Matteo Salvini e il discorso di fine anno: ministro dell’interno o delle interiora?

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Ieri sera il ministro Matteo Salvini ha pubblicato su Facebook il suo discorso di fine anno. Tra le “perle” che hanno infarcito le sue dichiarazioni risulta difficile scegliere quelle più palesemente “false”, atte a confondere la realtà, tra un sorrisetto (falso anch’esso) e l’altro. Di questo Salvini ci ha abituato da tempo. Ma alcune sconfinano nella farsa (o nella tragedia, dipende dai punti di vista) e dovrebbero muovere a ripulsione chiunque abbia un minimo di raziocinio.

Salvini e Mattarella

Sergio Mattarella e Matteo Salvini
Sergio Mattarella e Matteo Salvini

Mi riferisco a quando Salvini vuol far capire che il presidente Sergio Mattarella sia in sintonia con lui sulla questione sicurezza e immigrazione. Sinceramente, ascoltando il messaggio di Mattarella, io ho capito il contrario. E non penso di avere frainteso. Propendo più per il solito vizio salviniano di creare confusione e piegare la realtà a quello che ritiene conveniente per se stesso.

Le promesse di Salvini

Ma l’apice si raggiunge quando Salvini dichiara testualmente: “Ora abbiamo cominciato a cambiare le cose, a partire dalle pensioni. Ora andiamo avanti con la legittima difesa, non per essere più cattivi, ma perché la proprietà è sacra.” E poi: “Avevo promesso che avremmo cambiato la Fornero, l’abbiamo fatto. Avevo promesso di abbassare le tasse, ecco la flat tax”.

Fornero

Partendo dalle due ultime affermazioni risulta difficile capire, visto che non c’è nulla di chiaro né di scritto, come sarà la “quota cento” che dovrebbe “cambiare la Fornero”. Si potrà andare in pensione prima di quanto previsto attualmente a parità di pensione percepita? O si dovrà pagare una sorta di penale che renderà, di fatto, impossibile scegliere il pensionamento “anticipato”? E ci saranno i fondi o esisterà una sorta di “numero chiuso”? E quanto durerà?

Flat tax

Sulla flat tax (che è quanto di più iniquo e ingiusto si possa ideare visto che, di fatto, i ricchi pagheranno progressivamente meno dei poveri) come funzionerà? Per chi? E per quanto tempo? Domande alle quali è difficile rispondere visto che è tutto fumoso e la legge di bilancio approvata in maniera a dir poco “impropria” non è né chiara né definitiva in moltissimi punti (imbarazzante la questione del raddoppio delle tasse per il volontariato e la dichiarazione dell’altro “viceprimoministro” Di Maio che, immediatamente dopo la sua approvazione in Senato, ha affermato che “quella norma va cambiata”).

Sicurezza e legittima difesa

E poi c’è qualcosa che disturba nel primo concetto sopra riportato e che esprime plasticamente il “credo” del Salvini. Riguardo la sicurezza e la legittima difesa, egli afferma che la proprietà è “sacra”. Disturba perché, per l’ennesima volta, il ministro in questione si appropria del “sacro” in maniera che definire inopportuna risulta essere un eufemismo. Per uno che fa della discriminazione e dell’intolleranza caratteristiche del proprio agire politico è veramente inaccettabile mescolare continuamente “sacro” e “profano”.

Sacro e profano

Bisognerebbe spiegare al signor Salvini che se c’è qualcosa di “sacro” (anche dal punto di vista laico) questa non è la ricchezza personale o la proprietà di qualche individuo più “fortunato” o “privilegiato” rispetto ad altri, ma la vita di chi fugge da guerre e dalla fame. Che “sacre” sono la vita e la salute di chi deve lavorare per vivere. Diritti fondamentali che sono sempre più spesso costrette a condizioni di poca o nulla sicurezza, di precarietà diffusa, di sfruttamento intensivo. Ma di questo Salvini e la stragrande maggioranza di quei politicanti che occupano le poltrone del governo e gli scranni del parlamento, non si interessano se non per togliere risorse a chi dovrebbe controllare, prevenire e reprimere i reati che impediscono ai lavoratori di tornare a casa sani e salvi.

Sicurezza sul lavoro?

Proviamo a ragionare. In un anno, nei luoghi di lavoro, sono morti più di 700 lavoratori (uomini e donne, italiani e stranieri, giovani e vecchi, senza distinzione)  altre centinaia sono deceduti a causa di malattie professionali. E  si hanno poche notizie di chi resta invalido. È un massacro continuo che viene coperto e sottovalutato perché, per “lorsignori” è poco interessante in quanto non “porta voti”. E, in ogni caso, ne porta meno, molti meno, rispetto all’abitudine di apparire e accusare chi dissente, gli immigrati, i diversi … in definitiva i “poveri” di essere causa di ogni male, nemici che bisogna odiare e combattere.

Gli ultras e un ministro dell’interno che sa di interiora

Così, tra un sorriso e l’altro (che sono, poi, gli stessi che dispensa all’ultrà pluricondannato per violenza e spaccio al quale ha stretto la mano pochi giorni fa), Matteo Salvini, che appare sempre più spesso travestito da poliziotto o carabiniere, parla alla pancia della “ggente” confidando nell’ignoranza di chi lo ascolta.

Ed è per proprio per questo che mi risulta difficile pensare che un personaggio come Matteo Salvini possa essere diventato “ministro dell’interno” … forse sarebbe più corretto definirlo “ministro delle interiora”.

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.