Il caporalato 4.0 nei giornali stampati e online: la piaga dei troppi addetti stampa nei media di Vicenza rende schiavi i lettori

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Braccianti agricoli africani che raccogono pomodori nella campagne pugliesi e non solo in totale precariato e a pochi euro all’ora: 3 euro se va bene. La stessa cifra che va a molti di coloro che distribuiscono volantini a nel Vicentino ai caporali trattengono “i documenti d?identità, il bene più prezioso per un migrante e per il cui ottenimento senza i ritardi biblici del sistema hanno protestato i profughi del Centro San Paolo davanti alla questura di Vicenza, al centro del polverone su Sky“. Questo scrivevano vari medi nazionali pochi giorni fa e noi lo riportavamo su VicenzaPiu.com facendo, sull’ultimo caso per il quale sono state appena chiuse le indagini, una domanda specifica al sindaco Francesco Rucco che ancora non ha trovato il tempo di rispondere.


Ma se braccianti agricoli e volantinatori, tutti rigorosamente stranieri, vengono pagati pochi euro all’ora per il loro lavoro nessuno anche a Vicenza si scandalizza, a parte qualche comunicato di maniera, per le “paghe” simili se non peggiori che la stampa tradizionale e quella online riconosce ai colleghi iscritti da tempo all’Ordine dei Giornalisti (affascinati ad inizio “carriera” dalla famosa frase “È la stampa bellezza, è la stampa e tu non ci puoi fare niente di Humphrey Bogart nei panni di un direttore di giornale in L’ultima minaccia) del 1952) e, peggio ancora, a quelli, i più giovani, che sognano di farsi strada in questa professione magari dopo aver visto Spot Light (2015) che racconta l’inchiesta sulla pedofilia del The Boston Globe nel 2013.

Giornale di Vicenza per i suoi giornalisti Ebbene sono di pochi giorni fa i tagli drastici operati sul compenso a “pezzo” (a cottimo?) dei collaboratori de Il Corriere del Veneto e de Il Gazzettino, mentre Il Giornale di Vicenza pare addirittura gloriarsi delle cifre che riconosce a quelli che pomposamente chiama “collaboratori strategici” (sono lì da anni a… sperare in un’assunzione o stabilizzazione) da renderle pubbliche a un corso di aggiornamento per giornalisti (nella foto in cima e accanto il tariffario per il web con 5-6.25 euro a pezzo e di sotto quello per gli articoli sul cartaceo, di poco superiore).

E se i media tradizionali pagano così (e un buon articolo, anche se a tema semplice, richiede spesso più di un’ora per essere scritto) non c’è da stupirsi per le tv locali che pagano fior di denari ai Titomanlio di turno (salvo poi essere sanzionate) ma pochi euro all’ora ai cameraman a chiamata o per i giornali online locali che si adeguano verso il basso, per scarsezza di risorse o per cupidigia dei loro editori, quando ne hanno di mestiere.

Tariffe per collaboratori strategici del GdV cartaceoTutto questo vale come premessa non per dire che noi di VicenzaPiu.com, giornale senza padroni se non i lettori, di collaboratori ne abbiamo ben pochi (a parte i tantissimi volontari della stampa indipendente) ma mai ci sogneremmo di pagarli quelle cifre degne dei caporali della stampa, ma per segnalarvi l’antidoto che molti, troppi dei nostri colleghi sono di fatto costretti a “ingurgitare” per sopravvivere scrivendo: fare gli addetti stampa di aziende private e enti pubblici come secondo lavoro con, spesso, evidenti conflitti di interesse.

A tutti questi, di cui non stiliamo per decenza il, troppo, lungo elenco, va, da una parte, la nostra solidarietà (sono pur sempre sfruttati) ma noi come, soprattutto, i lettori non possiamo per questo “perdonare” il loro troppo frequente asservimento ai padroni che non li lasciano liberi di scrivere quello che andrebbe scritto con danni facilmente immaginabili (tra i tanti quelli del dramma delle bugie sulla Banca Popolare di Vicenza).

È come se si perdonasse a un bracciante schiavizzato o a un volantinatore sfruttato lo spacciare o il delinquere per sopravvivere tanto più che a condannare con accanimento spaccio e delinquenza di chi viene privato della libertà di essere persona sono sempre più spesso coloro che accettano di perdere il diritto dovere alla libera stampa.

Non possono vivere di giornalismo, per giunta schiavizzato?

Facciano altro invece che non salutare neanche noi che proviamo a fare giornalismo indipendente!

Loro, che per lo meno non perderanno i documenti, non rendano schiavi e vittime anche i lettori della informazione serva degli interessi.

Per giunta di chi li schiavizza!