La questione del ritiro Usa (di Biden e Trump) dall’Afghanistan e l’accordo di Doha del 2020: il punto del Gen. D.g. (ris) Piero Laporta, nostra nuova firma

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La firma dell'accordo di Doha il 29 settembre 2020
US representative Zalmay Khalilzad (left) and Taliban representative Abdul Ghani Baradar (right) sign the agreement in Doha, Qatar on February 29, 2020. [State Department photo by Ron Przysucha/ Public Domain]
Gen. D.g. (Riserva) Piero Laporta
Gen. D.g. (Riserva) Piero Laporta

Diamo il benvenuto a Piero Laporta, generale di Divisione dell’Arma del Genio, in riserva dal 2010 (qui il suo curriculum), che da oggi ci onora della sua firma che si aggiunge a quella di sempre più numerosi “professionisti” di vari settori che scelgono ViPiu.it per i loro “contributi” di pensiero e di informazione indipendente. Il direttore

 


Joe Biden, insediatosi il 20 Gennaio 2021, ha applicato a Kabul l’accordo di Doha, sottoscritto il 29 febbraio 2020 fra USA e Talebani, approvato poi dalle Nazioni Unite. L’accordo fu concepito, avviato e sottoscritto da Donald Trump.

Quanti avallano la tesi secondo cui  la situazione sarebbe sfuggita di mano alle forze armate statunitensi, non sanno di che cosa parlano oppure sono in mala fede, senza escludere ambedue le cose insieme.

La capacità dello stato maggiore statunitense di acquisire, elaborare, diffondere informazioni, diramando conseguentemente in tempo reale sostenibili ordini operativi, è al di là d’ogni immaginazione.

Se prestiamo invece fede alla vulgata degli autorevoli Corsera, Repubblica, La Stampa e via imbrattando, beviamo la fanfaluca d’una brigata di scalcinati tagliagole, impadronitisi in un paio di giorni d’un paese più vasto della Francia, con 35milioni di persone; nel mentre la mitica “comunità internazionale” era distratta.

L’impresa ai tagliagole sarebbe riuscita perché l’esercito afghano s’è sciolto come neve al sole, sostiene l’ineffabile Biden; lo stato maggiore statunitense non si sarebbe accorto di quanto avveniva. Idiozie. Se fosse vero si sarebbero visti grappoli di teste cadere a Washington e Londra. Idiozie, delibate come squisite verità dai cosiddetti esperti strategici.

Idiozie. Per capirci, sull’Afghanistan staziona una costellazione di satelliti deputati al controllo del territorio (palmo a palmo), dei movimenti di uomini, mezzi ed equipaggiamenti, dell’ascolto in tempo reale d’ogni tipo di comunicazione. Il branco di tagliagole in movimento non poteva sfuggire, così come erano ben note le loro reali intenzioni.

Kabul è caduta perché al suo esercito non sono stati diramati ordini sostenibili, un 8 Settembre afghano, conseguenza del negoziato tra USA e Talebani, ben oltre un anno fa, senza coinvolgere il legittimo governo afghano. I ministri e il presidente afghani, capita l’antifona, se la son data a gambe.

Esito scontato quindi, altro che sorpresa. «L’esercito ha bisogno di ordini ben ordinati» osservò un tal Machiavelli, cinque secoli fa. Da allora tale legge vige senza eccezioni. Se a un esercito non dai ordini, esso si squaglia al primo peto del nemico.

L’oscena tesi di Biden, secondo il quale l’Afghanistan è caduto perché l’esercito afghano  s’è svelato imbelle, convince solo chi non conosce le potenzialità militari statunitensi. Se Biden fosse stato davvero sorpreso dai Talebani e avesse davvero voluto impedire il dilagare dei tagliagole, non avrebbe avuto alcun bisogno dell’esercito afghano. Gli sarebbe bastato impiegare le due Divisioni aerotrasportate, l’81^ e la 101^. Esse sono da sempre immediatamente impiegabili. Basta una telefonata del Presidente. La telefonata non è arrivata. La marcia trionfale dei tagliagole su Kabul non ci sarebbe stata, le condizioni per il passaggio dei poteri sarebbero state più dignitose e più sicure quanto meno per le povere popolazioni se Biden avesse fatto un colpo di telefono.

Tali ipotesi, sia chiaro, dopo gli accordi di Doha, sottoscritti da Trump, non avevano alcuna possibilità. I Talebani lo sapevano e si sono regolati di conseguenza.

Ora i pennivendoli alle vongole, gli analisti strategici del bar dello Sport si commuovono per i bambini, lanciati dalle madri nelle braccia dei soldati occidentali in fuga. Ci dicano invece quale altro esito si attendevano, quando Donald Trump, sì, proprio l’idolo di tanti gonzi, ha negoziato la liberazione di 5mila detenuti afghani, per farli entrare nelle forze combattenti talebane, revocando pure le sanzioni contro i Talebani.  L’accordo di Dcoha prevede inoltre positive relazioni fra Stati Uniti e Talebani, i quali avrebbero lasciato partire in sicurezza, com’è avvenuto, le delegazioni occidentali. Ora le relazioni fra USA e Talebani sono tanto positive, almeno per una delle due parti. Biden ha chiamato in causa Trump. Ne ha motivo, per quanto abbiamo detto. Però oggi egli è il Presidente. Egli ha i pieni poteri. Sarebbe bastata una sua telefonata; se non l’ha fatta, è per i suoi interessi.

Questo accordo, sottoscritto da Trump, aveva due convitati di pietra, Russia e Turchia. Subentrato Biden, a capotavola si è seduta la Cina, Essa è dopo tutto il socio d’affari preferito di Biden, con e senza Covid-19. Tutta qui la novità.

