Ddl Zan, Speranzon (FdI): “liberticida e censoria, sostiene dittatura del pensiero unico”

228
Raffaele Speranzon, capogruppo FdI in regione Veneto
Raffaele Speranzon, capogruppo FdI in regione Veneto

“Aggravanti già presenti nel codice penale e proposte liberticide frutto di un atto di propaganda politica: è su queste basi che poggia la mozione che abbiamo presentato in Consiglio Regionale come gruppo di Fratelli d’Italia e sottoscritta da tutti i consiglieri FdI contro il DDL Zan e approvata dal Consiglio regionale” Inizia così una nota diffusa dal gruppo consiliare FdI: sulla mozione con primo firmatario il capogruppo, Raffaele Speranzon: “La Costituzione tutela tutti gli individui, indipendentemente dalla razza, dal sesso e dalle condizioni personali e sociali – spiega Speranzon – il codice penale già non presenta vuoti normativi in caso di delitti compiuti per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Perché la sinistra, invece di pensare a limitare le libertà dei cittadini italiani, non si preoccupa di tutti quei paesi nel mondo dove non c’è alcuna legge che tutela le vittime di reati discriminatori? Già in estate, con una risoluzione che chiedeva al Governo di condannare quegli stati dove la condotta sessuale può portare a condanne gravissime, condannavamo il doppiopesismo della sinistra e ad oggi non è cambiato nulla”. “Siamo di fronte ad un puro atto di propaganda politica, che rispetto a quelle già esistenti non dà nessuna nuova tutela alle persone che dice di voler difendere e che si rivela quindi del tutto superflua – evidenzia Speranzon – Si vuole portare avanti un provvedimento che limita fortemente le libertà di pensiero e di parola: si tratta di una proposta di natura liberticida e censoria, che sostiene la dittatura del pensiero unico, soprattutto nell’articolo 4 quando, parlando di pluralismo e libertà, pone invece dei paletti al libero pensiero. Per questo chiediamo alla Giunta Regionale di farsi portavoce con il Parlamento del dissenso del Consiglio verso una norma suscettibile di violare la libertà di pensiero, la libertà di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà di stampa, la libertà di educazione, la libertà di insegnamento e la libertà religiosa”.