Legge di bilancio, l’intervento dell’on. Zanettin spazia dalle stoccate ai contributi a pioggia al rimborso delle spese legali per gli “assolti” fino al FIR

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Nella discussione odierna sul Bilancio di previsione dello Stato è intervenuto il deputato vicentino di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, del cui video integrale riportiamo di seguito anche la trascrizione.

…Onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, stiamo oggi esaminando questa legge di bilancio in un contesto economico e sociale devastato. È stato detto in diversi interventi che mi hanno preceduto, stiamo vivendo una crisi economica che non ha precedenti, la peggiore dal secondo conflitto mondiale, e il quadro che si presenta sotto il profilo economico, sotto il profilo sociale, sotto il profilo sanitario è gravissimo.

Arriviamo anche in un contesto di Governo dilaniato, assolutamente – parafrasando, se vogliamo, una frase, se lei me lo consente, Presidente, relativa all’emergenza COVID – in “crisi di ossigeno”. Il Presidente Conte e la sua maggioranza convocano vertici quotidiani, dai quali non si capisce cosa viene partorito. Una situazione assolutamente comatosa, che non fa bene al Paese e sconcerta i cittadini che, a pochi giorni dal Natale, hanno scoperto che non potevano neppure trascorrerlo insieme.

D’altra parte anche il bilancio economico che affrontiamo è straordinariamente grave. In pochi mesi il nostro deficit pubblico è aumentato di 100 miliardi, si sono susseguiti ben quattro scostamenti di bilancio e arriviamo oggi a varare una manovra economica che io non esito a definire deludente. Peraltro parla lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, che definisce questa manovra un coacervo di misure indirizzate a finalità astrattamente condivisibili, ma senza un sottostante disegno di politica di bilancio ben delineato. Il relatore Fassina poco fa nel suo intervento ha parlato di uno spirito di solidarietà nazionale, di unità nazionale, che io apprezzo. Io sono un parlamentare che per cultura e storia è sempre a disposizione in un rapporto di leale collaborazione con il Governo, pur rimanendo ovviamente all’opposizione. Ma devo dire che, al di là di tante volontà e di buoni propositi, continua – e io mi sento di criticarla, relatore e Governo – questa politica di bonus e contributi a pioggia. Anche questa volta non abbiamo evitato un assalto alla diligenza, che fa parte, se vogliamo, della storia repubblicana, che però poteva essere compreso, se non giustificato, in altre occasioni meno drammatiche, ma che in questa occasione, a mio avviso, non doveva essere accettato. Io oggi ho letto il Corriere della Sera e ho annotato due interventi microsettoriali che vengono posti ad esempio di ciò che è accaduto in questa legge di bilancio: la celebrazione per l’VIII centenario del presepe e l’attivazione del master in materia termale. Ora, io non so se questi due emendamenti siano di centrodestra o di centrosinistra, non mi interessa andare a verificarlo; dico solo che, come annotato da illustri esaminatori e cronisti, ben 100 emendamenti di questa legge di bilancio sono per cifre inferiori ai 5 milioni di euro. Ora, dobbiamo ricordare, colleghi e Governo, che oggi abbiamo delle risorse straordinarie, perché sono stati fatti questi scostamenti di bilancio, arriveranno le somme da parte dell’Unione europea, ma poi questi nostri debiti dovranno essere restituiti, rimborsati ai creditori ed evidentemente questo onere probabilmente graverà sui nostri figli, e non sapremo con quali risorse essi potranno fare fronte. Per fortuna dalla manovra di bilancio è stata espunta l’ipotesi di una tassa patrimoniale, evocata da esponenti sia di Leu sia del Partito Democratico, ma certamente sappiamo che è una spada di Damocle che incombe sui risparmiatori che, oltre ad essere già oggi tartassati, rischiano di subire ulteriori perdite con indebolimento poi dello stesso quadro economico del Paese, perché io voglio vedere quali potranno essere gli investitori esteri che vengono ad investire in un Paese in cui a ogni piè sospinto si ipotizza una imposta patrimoniale. che non incide quindi sui redditi, ma sui patrimoni.

Mi piace sottolineare, invece, un aspetto positivo di questa manovra di bilancio, che riguarda più specificamente il settore della giustizia, del quale io mi occupo con specifico ruolo istituzionale. Sottolineo che, in un quadro di oscurantismo giuridico che ha caratterizzato la gestione della giustizia da parte del Ministro Bonafede, è come dire “brillata” in questa occasione una luce. Non posso che rivendicare a merito di Forza Italia, del nostro patrimonio garantista e liberale, quella norma che prevede il rimborso delle spese legali per gli imputati che venissero assolti. È stata una battaglia di civiltà, per la quale da anni ci siamo impegnati, e che oggi trova una sua conclusione positiva. Non esito a definirla una rivoluzione copernicana. Questa norma va a completare una serie di norme, che sono inserite nel nostro ordinamento, che garantiscono un rimborso alle vittime di malagiustizia. Talvolta si tratta più che altro di un mero rimborso simbolico, ma che sul piano sistematico io non posso che apprezzare.

