Guatemala: «Chiesa lasciata sola a gestire l’immigrazione»

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Da ottobre l’emergenza non si è più fermata. Anzi, aumenta di giorno in giorno. Prima le carovane dei centroamericani. Poi i cubani. Ora anche tantissimi africani. Si trova a Tapachula, la città del Chiapas quasi al confine con il Guatemala, il fronte migratorio più caldo in Messico. Forse ancora di più (anche se fare classifiche è arduo!) rispetto alle pure congestionatissime Tijuana e Ciudad Juárez, alla frontiera nord, quella con gli Usa. È il vescovo di Tapachula, mons. Jaime Calderón Calderón, a lanciare l’allarme attraverso il Sir, dopo averlo già fatto la scorsa settimana con un documento-appello sottoscritto insieme alla Conferenza episcopale messicana. Un allarme che non è certo, però, sinonimo di disimpegno: «Nella nostra azione ci facciamo guidare dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo… “Ero straniero e mi avete accolto”. Dico sempre che questa situazione permette a noi cristiani di tirare fuori il meglio di noi». Al tempo stesso, «dico che stiamo facendo il possibile, ma che siamo sopraffatti da numeri troppo grandi per le nostre possibilità di accoglienza».

Come abbiamo accennato, gli arrivi non si fermano mai. Erano un’abitudine da anni, ma a partire dallo scorso autunno la situazione è cambiata con l’organizzazione in carovane dei migranti centroamericani, soprattutto honduregni e salvadoregni. Poi, dall’inizio dell’anno, è ripresa una massiccia emigrazione di haitiani. Sono seguiti i cubani e gli africani.

Ma come arrivano in Messico questi “nuovi” migranti? “Vengono tutti dal Nicaragua, direttamente in autobus, per quaranta dollari”, spiega padre Sergio López Méndez, coordinatore della Pastorale della Comunicazione della diocesi di Tapachula. Il Paese centroamericano, infatti, dall’inizio dell’anno ha cambiato i criteri per la concessione dei visti. In particolare, Cuba è stata inclusa nella categoria migratoria B, che permette di ottenere un visto turistico senza attendere l’approvazione della Direzione generale della Migrazione di Managua. Così, il Nicaragua è diventato il nuovo trampolino di lancio per i cubani che sognano di mettere piede negli Usa. Ma anche molti migranti africani sono riusciti a utilizzare la nuova rotta.

L’altro problema che sta facendo scoppiare Tapachula è che qui molti migranti si bloccano. Gli africani stanno aspettando un salvacondotto dall’Istituto nazionale per le migrazioni. I cubani sono in attesa di poter proseguire nel loro cammino da sei mesi, molti centroamericani e cubani vengono rinchiusi nei centri di detenzione sorti in seguito al mutamento repentino delle politiche migratorie del Governo. Da cui spesso evadono. Con relativi problemi di ordine pubblico.