Domani alla Libreria Galla il giornalista Federico Fubini dialogerà con Mariapia Veladiano e presenterà il suo libro “La maestra e la camorrista”

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Mercoledì 28 marzo alle ore 18.00 alla libreria Galla 1880 Federico Fubini dialoga con Mariapia Veladiano e presenta il suo nuovo libro “La maestra e la camorrista” edito da Mondadori. Fubini, editorialista di economia per le pagine del Corriere della Sera, affronta in questo suo nuovo lavoro un tema che attraversa e intreccia differenti problemi. Lo spunto iniziale è squisitamente economico ed è chiarito dal sottotitolo del libro che recita così: perché in Italia resti quello che nasci. Infatti, da un’attenta analisi dei dati emersi da uno studio della Banca d’Italia emerge con chiarezza che nel nostro paese manca la mobilità sociale. In sostanza, le famiglie ricche sono sempre le stesse e le classi popolari sono sempre ferme, incatenate alla loro posizione.
Un paese ingessato in cui la grande promessa della modernità, quella dell’emancipazione e della liberazione delle energie sociali, sembra essere svanita. Fubini si interroga sui motivi di questa sostanziale sconfitta e ne rintraccia le origini nel nostro sistema educativo.
È chiaro allora come non sia casuale la presenza di Mariapia Veldiano, scrittrice ma anche educatrice e preside di una importante scuola cittadina e quindi persona tra le più indicate e informate sul funzionamento del sistema educativo nazionale. Fubini pone il tema dell’istruzione – e della cultura in genere – come principale fattore di crescita, non solo personale ma anche economica e sociale del paese, un tema troppo spesso passato in secondo piano e trascurato dai governi nazionali e regionali. Per cresce, per uscire dalla crisi, per inventare e innovare serve prima di tutto sconfiggere la povertà educativa e intervenire fin dai primi anni di vita perché, secondo l’autore un asilo d’infanzia «rende più di un bond».

L’autore. Federico Fubini (Firenze, 1966) è inviato e editorialista di economia del «Corriere della Sera», di cui è vicedirettore ad personam. Da Mondadori ha pubblicato: Noi siamo la rivoluzione (2012), con cui ha vinto il Premio Estense, e La via di fuga (2014).
Il libro. Tre forze silenziose dominano oggi la società italiana: la ricchezza patrimoniale di milioni di famiglie, la povertà demografica di un Paese nel quale le nascite di nuovi bambini sono sempre più rare (mentre i giovani emigrano) e la fragilità culturale evidente in una proporzione di laureati e diplomati fra le più basse dell’Occidente. Il modo in cui queste forze si combineranno fra loro è destinato a decidere del nostro futuro. L’Italia di oggi è un Paese pietrificato, dove la mobilità sociale è bloccata e i discendenti di chi in passato ha costruito grandi fortune sono ancora al vertice, mentre i pronipoti delle classi popolari di un tempo sono sempre fermi sui gradini più bassi. È quanto emerge da uno studio di due ricercatori della Banca d’Italia che, confrontando la Firenze attuale con quella quattrocentesca dei Medici, hanno fatto la clamorosa e desolante scoperta che le famiglie più ricche e quelle più povere sono rimaste le stesse di sei secoli e venti generazioni fa. Per capire come mai un Paese a democrazia matura e welfare avanzato come il nostro presenti una tale rigidità sociale, Federico Fubini ha condotto una serie di test, soprattutto su bambini e ragazzi in età scolare, per verificare quali sono i maggiori ostacoli che impediscono ai più svantaggiati di cambiare la propria condizione d’origine. Per esempio, quanta fiducia in se stessi, nella loro intelligenza, nel futuro e nel prossimo hanno gli allievi di un prestigioso liceo classico milanese e di un collegio universitario esclusivo del Nord, e quelli di un istituto professionale di Mondragone (Caserta), uno di quell’1,5% di comuni italiani in cui si guadagna di meno e dove si registra un alto tasso di criminalità? O, nel quartiere più giovane di Napoli, infestato dalla camorra, fra bambini appartenenti a famiglie che vivono nella legalità, e figli di genitori che vivono fuori o ai margini della legalità? La risposta è sempre impietosamente la stessa e conferma l’influenza decisiva dell’ambiente nel tracciare, fin dalla più tenera età, il successivo percorso di vita: «Già a cinque anni l’attitudine a fidarsi, investire, interagire nel proprio interesse, era molto diversa in base al luogo di nascita». A partire da questa consapevolezza, però, Fubini mostra che esistono non solo problemi radicati nella storia, ma anche soluzioni pratiche. Se l’Italia stenta a riprendersi dalla crisi economica, afflitta com’è da un debito pubblico che lievita in modo inversamente proporzionale alla crescita, dal drammatico calo delle nascite, dai patrimoni dinastici e da «una povertà educativa sorprendente per una nazione con la nostra storia», l’immobilismo sociale è un’ulteriore, inaccettabile complicazione che penalizza e paralizza le nuove generazioni. Per risolverla, è necessario che la scuola porti il suo aiuto molto presto e con più efficacia, sapendo che un asilo d’infanzia «rende più di un bond». Perché è solo nei primi anni di vita che si può cambiare una mentalità e, quindi, un destino.