L’antinomia tra EMA e Aifa sull’uso del cosiddetto vaccino Astrazeneca: le perplessità del “cittadino qualunque” Franco Barbieri

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Aifa (Italia) Ema (Europa)
Aifa (Italia) Ema (Europa)

Egr. Direttore, lascia perlomeno perplessi l’antinomia tra EMA e Aifa verificatasi in questi giorni sull’uso del cosiddetto vaccino Astrazeneca.  Non si comprende in base a quali evidenze “scientifiche” per l’agenzia europea sia possibile somministrarlo ai maggiori di 18 anni, mentre per quella italiana sarebbe indicato solo per gli over 50.

Vaccino Astrazeneca
Vaccino Astrazeneca

Ma è possibile fidarsi di EMA? Un po’ come Banca d’Italia, società per azioni formata da banche dove i controllati sono i controllori,  Ema riceve finanziamenti dalla comunità europea per solo il 14-16%, mentre il resto proviene dalle case farmaceutiche stesse, come si può verificare facilmente in molti siti internet. Forse è   per questo che non è stato nemmeno preso in considerazione l’utilizzo di Sputnik e Sinopharma nonostante la cronica carenza di dosi?  Il tutto alla faccia di chi crede che l’EMA sia al servizio dei  cittadini europei?

Qualcuno poi si chiederà: ma cosa ci sta a fare AIFA se esiste già un ente europeo per i farmaci? E’ un doppione inutile visto che, in pratica, non fa che approvare ciò che alla fine stabilisce EMA? E qui sta il bello. Mentre da anni si parla, ma si parla e basta, di unificare i prezzi dei farmaci a livello di comunità europea anche AIFA è praticamente legata a doppio filo con Big Pharma. Secondo accordi stipulati ed accettati dalla politica nazionale quando Aifa deve approvare un farmaco  accetta il prezzo proposto “a voce” in assemblea da Big Pharma in base ad una rigorosa clausola di segretezza pattuita tra le parti.  Così, alla faccia della trasparenza, un farmaco da banco in Italia costa anche sei volte in più rispetto alla Germania o alla Gran Bretagna nonostante l’IVA sia da noi al  10% mentre nei due paesi citati sia al 18- 20%. Tanto per fare un altro dei tantissimi esempi reperibili in rete un farmaco aggregante che in Francia costa 69 euro in Italia  è venduto a 106, cioè il 53% in più. Da notare inoltre che questa vergognosa clausola di segretezza sui prezzi è strenuamente difesa da Big Pharma in quanto potrebbe anche sospendere i finanziamenti all’intero universo della sanità, dei governanti, ordini dei medici fino a molti singoli medici di base. A questo punto è lecito chiedersi: la politica è ostaggio delle multinazionali del farmaco?

Nonostante ciò, soprattutto quando si parla di vaccini e pandemia, i big dell’informazione si trincerano dietro presunte verità scientifiche, ma, mi chiedo: quando la scienza va a braccetto con enormi interessi commerciali è ancora e sempre credibile? Perché numerosi organismi nazionali, europei ed internazionali hanno tergiversato, e spesso osteggiato, sulla ricerca di cure contro il covid19,  imponendo persino l’inutile, per non dire dannoso, protocollo della “Tachipirina e vigile attesa”,  mentre hanno puntato tutto sulla sperimentazione su vasta scala di vaccini poco testati e dalla dubbia efficacia? Forse perché sono replicabili all’infinito con enormi guadagni per chi li produce, mentre se un malato guarisce non ha più bisogno di farmaci?

Non aggiungo ulteriori commenti alla mia lettera, ogni lettore potrà fare le proprie considerazioni. Quanto scritto è solo il riassunto di una piccola personale ricerca sul Web e di lecite domande che da cittadino qualunque mi pongo ma che di solito  non trovano spazio e risposte nei media.

Distinti saluti

Franco Barbieri