Cibus 2022. Il Centro Sud invoca sovranità alimentare. Il Nord risponde: ”difendiamo made in Italy con tecnologia e diplomazia alimentare”

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Cibus e made in Italy
Cibus e made in Italy

Le imprese agroalimentari a carattere familiare del nostro Paese hanno sempre espresso una strutturale solidità. Durante l’emergenza pandemica hanno continuato a lavorare e a progettare implementando i loro sforzi per raggiungere l’eccellenza e la sostenibilità dei loro prodotti. Questo il messaggio originale uscito alla Cibus 2022, recentemente conclusasi a Parma, dopo 4 anni dall’ultima edizione.

Una realtà che si evidenzia già nei numeri a partire dai 52 miliardi di export del cibo italiano del 2021.

Le nostre aziende sia in forma individuale, consorziate o associate sono sempre state il motore dell’innovazione, trainato, per singolo territorio, dalla propria tradizione.

Agroalimentare italiano. Una coesione di innovazione, territorio e tradizione.

Quasi mille le novità presentate a Cibus 2022 nella capitale del cibo italiano, sia per il mercato italiano che quello estero. Prodotti innovativi originati dal recupero della tradizione agroalimentare italiana che rispondono alla nuova domanda di mercato; dal salutistico, alla storia secolare dei prodotti tipici. Dalla ricerca del gusto al packaging ecosostenibile per arrivare al benessere animale. Nuovi prodotti che completano un patrimonio agroalimentare che distingue l’Italia dal resto del mondo.

Crisi economica internazionale. La produzione agroalimentare deve essere ripensata.

Imprese di famiglia che nel sistema globalizzato ed interdipendente come quello contemporaneo, dopo la dura prova dell’emergenza sanitaria mondiale, si trovano ad affrontare la variabile della crisi internazionale russo – ucraina che sta cambiando le regole economiche. L’aumento delle materie prime insieme a quello dei prezzi dell’energia, del confezionamento e dei trasporti sono gli  effetti irreversibili e in costante crescita di una crisi economica mondiale che durerà a lungo. Per questo motivo la filiera produttiva agricola è in allarme e fibrillazione. Tutti, anche al Cibus 2022, chiedono legittimamente il riconoscimento di aumenti adeguati dei listini in tutta la filiera, per sostenere le minime condizioni economico finanziarie d’impresa.

Rincari già presenti, con aumenti medi complessivi del 40%,  nella spesa alimentare del consumatore finale. Basilare quindi pensare ad un nuovo sistema di produzione agroalimentare. Nell’attuale costante trasformazione radicale del mondo globalizzato,  devono essere considerate nuove politiche economiche .

Sovranità e diplomazia alimentare insieme alla  tecnologia per un diverso sistema per la filiera produttiva nazionale.

Secondo Massimiliano Giansanti, Presidente di Confagricoltura, «i problemi sono tanti e colpiscono direttamente le imprese; tuttavia, se vogliamo vincere la sfida, dobbiamo lavorare insieme, con tutta la filiera a monte e a valle del nostro settore, per vedere riconosciuti il valore delle produzioni agricole e il ruolo attivo nei processi di transizione energetica ed ecologica» . Una raffinata dichiarazione che riprende la tesi già ribadita dal massimo esponente di Confagricoltura in cui «sovranità alimentare e salvaguardia del potenziale produttivo sono questioni ineludibili».

A questo proposito la senatrice calabrese Rosa Silvana Abate membro della Commissione Agricoltura, intervenuta ad una tavola rotonda organizzata sempre da Confagricoltura sui “nuovi scenari per il Turismo e l’enogastronomia“, ha ribadito che il suo disegno di legge in discussione a Palazzo Madama, propone proprio una nuova condizione organizzativa – produttiva che il sistema agricolo del nostro paese deve assolutamente perseguire.

«In un contesto globalizzato, tra pandemia e conflitto internazionale parlare di sovranità alimentare è impegnativo, soprattutto per un paese come l’Italia interdipendente su tutto in termini di produzione agroalimentare» –  dichiara la senatrice di Alternativa Popolare – «e dobbiamo porci una domanda. Per alcune filiere come il grano e il mais perché abbiamo dismesso questi ambiti produttivi strategici?  Abbiamo abbandonato gradualmente la coltivazione del grano perché il prezzo pagato agli agricoltori copriva a mala pena la trebbiatura. Bisogna garantire all’agricoltore per quasi tutte le filiere, quell’indipendenza o sovranità. Non si può andare dall’agricoltore e pagare meno di quello che spende per produrre» .

Parere diverso per il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio: «l’Italia non è un paese che può realizzare una sovranità alimentare. Bisogna invece introdurre un nuovo modello di diplomazia  alimentare da perseguire con un duplice obiettivo: nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni».

Nella stessa direzione di tutela del comparto agroalimentare nazionale c’è il deputato Roberto Caon, esponente della coalizione di Governo, membro della Commissione Agricoltura alla Camera dei Deputati, il quale ha puntato il dito sulla falsificazione del cibo made in Italy .

«Le nostre eccellenze alimentari ed in particolari i marchi di qualità (Dop, Igp, Docg, Doc, ecc.) sono la nostra vera cassaforte del patrimonio agroalimentare nazionale e primo pilastro di una virtuale sovranità alimentare nazionale» – dichiara a Cibus il parlamentare veneto-  «che vanno sostenute combattendo seriamente l’Italian sounding, in continua e costante crescita, che per il nostro sistema agroalimentare sta diventando una vera e propria catastrofe economica. Solo attivando un sistema  di blockchain tecnologica, anticontraffazione e antifrode possiamo abbattere questo fenomeno che produce annualmente decine di miliardi di euro di danni alle nostre imprese nazionali» .

