Contro il Pordenone per il Lane quarta vittoria in trasferta (1-2): ma evitiamo trionfalismi

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LR Vicenza Pordenone
LR Vicenza Pordenone

Pordenone-Vicenza è la tipica partita che non è facile analizzare. Dal punto di vista del tifoso si può senz’altro incasellare fra quelle trionfali, invece da un punto di vista critico alcune evidenze consigliano un approccio meno trionfalistico.

La vittoria è il lascito più importante di questo mezzo derby veneto-friulano. Battere sul suo campo il Pordenone non era facile: a Lignano Sabbiadoro la squadra allenata da Tesser aveva incassato in precedenza un solo stop dalla Cremonese ed era imbattuta (in assoluto) da sei turni. In questo frangente aveva incasellato tre vittorie ed altrettanti pareggi. Vero è che, comunque, in casa il Pordenone non aveva un curriculum esaltante: due sole volte infatti aveva vinto mentre ben sette erano stati i pareggi. Sui trenta punti disponibili ne aveva incamerati tredici, meno della metà. Facile l’obiezione: a spalti vuoti il fattore campo conta di meno. È sicuramente vero per le squadre che, pre Covid, avevano molti tifosi sulle tribune. Non è il caso di quella friulana che, l’anno scorso, godeva di una media di 3.500 spettatori a gara. Non proprio una massa critica.

Dicono però le statiche che le fortune del Pordenone sono state finora costruite in trasferta. La conclusione, dal punto di vista tecnico, è che si trova meglio contro avversari che devono mantenere l’iniziativa, come impone il copione a chi gioca sul proprio campo.
Così è stato anche in questo match. Nei dieci minuti iniziali, forse i migliori in tutto il suo campionato, il Vicenza ha devitalizzato il Pordenone. E nel prosieguo, almeno nel primo tempo, gli uomini di Tesser hanno fatto una fatica tremenda a costruire la fase offensiva, ben contenuti sia dai tre centrocampisti schierati da Di Carlo che dagli esterni di difesa. Gli errori gratuiti dei giocatori friulani sono stati numerosissimi e ciò significa poca concentrazione e poco agonismo.

Il Lane ha giocato meglio, con più corsa e più aggressività, coprendo meglio il campo e approfittando degli svarioni avversari, se non spesso provocandoli. Nella ripresa c’è stato il consueto calo dei biancorossi, che ha permesso al Pordenone di riorganizzarsi e di mettere a proprio favore l’inerzia della partita. Grazie anche all’integrale modifica da parte di Tesser della sua mediana, con l’inserimento di tre centrali che sono risultati ben più efficaci dei titolari.

Il Lane ha perso progressivamente campo e iniziativa, giocando la solita partita femmina, come si è visto spesso quest’anno. Tant’è che Di Carlo ha utilizzato negli ultimi venti minuti ben sei difensori puri.

Il bello è che il Vicenza ha incassato il pari proprio quando poteva contare su questa vera e propria Maginot e, sull’altro fronte, il Pordenone ha beccato il raddoppio da un avversario votato ormai alla sola fase difensiva. Questi paradossi dimostrano che, qualche volta, tutto il lavoro tecnico e tattico non conta nulla e il risultato dipende da un episodio.

Frutto di un episodio, infatti, è stato il bis firmato da Giacomelli appena un minuto dopo l’1-1. Gran merito va riconosciuto al numero 10 biancorosso, che, in un momento molto difficile della partita per il Lane, ha sfoderato la lucidità e il coraggio di inventare un prodigioso shoot in diagonale. È corretto però evidenziare la gentile collaborazione dei padroni di casa, tutt’altro che solerti a chiudergli la linea di tiro, e, soprattutto, del portiere Perisan che, come ben si è visto nella slow motion televisiva, forse perché coperto, è arrivato tardi sul pallone sfiorandolo inutilmente con la mano opposta.

Sempre a proposito di episodi, bisogna ricordare i due rigori che l’arbitro Volpi, non proprio in giornata e forse nemmeno ben assistito dai propri assistenti, ha negato alle due squadre. Dopo 5’ minuti del secondo tempo Cappelletti è steso in area un attimo dopo aver tirato ma Volpi, per altro vicinissimo, fa subito il gesto del no fallo (le inquadrature hanno evidenziato che sarebbe stato accertato solo con la VAR). Venti minuti dopo, molto più evidente, invece, è l’entrata a gamba tesa di Bruscagin su Rossetti: ultimo uomo e chiara occasione da gol, sarebbe stato quindi rigore e rosso per il difensore. Il primo episodio avrebbe potuto dare ai vicentini il 2-0 che non erano riusciti a assicurarsi in precedenza e quindi il corso della gara avrebbe potuto essere più facile per loro anche se mancava quasi un tempo intero. Il penalty a favore del Pordenone, magari, avrebbe avuto un’influenza diversa: c’erano 15-20 minuti prima della fine, il Lane era un po’ alle corde e, in vantaggio numerico, i neroverdi avrebbero avuto più chances per conquistare i tre punti.

In sintesi: bene agonismo, concentrazione e pericolosità dei biancorossi, non altrettanto l’incapacità di chiudere prima la partita e la solita seconda parte di gara in soggezione. Stavolta è andata bene, ma un pareggio poteva anche essere un risultato realistico.
Parliamo di singoli. Prima di tutto un bravo a Simone Longo per il gol da vero centravanti. Chissà che continui anche perché, per usare le parole di Conte su Sanchez, per ora i numeri sono impietosi. Sempre meglio Pietro Beruatto: quando avrà, da difensore, gli stessi numeri che ha dimostrato da attaccante, un posto in una big non glielo toglie nessuno. Da rivedere infine Vandeputte nell’inconsueto ruolo di trequartista. Sembra più a suo agio quando gioca da esterno ma, essendo la prima volta, forse è meglio rinviare il giudizio.

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.