Come al solito, quando si confondono affari e politica, la confusione trionfa prima ancora della corruzione. È esattamente quanto avviene negli States come in Europa. Oggi è più che mai lecito chiedersi a che cosa serve la NATO e a che cosa serve allearsi con gli Stati Uniti se questo è il risultato. Quanti fanno paralleli con Saigon e il Viet Nam, non sanno di che cosa parlano. Questa è una crisi di gran lunga più grave e profonda. È la crisi di tutto l’Occidente; mentre a suo tempo, del Viet Nam poteva importarci relativamente. Presto le sofferenze di Kabul riverbereranno dentro e fuori gli Stati Uniti.

Secondo i cantori del Nuovo Ordine Mondiale prestissimo avremo un governo unico mondiale, una moneta unica e un unico esercito. Ecco, a Kabul abbiamo udito e visto i prolegomeni del Nuovo Ordine Mondiale, concepiti da questi cervelloni. «Contro gli Idioti Neanche gli Dei Possono Nulla», assicurò Frederich Schiller. Sarebbe da sbellicarsi dalle risate, se non sapessimo di quelle povere madri e dei morti ammazzati dai tagliagole, tutto sommato meno responsabili degli idioti al potere, Trump e Biden in prima fila. Per di più, ora s’affacciano nuove leve di idioti, chi dubiti chieda a Giuseppi.

Fra cento anni gli storici s’interrogheranno (invano?) sulle ragioni dell’odierna trionfante idiozia. «Deus dementat quos perdere vult» potrebbe essere una buona spiegazione. Se così fosse, non sarebbe necessario attendere gli esiti delle indagini storiche. Siamo nelle mani di Dio; speriamo non applauda. www.pierolaporta.it

Piero Laporta, generale di Divisione dell’Arma del Genio, in pensione dal 2010


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Italian Version. Dal 1994, osservate le ambiguità del giornalismo italiano (nel frattempo degenerate), Piero Laporta s’è immerso nella pubblicistica senza confinarsi nei temi militari, come d'altronde sarebbe stato naturale, considerando il lavoro svolto a quel tempo, responsabile della branca Strategia Globale dello Stato Maggiore della Difesa. Non si è mai iscritto all’Ordine dei giornalisti, erede della corporazione fascista, fondata allo scopo di escludere gli ebrei dal giornalismo. Ha scritto oltre 4mila articoli per giornali e riviste, italiani e non (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo e La Verità). Ha scritto “in Salita, vita di un imprenditore meridionale”, è coautore di “Mass Media e Fango” con Vincenzo Mastronardi. Oggi, definitivamente disgustato della codardia e della faziosità disinformante di tv e carta stampata, ha deciso di collaborare solo con l'informazione libera sul Web, come Stilum Curia (blog di Marco Tosatti) e www.ViPiu.it di Giovanni Coviello. Il suo più spiccato interesse è quindi la comunicazione sul web, cioè il presente e il futuro della libertà di espressione. Ha fondato il sito https://www.pierolaporta.it per il blog OltreLaNotizia. Lingue conosciute: dialetto di Latiano (BR) quasi dimenticato, scarsa conoscenza del dialetto del paese natio, Putignano (BA), buona conoscenza del palermitano, ottima conoscenza del vernacolo del suo paese adottivo, San Giovanni Rotondo, inglese e un po' di italiano. Reputa grottesca l’idea di un Nuovo Ordine Mondiale, non di meno fatale alla sopravvivenza di miliardi di persone e finalizzata a un conflitto mondiale nucleare. È cattolico, non apprezza il neoumanista globalista Bergoglio e neppure quanti lo odiano; è sposatissimo, ha due figli. Piero Laporta, generale di Divisione dell’Arma del Genio, in pensione dal 2010. English Version. Since 1994, observing the ambiguities of Italian journalism (degenerated in the meantime), Piero Laporta has concentrated herself publishing beyond military issues, as indeed would have been natural, considering he was chief of the Global Strategy branch of the Defense Staff. However he never joined the Order of Journalists, heir to the fascist corporation, founded with the aim of excluding Jews from journalism. He has written over 4 thousand articles for newspapers and magazines, not only Italian (Libero, Il Tempo, Il Giornale, Limes, World Security Network, ItaliaOggi, Corriere delle Comunicazioni, Arbiter, Il Mondo and La Verità). He wrote "in Salita, vita di un imprenditore meridionale", he is co-author of "Mass Media e fango" with Vincenzo Mastronardi. Today, definitively disgusted with the cowardice and disinformation bias of TV and newspapers, he has decided to collaborate only with free information on the Web, such as Stilum Curia (Marco Tosatti's catholic blog) and Giovanni Coviello's www.ViPiu.it. His greatest interest is therefore communication on the web, that is, the present and the future of freedom of expression. He founded the site https://www.pierolaporta.it for the OltreLaNotizia blog. Known languages: almost forgotten dialect of Latiano (a small country in deep South o Italy) , poor knowledge of the dialect of the native country, Putignano (nearby BARI), good knowledge of dialect of Palermo in Sicily, excellent knowledge of the vernacular of his adopted country, San Giovanni Rotondo (nearby FOGGIA). He knows a bit of English and little Italian. He considers grotesque a New World Order, nevertheless fatal for the survival of billions of people and aimed at a nuclear world conflict. He is a Catholic, he does not appreciate the globalist neo-humanist Bergoglio or even those who hate him. He is very married, he has two sons. Piero Laporta, 2 Stars Army General (Corps of Engineers), retired