L’Italia può vincere le sfide in corso: il convincimento e i suggerimenti di Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia

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Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia
Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia

L’impatto dell’emergenza pandemica sull’economia mondiale, un’alta propensione all’indebitamento e un’alta leva finanziaria speculativa: così la pandemia ha amplificato una serie di drammi sociali già evidenti da tempo. Ne abbiamo parlato con Walter Mauriello, presidente di Meritocrazia Italia
«Le bolle speculative su credito ed equity erano già innescate e stavano per esplodere. La crisi finanziaria sarebbe arrivata comunque, anche solo per una semplice recessione. Questo perché il nostro sistema socio economico dipende da quanto debito si è capaci di fare, e non tiene conto della qualità del debito e di come viene utilizzato. La qualità del debito è invece essenziale per evitare le crisi, anche se per breve tempo, se il tasso di crescita del debito è più basso del tasso di crescita economica».

Oggi si può veramente assistere a una riduzione dei redditi reali. Il debito pubblico e privato, invece, cresce costantemente, più del reddito, e si tenta di sostenerlo con la leva finanziaria. Questo genera crisi, presidente Walter Mauriello?.

«In questo momento di forte tensione, seguiamo con attenzione la situazione economica italiana e, in particolare, i dati del Pil sull’inflazione registrata negli ultimi mesi in tutta l’area Euro e purtroppo emerge un rallentamento della crescita trimestrale.
Il dato non è confortante perché la crescita del Pil italiano, nel 2023, potrebbe rivelarsi più bassa del previsto, con ulteriori conseguenze per l’economia».

La situazione è complessa perché ciò potrebbe significare minori risorse per le famiglie più bisognose, e la necessità di intervenire in aumento sulle entrate fiscali?

«Segnali sempre più evidenti generano preoccupazioni sull’attuale stabilità economico-finanziaria del Paese, e non a caso i tassi di interesse per finanziamenti a imprese e famiglie sono ai massimi livelli rispetto agli ultimi anni. È sempre più frequente il calo della domanda delle imprese, che decidono di rinviare gli investimenti in attesa di tassi più bassi entro i prossimi due anni. Lo stesso accade per le famiglie per investimenti sui beni durevoli, come l’acquisto di case (quest’ultimo settore è ancora palesemente in crisi per il calo delle compravendite)».

In questo contesto si innesca la riduzione dell’offerta del credito, che è resa ancor più sottile dalla richiesta di maggiori garanzie da parte delle banche per limitare il rischio d’impresa.

«Non a caso, un po’ di tempo fa, il rischio di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, poi puntualmente verificatosi, segnalò anche l’ipotesi di un’alta inflazione, la c.d. stagflazione, fenomeno raro ma non impossibile (e del resto già verificatosi in Italia negli anni ’70). Se osserviamo l’ultimo dato di inflazione, che da sempre condiziona la vita di consumatori, aziende e investitori, è facilmente intuibile che è ancora troppo alto, e oggi si attesta al di sopra della media generale del paniere dei beni più caratteristici (il paniere è lo strumento utilizzato dall’Istat con lo scopo di rilevare i prezzi al consumo di beni e servizi nel mercato per calcolare l’inflazione)».

Attualmente, il paniere è composto da 12 classi e copre un ammontare di circa 1700 prodotti.
«La posta in gioco è alta e l’inflazione sta comportando una diminuzione della domanda interna italiana e la diminuzione delle esportazioni nette. In questa situazione, dati recenti indicano un rallentamento della spesa per consumi, indotto da un forte aumento del risparmio precauzionale dei consumatori, senza contare l’elevato livello di indebitamento che, insieme al rischio deflattivo, può generare una fase di stagnazione».

Lo Stato e il benessere dello Stato sono il centro dell’ordine sociale. Presidente Walter Mauriello, la risposta utile per uscire da questa dinamica è il ripristino della fiducia dei consumatori?

«Riequilibrare l’economia è fondamentale perché il rischio di ulteriori distorsioni è alto; potrebbe anche verificarsi davvero una stagflazione, una delle situazioni economiche peggiori, cioè una economia stagnante in presenza di inflazione, dove i prezzi crescono in presenza di inflazione ma in assenza di domanda.
Questa è la condizione nella quale produzione e reddito nazionale restano fermi, senza aumentare né diminuire. Se prolungata, alimenta una progressiva contrazione della crescita economica. Le persone non comprano e non portano avanti le aspettative delle imprese, le imprese non producono ricchezza e non la redistribuiscono.

È una vecchia storia, ma ciò che voglio sottolineare è che, in un contesto di basse retribuzioni, viene ridotto il potere d’acquisto delle famiglie intaccando i consumi che non vengono più sostenuti dal risparmio ormai quasi esaurito».

A tutto ciò, si aggiunga il rischio di un ritorno alle vecchie regole del patto di stabilità a partire dal 2024, che limiteranno al 3% la soglia del deficit in rapporto al Pil. Il patto va rivisto?
«È chiaro che non tutto è negativo e che esistono fattori positivi che potrebbero contribuire a limitare l’effetto recessivo dell’inflazione, come ad esempio un sistema fiscale incentivante per gli investimenti delle imprese e per coloro che vogliono investire in Italia, il rinnovo dei contratti collettivi dei lavoratori con un recupero del potere d’acquisto delle famiglie destinandolo ai consumi».

I punti salienti del cambiamento teorico e pratico potrebbero essere, presidente Walter Mauriello, le misure messe in campo dal Governo in favore dei lavoratori, come quella per il periodo luglio/dicembre, che permetterà di avere un aumento in busta paga, e poi il taglio del cuneo fiscale?

«Serve una nuova fiscalità che preveda un alleggerimento delle imposte, e la legge delega sul Fisco è un primo passo fondamentale, anzi la svolta che l’Italia aspetta da molti anni. Una imposizione fiscale equa è accettata da tutti, e in questo senso il fisco non sarebbe più visto come un avversario, e verrebbe davvero ridotta l’evasione. Questa non si riduce semplicemente ampliando le tecnologie digitali a disposizione degli Uffici Finanziari per acquisire dati e notizie sui contribuenti. Favorire il cambiamento vuol dire far ripartire l’economia del Paese. Questo deve essere l’obiettivo primario: alimentare il legame e la cooperazione tra pubblico e privato. Sarà il volano per centrare gli obiettivi del PNRR.
Così l’Italia potrà veramente vincere».

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Fonte: L’Italia può vincere

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