Diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci (Gaeta) racconta la storia del territorio attraverso le sue opere

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Un allestimento presso il Museo Diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci
Un allestimento presso il Museo Diocesano e della religiosità del Parco dei Monti Aurunci. Credits: Arcidiocesi di Gaeta.

Il Palazzo De Vio di Gaeta è nato come antica residenza vescovile probabilmente in concomitanza allo spostamento della cattedrale da Formia (IX secolo). Prende il nome dal Cardinale Tommaso De Vio (nato a Gaeta nel 1469), vescovo dal 1517 al 1534, che lo ristrutturò in una nuova intenzione stilistica rinascimentale. Dal 1771 al 1960, poi, è stato sede del seminario (cessando di essere episcopio nel 1806) e venne sottoposto ad un ulteriore ed importante restauro nel XIX secolo – probabilmente su progetto di Federico Travaglini – che rese possibile anche un ampliamento, oltre all’edificazione dell’odierna facciata principale su Via Duomo. Insomma, un intarsio di elementi rinascimentali, moderni e medievali. Oggi ospita, fra le altre cose, il Museo Diocesano e della Religiosità del Parco dei Monti Aurunci.

Il museo – A partire dall’Ottocento, si sa per certo che in questi stessi luoghi, nella vecchia navata della cattedrale, è esistita una iniziale e rudimentale esposizione. Aperto nel 1956 nei locali soprastanti l’atrio, dove venne trasferito solo nel XXI secolo, il Museo Diocesano e della Religiosità del Parco dei Monti Aurunci accoglie molto più di una semplice serie di opere a carattere religioso. L’allestimento che possiamo vedere ai giorni nostri, anzi, è ancora più recente: il nuovo museo – insieme al rinnovato palazzo – è stato inaugurato nel 2006. Un’iniziativa resasi necessaria non solo per l’aria angusta che si respirava nella “versione precedente” di quelle sale, ma anche perché, negli anni, il patrimonio espositivo era aumentato al punto da aver trasformato l’edificio in una sorta di deposito.

La nuova organizzazione si sviluppa nei primi tre piani di quella che è stata l’abitazione del Cardinale De Vio.

Le opere – Il museo ospita una raccolta di opere molto variegata comprendente dipinti, suppellettili liturgiche e libri corali che, originariamente, erano custoditi in altre chiese della città e della relativa arcidiocesi. A meritare una menzione è sicuramente lo Stendardo della battaglia di Lepanto (1571) di Girolamo Siciolante da Sermoneta issato sulla nave pontificia ammiraglia nello scontro navale contro i Turchi; in seta pregiata e con bordature in oro, oltre alla raffigurazione di Gesù crocifisso e dei santi Pietro e Paolo, riporta la tipica scritta in hoc signo vinces. Di straordinaria fattura, poi, i manufatti di oreficeria ed argenteria (sec. XI – XIX), tra cui la croce bizantina donata dal Cardinale De Vio alla Cattedrale di Gaeta, tre preziosi Exultet medievali su rotoli di pergamena (XI secolo) e una stauroteca bizantina (reliquiario paleocristiano originariamente pensato per conservare frammenti della Croce di Cristo) in oro e smalti.

Il Trittico di Santa Lucia di Giovanni da Gaeta
Il Trittico dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni da Gaeta. Credits: Musei – Regione Lazio.

Tantissimi anche gli affreschi, tra cui alcuni trecenteschi provenienti dalla Cappella d’Oro e il Trittico dell’Incoronazione della Vergine di Giovanni da Gaeta (1456, dalla ex chiesa di San Lucia di Gaeta). La pinacoteca raccoglie tavole e tele (quasi esclusivamente a soggetto religioso) risalenti al periodo compreso tra il XII e il XVIII secolo. Le firme dei pittori importanti sono un’infinità: dal già citato Giovanni da Gaeta, attivo nella seconda metà del XV secolo e primo grande maestro gaetano della seconda metà del Quattrocento, a Riccardo Quartararo, da Luca Giordano a Francesco Solimena e Andrea Vaccaro. Molte di queste opere erano arrivate in città già intorno alla metà del XIX secolo per ornarne alcuni edifici sacri su iniziativa di re Ferdinando II, che considerava Gaeta la seconda capitale del Regno delle Due Sicilie.

Il museo conserva anche un calice e un ostensorio donati da papa Pio IX (1848-9), a cui è dedicata un’intera sezione.

L'assedio di Gaeta
L’assedio di Gaeta in una stampa acquarellata conservata al Museo Diocesano. Fonte: Maremagnum.

A completare l’esposizione c’è anche un’ampia sezione di stampe, e non solo a carattere religioso: un gruppo interessantissimo raffigura i territori di Formia, Fondi, Minturno, Montecassino e, ovviamente, Gaeta, anche durante l’ultimo assedio (in bellissimi dettagli acquarellati) prima della proclamazione del Regno d’Italia (1860-1).

Una grande collezione che offre una ghiotta occasione per approfondire tanti aspetti della storia di Gaeta e dei suoi momenti d’oro, raccontandone la vita quotidiana, le influenze artistiche e le committenze ricevute.

Nella stessa sede – Accanto al museo, sempre negli ambienti di Palazzo De Vio, hanno sede l’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto, l’Archivio Storico Diocesano, la Biblioteca diocesana, l’Ufficio per le Comunicazioni sociali/Radio Civita InBlu, l’Ufficio per la pastorale scolastica e l’IRC (Insegnamento della Religione Cattolica) e l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero di Gaeta.