Fondo o non fondo… per i soci traditi da BPVi e Veneto Banca: l’informazione e le opinioni di VicenzaPiù e le obiezioni di Andrea Arman (Coordinamento di don Enrico Torta)

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Per chi lo legga assiduamente a VicenzaPiu.com tutto si può rimproverare ma non che sui temi che tratta non dia spazio a tutti coloro che, titolati a farlo, esprimano posizioni di ogni tipo. Se questo vale per tutti gli argomenti da noi trattati, un’informazione totale, pur se compatibilmente con le nostre risorse, è stata sempre da noi data sulle associazioni, sugli studi legali e sui vari movimenti, politici e non, che si sono occupati di una questione di particolare interesse per i nostri lettori, cioè gli avvenimenti delle due ex banche popolari venete e le consegeunze del loro disfacimento.

La tutela dei soci traditi da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che, per quanto riguarda soprattutto BPVi, fummo i primi dal 13 agosto 2010, gli unici per anni e, comunque, ben prima di qualunque associazione, partito e gruppo di interesse, a provare a informare su quello che stava avvenendo senza condizionamenti e interessi di parte, è diventata nel tempo oggetto di “interesse” per tanti e non sempre solo nell’interesse del danneggiati.

Per questo motivo anche in passato mettemmo più volte in guardia contro quelli che apparivano degli speculatori o, peggio, delle iene che giravano intorno a chi era stato già duramente colpito da gestori bancari di lungo e irto pelo ed era spesso indifeso ora di fronte a proposte diverse che venivano prospettate per poter recuperare il maltolto.

Non siamo mai stati né ci siamo ritenuti depositari della verità ma abbiamo sempre supportato i soci che non volevano chinarsi di fronte all’esproprio, che avevano subìto dal sistema finanziario, aderendo alle varie associazioni e affidandosi a diversi legali.

Finché non fu chiaro che i risparmiatori che avevano sottoscritto o acquistato azioni delle due banche non lo avevano fatto per la stragrande maggioranza a scopo speculativo e, soprattutto, che avevano messo i loro risparmi nelle mani di chi li aveva informati scorrettamente, seguimmo con particolare condivisione e trasporto le associazioni più battagliere (tanto per non far nomi “Noi che credevamo nella BPVi” e il Coordinamento di don Enrico Torta, per lo meno nella sua configurazione iniziale intorno al prete trevigiano). Mai trascurammo, però, di evidenziare già allora il lavoro di tante altre associazioni come Codacons Veneto e la Casa del Consumatore di Schio che, con un atteggiamento più “moderato”, perseguivano due obiettivi similari: ricostruire le cause del dissesto individuando le responsabilità e, sulla base di queste, puntare al reupero dei soldi persi.

Pur se con diversa aggressività le due tipologie di associazioni si muovevano sinergicamente ma, da un certo momento in poi  e tanto più si acclaravano le cause e le responsabilità, quella che sembrava una naturale e comprensibile competizione per “associare” il maggior numero possibile di soci si trasformava in una lotta sempre più intensa, in cui gli interessi dei soci cominciavano, secondo noi, a diventare talvolta secondari rispetto ad alcune personalità in gioco e alla guida delle due “scuole” di pensiero e di conseguente azione: c’era chi lottava per avere tutto e subito e, sia pur con indiscutibili ragioni, per ottenere il risultato puntava alla “rivoluzione” contro il sistema e chi, pur non inchinandosi a questo, cercava di costringerlo al tavolo della trattativa con la strategia dei piccoli ma continui passi in avanti.

In una prima fase, quindi e sempre secondo noi, era indispensabile l’attività di mobilitazione e protesta, che di conseguenza privileggiammo nell’ambito dei nostri compiti (il primo era, e rimane, informare su tutto e di tutti, il secondo era, ed è, esporre le nostre opinioni su cosa fosse, e sia, meglio fare).

Nella seconda fase, sempre informando su tutto e tutti (se le informazioni ci arrivano e non ci vengono oscurare come ha iniziato a fare, nel pieno del suo diritto, Noi che credevamo nella BPVi da quando ha capito che noi serviamo i lettori e non i capi di movimenti e partiti), e pur continuando noi a sperare nel nostro intimo che tutti ricevano tutto indietro, propendiamo con chiarezza a reputare utile se non fondamentale approfittare del lavoro fatto dai gruppi alternativi, per esemplificare, a quelli che si sono raccolti intorno a Luigi Ugone per “Noi che…” e Andrea Arman per Don Torta, spingendo (con Patrizio Miatello di Ezzelino III da Onara in testa, uscito da tempo dal gruppo di don Torta, insieme a Franco Conte di Codacons Veneto, Elena Bertorelli della Casa del Consumatore ecc.) perchè quanto ottenuto concretamente col Fondo di Ristoro per le vittime di reati finanziari con la legge 205 del 27 dicembre 2017, votata unanimamente da tutti i partiti e tutti i movimenti in Parlamento e non solo da quelli di governo come si vuol far credere, venga accresciuto per la dotazione minima di partenza ricordando che la legge 205 l’incremento di dotazione già lo prevede e venga semplificato nelle modalità di accesso.

