Il GdV ci spiega finalmente perchè i nostri (im)prenditori vogliono la Tav lenta, alias Tac: per far viaggiare meglio i pendolari 4.0, fra dieci anni e per una nuova sinistra!

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Un bravo collega, Federico Murzio, del quotidiano locale confindustriale ci racconta con dovizia di particolari (titolo, occhiello e sommario rispetivamente “Vita da pendolari sul Regionale-lumaca. Da Vicenza a Verona andata e ritorno: il viaggio tra studenti universitari, lavoratori e qualche turista accumula un ritardo complessivo di 20 minuti. Sul treno locale dove il ritardo è quasi sistematico Il convoglio viaggia su binari congestionati ed è costretto a fermarsi per far passare i Frecciarossa“) l’esperienza fatta direttamente sulla linea Vicenza – Verona.

La soluzione dell’annoso problema gliele suggerisce nel corsivo accanto al suo articolo Marco Scorzato che sotto il titolo illuminante “Addio Sfmr. Tav ultima speranza” dopo avergli ricordato il fallimento della politica regionale (“Sono trent’anni che la politica veneta dice di voler migliorare il trasporto ferroviario locale. Era il 1988 quando veniva lanciato il progetto del Sistema ferroviario metropolitano regionale. Era il sogno del metrò veneto, è rimasto tale. Trent’anni dopo e un miliardo di euro di contributi pubblici spesi, l’Sfmr è stato archiviato dalla Regione” con tanto di inchieste in corso da parte della Corte dei Conti) individua la soluzione: “… i pendolari viaggiano ancora sui Regionali-lumaca. Ma resta loro una speranza, si chiama Tav-Tac: i treni veloci, che oggi si prendono la precedenza frenando i treni locali, domani avranno binari a sé, liberando la linea storica. Sempre che nessuno fermi anche la Tav”.

Ecco, finalmente viene fuori il motivo vero e “sociale” per cui i portatori di interessi locali spingono con tutte le forze (e anche col simbolico piombo dei loro media) verso una linea Tav che passi all’interno delle mura cittadine ma che, essendo anch’essa una lumaca visto che si trasforma nella nostra area in Tac, non avrebbe motivo reale di esistere in quanto linea veloce, come suggerisce anche il nostro analogo test di viaggio sulla Vicenza Roma e ritorno: “In viaggio A/R da Vicenza a Roma su Freccia semivuoto: capitale vicina, Tav Tac lontana. Nuove strutture, per pochi treni passeggeri e merci forse in più, quando le vecchie crollano?“. 

Ebbene i nostri costruttori non un miliardo ma molti di più ne vogliono far spendere alla comunità non per trasportare le loro merci o far viaggiare i loro collaboratori verso mete lontane sui rari treni che qui si fermeranno, come pensano i maliziosi come noi, ma per far sì che il popolo dei pendolari possa viaggiare meglio.

Fra dieci anni…

E che importa, allora, se questo significa dover buttar giù case e trapassare la città con nuovo cemento  invece che “circumnavigarla“, idea troppo banale per non pensarne male, con una linea esterna meno costosa, più veloce e meno impattante lasciando i binari attuali per il traffico regionale?

Ne val bene la pena di trapanare Vicenza per anni con buldozer e ruspe se ad avvantaggiarsene saranno (solo) i pendolari 4.0, per i quali senza Tav in città non c’è speranza di collegamenti per loro veloci, come ha scritto Scorzato e come avranno ben spiegato i suoi “titolari” anche al leader dei proletari Claudio Cicero che prima voleva dire la sua per cantieri meno hard, ma poi è stato subito convinto (zittito?) e si è dedicato a “espiantare” pini e dossi in attesa di dedicare il tempo libero al processo contro di lui di cui lo ha informato, sempre ed amichevolmente, Il Giornale di Vicenza

Ecco, quindi, che sotto Monte Berico sta nascendo la vera e agognata nuova sinistra, quella 4.0.

Col profumo degli (im)prenditori finalmente innamorati dei proletari. Bravi!

(Nella foto un cantiere tipo, quello di Firenze, per la nuova stazione poi non completata)