Voglio ricordare che nel nostro ordinamento abbiamo già la legge Pinto, che risarcisce i cittadini che siano stati vittima della irragionevole durata di un processo; abbiamo le norme per quello che è il risarcimento per l’ingiusta detenzione; abbiamo anche norme – è giusto ricordarle – che impongono a carico dello Stato un indennizzo a favore degli incarcerati che abbiano dovuto trascorrere la loro detenzione in carceri inumani. Ecco, questa norma che prevede il rimborso delle spese legali che hanno sostenuto coloro che sono stati prosciolti con formula ampia, è una norma di assoluta civiltà ed è un piccolo miracolo ascrivibile, io credo, alla pervicacia di garantisti e di liberali che ancora albergano, io credo, probabilmente in tutti i partiti di questo Parlamento.

Va rilevato però che lo stanziamento previsto è poco più che simbolico per questo risarcimento: per l’anno prossimo (2021) e per gli anni a venire, viene previsto complessivamente un importo di 8 milioni all’anno. È una cifra, ripeto, meramente simbolica perché, dai dati in nostro possesso, sono circa 90 mila all’anno i rinviati a giudizio che poi sono prosciolti con formula ampia. E io ho fatto un calcolo spannometrico stamattina, per preparare questo intervento: considerato i 90 mila assolti all’anno indicati a suo tempo dal Ministro Orlando e gli 8 milioni stanziati, abbiamo circa un risarcimento di 88 euro periodici per ciascun imputato assolto. Segnalo quindi fin da ora che la misura è inadeguata, però rimarco in modo chiaro, netto e rivendico a merito di Forza Italia e dei garantisti una norma che, ripeto, rappresenta una svolta epocale in questa materia. Il ministro Bonafede, lo so, all’inizio era contrario a questa norma, poi via via, a seguito soprattutto di un dibattito che si è sviluppato in Commissione bilancio, è arrivato a dare il via libera, e di questo gliene va dato atto.

Affronto ora, Presidente, un altro tema che mi è caro e che seguo da tempo, relativo al Fondo indennizzo risparmiatori, a quelle norme che sono state varate nella legge di bilancio di due anni fa per cercare di indennizzare i risparmiatori truffati dalle banche, che hanno visto azzerati i loro risparmi. In questa legge di bilancio viene elevato l’ammontare dell’acconto, che può essere liquidato dalla commissione tecnica a questi risparmiatori: fino ad oggi era del 40 per cento, da oggi viene elevato al 100 per cento – questo era proprio un mio emendamento specifico, che avevo proposto – è una norma positiva, è positivo che sia stato elevato questo ammontare perché consentirà di erogare fin da ora ai risparmiatori degli importi più dignitosi rispetto a quelli che erano erogati fino ad oggi. Da alcune interlocuzioni e da atti di sindacato ispettivo, ai quali hanno risposto nei mesi scorsi il ministro D’Incà e il sottosegretario Villarosa avevamo appreso che fino ad oggi erano stati erogati 3.300 bonifici complessivamente, per 4,6 milioni di euro complessivi, sostanzialmente 1.400 euro a persona, un indennizzo assolutamente irrisorio. L’elevazione di questo tetto ci consentirà di bonificare importi più elevati, però, Presidente e relatore, rimangono sul tavolo i problemi veri di questo FIR perché tutte le associazioni dei risparmiatori ci dicono che i lavori stanno andando molto a rilento: sono 144.000 le domande e, fino a poche settimane fa, solo 3.300 ne erano state evase positivamente. Io avevo formulato tutta una serie di emendamenti che prevedevano anche una semplificazione del lavoro della commissione tecnica e una sensibile elevazione del monte su cui calcolare il 30 per cento del risarcimento. In particolare, proponevo che l’erogazione del FIR in regime semplificato, con riferimento ai redditi del 2018, non tenesse conto dei redditi forfettari, come invece è stato previsto con effetto retroattivo, dalla legge di bilancio del 2020. Questo ha complicato completamente il lavoro della commissione tecnica perché le domande erano state fatte sulla base delle disposizioni Consap, che poi sono state modificate dalla legge di bilancio dell’anno scorso. Io prevedevo un emendamento proprio per questo, ma ho visto che non è stato disatteso, però lo lascio a futura memoria per ulteriori interventi. Per il calcolo dell’indennizzo proponevo il prezzo di acquisto risultante dall’ultimo estratto conto che era stato messo a disposizione dalla banca, poi messa in liquidazione coatta amministrativa o fallita; avrebbe consentito di valorizzare gli affrancamenti per chi li avesse applicati e avrebbe avuto l’esito di aumentare sensibilmente il valore degli indennizzi. Anche questo è uno dei punti che complica il lavoro alla commissione tecnica e, se fosse stato recepito, avrebbe certamente consentito di sciogliere alcuni nodi interpretativi che la commissione tecnica si trova ad affrontare. Un’altra raccomandazione che mi sento di fare al Governo in particolare e anche al relatore è che il “decreto Patrimonio”, se dovesse essere diverso da quello del 31 dicembre 2018, su cui si calcolano i parametri per avere o meno la liquidazione forfettaria, non deve essere retroattivo perché anche questo avrebbe effetti perniciosi su quello che può essere il sistema di applicazione dei lavori della commissione tecnica, commissione tecnica che va a rilento, i cui lavori vanno a rilento, e questo ci viene segnalato pressoché da tutte le associazioni dei risparmiatori. Ricordo che il sottosegretario Villarosa attribuiva questo rilento anche al fatto che ci fossero dei conflitti, o meglio dei conflitti di interesse, tra alcuni commissari di questa commissione tecnica e il ruolo che essi rivestivano. Io ho fatto un’interrogazione al Ministro, che non ha ancora avuto risposta; il sottosegretario Baretta era atteso per rispondere in generale sul FIR, a fare un bilancio sul FIR, ma su questo io ero pronto ad interloquire con lui nella settimana scorsa in Commissione banche; quella audizione è saltata, ma io mi aspetto che su questo tema, che è così delicato e che coinvolge tante aspettative di tanti risparmiatori traditi – traditi prima dalle banche, ma ahimè anche da tante promesse dei politici – si possa fare chiarezza.