Questa nostra posizione non esclude che ci siano altre strade da percorrere, anche se ci sembrano alquanto lunghe e poco sicure ad esempio quelle legali o poco credibili quelle che puntano su un comportamento etico e di responsabilizzazione dell’unica entità che sul crac delle Venete ha lucrato e per giunta per miliardi elargiti dallo Stato, Banca Intesa Sanpaolo

Per questa ragione, pur apprezzando il Fondo per quello che è ma spingengdo a che si allarghi per entità e fruizione, mai abbiamo censurato le posizioni diverse e/o contrastanti.

Per la strada Intesa, ad esempio, oltre ad aver evidenziato con soddisfazione e condivisione i magistrati, che, con diverse sorti a Vicenza come a Roma, l’hanno chiamata in causa, abbiamo pubblicato un articolo di Riccardo Federico Rocca

E poi, se per le associazioni contro per il fondo abbiamo titolato una loro nota a firma Andrea Arman (l’informazione) con i nostri commenti (l’opinione) “Fondo di ristoro soci BPVi e Veneto Banca, Coordinamento “don Enrico Torta”: è un imbroglio! VicenzaPiù: si rifletta con calma…“, la successiva replica di Patrizio Miatello per quelle impegante nel far consolidare e crescere il fondo l’abbiamo pubblica e commentata titolandola «”Una divisione che fa male ai soci traditi di BPVi e Veneto Banca”: come non leggere con attenzione le motivazioni dell’affermazione di Miatello e associazioni Unite per il fondo?» con l’intento di ribadire le nostre convinzioni pro fondo ma esortando all’unione e non alla divisione tanto più che esistono, ripetiamo, altre strade ma ci sembra sciocco, è la nostra opinione, distruggere l’uniaa d oggi progetatta ed esistente.

Le considerazioni fatte in quest’ultima presentazione di una nota hanno indotto l’amico avv. Andrea Arman, il portavoce del Coordinamento don Torta a inviarci una replica con una serie di obiezioni che pubblichiamo integralmente premettendo alle obiezioni finali (alle altre forse abbiamo già risposto) solo che ci sembra chiaro di aver manifestato le nostre preferenze avendo anche firmato e trasmessa, non secretata, l’adesione all’appello per il Fondo fatto prima del 27 dicembre 2017 con, aggiungerei, successo.

Per quanto riguarda la nostra candidatura nella lista Insieme  (eravamo terzi in una lista nel Veneto che se avesse eletto più di un candidato in tutt’Italia avrebbe fatto il boom…) non solo l’abbiamo annunciata per quella che era, una pura testimonianza civile, ma abbiamo anche lasciato per tutto il periodo elettorale la direzione di questo mezzo, ripresa solo dopo il 4 marzo, pur non essendo tenuti a farlo, per altrettanto pura deontologia professionale, che credo l’avvocato Arman, anche memore di suoi passati problemi col suo Ordine, non possa non riconoscerci.

Ecco, quindi, le obiezioni del buon Andrea che a lungo ha manifestato simpatia per me definendomi un “parte-nopeo“, anche se non sono napoletano se non per i colori della sqaudra che tifo da bambino, riconoscendomi una parte nobile, magari l’altra, legata alla mia permanenza in Veneto dal 1992 dove da sempre mi impegno in battaglie per i nativi, veneti doc come… Gianni Zonin, maa anche per i “solo residenti”.

 