Sovranità alimentare, tecnologia e diplomazia alimentare per la tutela della produzione e commercializzazione del cibo Made in Italy. Temi di ieri e di oggi che forse possono essere idonei all’attuazione di nuove politiche a favore del comparto agroalimentare.

Strategie, evidenti nei discorsi a Cibus 2022, per affrontare il futuro che prospetta, purtroppo, una probabile crisi internazionale alimentare che potrebbe essere vicina, ma soprattutto duratura.

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Marco Spiandorello
Marco Spiandorello , padre di cinque figli,vive e risiede a Padova. Ha compiuto inizialmente gli studi professionali turistico alberghieri, completati con un percorso economico –giuridico all'Università di Perugia . Dopo giovanili esperienze lavorative nel settore turistico alberghiero in Italia e all’estero, in particolare in Svizzera, e l'assolvimento del servizio militare , ha iniziato l’attività imprenditoriale, giovanissimo, rilevando l’azienda di famiglia, un Centro di Formazione professionale di Padova. Contemporaneamente ha alternato esperienze lavorative , sempre in Italia e all’estero ,con l’insegnamento nella scuola pubblica e l’attività di cooperazione in particolare nel Paesi dell'Est Europa e dell'Africa Centrale . Nel 1994, dopo la partecipazione al concorso nazionale,viene immesso in ruolo dal Ministero della Pubblica Istruzione, in qualità di docente di scuola superiore per le discipline di marketing e laboratorio turistico alberghiero. L’insegnamento e l’esercizio della libera professione, oltre all’attività di impresa gli permettono di lavorare in diversi settori (istruzione e formazione professionale,industria turistica,pubblicaamministrazione,pmi,università’,agroalimentare,sicurezza,lavoro,termalismo,agroambiente,comunicazione pubblica,sociale, immigrazione e cooperazione),in quasi tutte le regioni italiane,e in diversi paesi esteri(Slovacchia,Spagna,Romania,Moldavia,Albania,Bielorussia,Ucraina,e Senegal). Solo negli anni 2000 si approccia a tematiche completamente diverse dall’origine del suo itinerario personale,organizzando azioni, e progettando studi, dedicati a due ambiti cruciali della vita del nostro Paese:l’Immigrazione e la Sicurezza pubblica insieme allo Sviluppo economico del territorio. Le sue esperienze professionali hanno registrato numerose attività, in qualità di organizzatore di eventi,missioni istituzionali e di cooperazione, oltre a diverse attività redazionali e giornalistiche a mezzo stampa e radiotelevisive. E' stato consulente degli Enti strumentali della Regione Veneto e Regione (Lazio Lavoro e Veneto Lavoro) negli anni 2003-2005 relativamente a progetti di formazione lavoro e gestione dei flussi migratori provenienti dalla Moldavia,Romania e Albania. Dal 2008 al 2015 è stato amministratore di diverse società di progettazione e gestione di attività di cooperazione nei settori turistico,culturale,economico e del lavoro in Ucraina,Albania,Moldavia e Romania. Dal 2013 al 2015 ha svolto l'incarico di direttore del CIMECT (Centro Internazionale della Moldavia per lo sviluppo della cultura turistica) presso l'Università di Stato Ion Creanga di Chisinau. Ha maturato numerose esperienze tecnico -politiche “dietro le quinte” collaborando come consulente esperto di consiglieri e amministratori locali e parlamentari nazionali ed europei dal 1990 al 2010 . Dal 2011 al 2015 e’ stato coordinatore della più’ grande struttura formativa nazionale Istituti Formazione Lavoro, accreditata nel settore del benessere , con più di 1000 allievi dislocati in quattro province del Veneto, allargando la sua esperienza nel settore della formazione professionale riconosciuta e finanziata avviata nel 1992. Quest’ultima esperienza gli ha permesso di erogare attività di servizio pubblico per la Pubblica amministrazione (Regione Veneto formazione ) con la conseguente acquisizione di conoscenze e competenze nei sistemi di processo della progettazione,controllo e rendicontazione delle risorse pubbliche nazionali ed europee . Dal 2012 al 2014 è stato professore incaricato dell'Università di Stato “I. Creanga” a chisinau (repubblica di moldavia) nel Master “protecţia juridică a patrimoniului arheologic”. Dal 2016 è rientrato a tempo pieno ad insegnare laboratorio e cultura enogastronomica presso l’Istituto Alberghiero “Pietro d'Abano di Abano Terme. Dal 2017 diverse collaborazioni pubblicistiche in particolare con il giornale on line ViPiù, oltre ad essere consulente esperto per diversi enti di formazione professionale accreditati nelle regioni Emilia Romagna,Veneto,Lombardia,Lazio e Puglia. Sta completando il proprio curriculum studiorum con ulteriore percorso di formazione umanisticapresso l'Università di Padova ( corso di laurea in Progettazione e gestione del Turismo Culturale),dopo aver partecipato con una borsa di studio Erasmus ad un itinerario di studio internazionale presso l'Università Montaigne di Bordeaux, nell'anno accademico 2020-2021.