Congresso “Abitare il Paese. Città e Territori del Futuro Prossimo”: 11.000 capannoni veneti dismessi

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È fondamentale superare la monocultura produttiva che ha portato alla ?desertificazione? di intere aree con il conseguente calo demografico e lo spostamento soprattutto delle fasce in età lavorativa. In Veneto ci sono 92mila capannoni distribuiti in circa 5.600 aree periferiche. Una media di un capannone ogni 54 abitanti. Di questi circa 11.000 sono strutture dismesse, il 12% del totale, e solo 6mila sono riutilizzabili. 
Dal palco dell?ottavo Congresso Nazionale degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori, la Presidente dell?Ordine degli Architetti PPC di Venezia e Presidente della Federazione Regionale (FOAV), Anna Buzzacchi,  esorta al riutilizzo e alla riorganizzazione degli spazi superando le monoculture: «È necessario passare da spazi fisici a luoghi urbani di coesione e relazione sociale. La risposta che spesso viene data al riutilizzo dei capannoni abbandonati è quella di destinarli ad uso commerciale. Una scelta sbagliata che, se pur vista come alterativa all?abbandono, non fa altro che alimentare la disorganizzazione degli spazi». In questo processo il ruolo dell?architetto è fondamentale: «Uno degli obiettivi principali del Congresso è, infatti, quello di far germogliare un nuovo paradigma della qualità della vita urbana, armonizzando tra loro tre elementi fondamentali: la crescita economica, l?inclusione e la tutela dell?ambiente come impegno a favore delle generazioni future».

«Le città – spiega la Presidente – devono riconquistare il loro ruolo di spazi aggregativi. Per far ciò è fondamentale una trasformazione non soltanto a livello sociale, ma anche normativa.