Esimio direttore, come sempre leggo con attenzione le Sue pubblicazioni e, per una volta, mi sento di dover replicare alle premesse da Voi fatte nello scritto intitolato: “Una divisione che fa male ai soci traditi di BPVI e Veneto banca”… Lo faccio perché ripetutamente, inteso che non è la prima volta, mi vengono attribuite affermazioni che non ho mai fatto. Mi riferisco “all’onestà di tutti i veneti”. Affermazione che così come riportata appare effettivamente dogmatica se non idiota. Io ho detto e ribadisco che respingo in quanto lesiva della verità, della dignità e degli interessi dei veneti l’equazione “veneti fregati dai veneti” da molti fatta propria in occasione della crisi delle banche popolari venete. Ho avuto occasione di ascoltare tale argomentare, per bocca del capogruppo di quell’area politica nella quale il direttore o ex, di codesta testata è stato candidato alle politiche, nel corso della riunione tematica del Consiglio Regionale Veneto nel 2016 e subito ho espresso delle, ritengo, argomentate critiche. Ciò è differente dalla apodittica affermazione che “tutti i veneti sono onesti” che mi attribuite. Io, oltre a difendere, almeno lo spero ed in quel senso mi impegno, i risparmiatori, credo nel popolo e nella civiltà veneta e sono convinto che essi, pur con molti lati in ombra, meritino rispetto e sostegno e rappresentino un riferimento positivo a livello nazionale ed anche internazionale. Uno degli elementi di forza della civiltà veneta è il senso identitario, il sentire di appartenenza, elementi che si dimostrano anche con la fortissima resilienza linguistica delle genti veneti. Il modello economico e sociale che si è creato in Veneto, e nelle province venete, dopo l’unità d’Italia, è diverso, differente rispetto ai percorsi delle altre aree dello Stato Italiano. Questo modello di vita e sviluppo è originale, in quanto proveniente da una storia lunga e propria e, visti i risultati, efficace. Il prof. Giuseppe Gangemi usa una straordinaria e lucida espressione per definire il fenomeno: “federalismo antropologico”. Io, con tutta la modestia di cui sono capace e ben consapevole dei miei enormi limiti, ho detto e ribadisco che le iniziative disfattiste finalizzate a mettere veneti contro veneti ed a frammentare la comunità veneta non sono utili a questa società e sono funzionali a nascondere quella verità che da tre anni cerchiamo nella vicenda delle banche. Evidentemente ci sono stati degli errori anche da parte di uomini veneti o veneti per appartenenza, ma dico anche, e si legga il mio intervento in Commissione Parlamentare di Inchiesta, che non vi sono solo colpe venete, vi sono molte colpe, e credo le maggiori, che vanno trovate fuori dal Veneto e dai veneti. La prego quindi di voler tener di conto quanto sopra scritto e, se avesse dei dubbi circa la coerenza della posizione, di rileggere, per intero, i precedenti scritti, sia del Coordinamento che degli esponenti dell’area che noi, senza voler offendere ma per conseguenzialità , definiamo filogovernativi governo Renzi – Gentiloni. Le associazioni dei risparmiatori fatte da risparmiatori non hanno nessun interesse ad osteggiare il fondo per il piacere politico o contestatario in quanto siamo i primi interessati a riavere i nostri soldi. Contestiamo, con argomentazioni sino ad ora non smontate, perché quel fondo darà un risultato esattamente contrario alle aspettative proposte. Lo abbiamo scritto e riscritto ed abbiamo chiesto di incontrarci per dibatterne. Affrontare tale tema sarebbe interessante, la Codacons lo ha fatto di recente ed al punto due dell’ultimo suo scritto conferma che le critiche che noi abbiamo mosso sono pienamente pertinenti!

Per inciso porto a conoscenza, ma credo non sarebbe il caso dato che codesta testata è sempre informata, che la protesta contro il fondo di ristoro non appartiene solo a noi veneti; le associazioni dei risparmiatori del centro Italia hanno organizzato una manifestazione a Roma per la prossima settimana, proprio per protestare contro il fondo. Il Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete “don Enrico TORTA”, con la condivisione di don Enrico TORTA, così tolgo il dubbio, parteciperà a tale manifestazione assieme a tutte le altre associazioni di risparmiatori fatte da risparmiatori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.

Con l’occasione, così Le evito di doverlo riscrivere per la terza volta, informo che sono stato candidato, indipendente, alle elezioni politiche 2018 per il Movimento 5 stelle nel collegio di Valdobbiadene, Montebelluna, Pieve di Soligo, Asolo, e non sono stato eletto.

Certamente il dott. Coviello, che era il direttore di codesta testata e non so se abbia riassunto la carica, ma che di certo è il “dominus” del giornale, dovrebbe essere preciso e coerente, per fare vera stampa indipendente, e dire di essere stato candidato al Senato nel 2018 di “INSIEME ITALIA EUROPA” partito cui ha fatto riferimento il prof. Romano Prodi e che ha partecipato alla consultazione elettorale in appoggio del PD con la benedizione del premier Gentiloni. Dovrebbe anche dire di avere sottoscritto, in piena campagna elettorale, il documento di appoggio e condivisione al progetto “fondo di ristoro” sottopostogli da Patrizio Miatello per Ezzelino III da Onara. Allora i Vs. scritti risulterebbero meglio comprensibili.

Cordialità.

Coordinamento Associazioni Banche Popolari Venete “don Enrico TORTA”

Il presidente avv. Andrea Arman