Qualche riflessione mi sento di farla anche sul tema di Next Generation EU, Recovery Plan. Uno dei temi sui quali questo piano è chiamato ad entrare è quello della giustizia, della riforma della giustizia e noi sappiamo che, ahimè, il nostro Paese è in grande ritardo nella predisposizione del piano che deve essere mandato all’Unione europea. La Francia sono già mesi che l’ha concluso e depositato, noi invece siamo in straordinario ritardo, tant’è che questo ritardo è testimoniato e non può essere negato perché è uno dei temi che vengono affrontati in quella che è la verifica politica in corso in questo momento. Ecco io sono un sostenitore da sempre del concetto di giustizia come fattore di competitività economica di un territorio o di un Paese e credo che noi non possiamo perdere l’occasione di un intervento strutturale nella giustizia per quanto riguarda l’utilizzo di queste risorse, che ci vengono messe a disposizione. Quindi, io credo che dobbiamo pensare a un piano straordinario di edilizia giudiziaria e penitenziaria: dobbiamo varare delle cittadelle giudiziarie e su questo io mi rendo conto magari di essere così fuori da quello che…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). … da quello che può essere un concetto di politica popolare – sì, mi accingo alle conclusioni, Presidente -, ma dobbiamo essere consapevoli, per le esperienze che ho avuto, anche istituzionali, che i piccoli tribunali vanno chiusi. Noi dobbiamo arrivare ad avere tribunali di medie dimensioni, che possono generare delle economie di scala ed avere un concetto di produttività. C’è stato un interessante…

PRESIDENTE. Concluda.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Concludo subito, Presidente. C’è stato un interessante intervento poche settimane fa del professor Giavazzi, sul Corriere della Sera, il quale diceva: nella gestione degli uffici giudiziari dobbiamo superare il concetto di capi ufficio-magistrati. Mettiamo dei manager: separiamo – come è stato fatto anche all’università in modo positivo – la “gestione” da quella che è la “giurisdizione”. E credo che questo potrebbe essere un passo molto avanti, molto positivo in quella cultura dell’organizzazione che deve permeare anche il settore della giustizia e in questo senso credo che la digitalizzazione dei fascicoli, le videoconferenze, soprattutto nel settore civile, meno nel settore penale, se vogliamo, sono già sperimentate. Io vengo da una provincia, quella di Vicenza, dove questo non è più una sperimentazione, ma è già un dato consolidato, credo che possa esserne tratto esempio per una disciplina anche a livello nazionale.