“Palladio e l’ordine del mondo”: Sgarbi all’Olimpico chiude il ciclo dei classici

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Vittorio Sgarbi critico d'arte e deputato
Vittorio Sgarbi critico d'arte e deputato

Si avvia a conclusione il 72° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico di Vicenza, “Muoiono gli Dei che non sono cari ai giovani” direzione artistica di Giancarlo Marinelli, rassegna teatrale promossa dal Comune di Vicenza, Assessorato alla Cultura, in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e l’Accademia Olimpica, realizzata con il sostegno della Regione del Veneto. Come spiega il comunicato del Teatro Olimpico,

il settimo e ultimo appuntamento del Ciclo dei Classici al Teatro Olimpico di Vicenza sarà ancora una prima nazionale e un unicum nel suo genere, un omaggio e una dedica al genio di Andrea Palladio, che del Teatro Olimpico fu il creatore. Si tratta di una celebrazione che prenderà vita nelle parole di Vittorio Sgarbi in una esclusiva Lectio Olimpica, due serate evento su “Palladio e l’ordine del mondo”, una produzione Fondazione Cavallini-Sgarbi, in cui il celebre critico e storico dell’arte sarà autore e protagonista, in programma sabato 26 e domenica 27 ottobre (inizio alle ore 21). I biglietti per le due date sono esauriti da tempo.

Nello scenario unico del Teatro Olimpico, progettato dallo stesso Palladio e Patrimonio dell’umanità Unesco, Vittorio Sgarbi condurrà un viaggio nella meraviglia dell’opera del grande architetto. Una lezione illustrata per scoprire il genio e la ragione che hanno guidato Palladio nelle sue invenzioni, una lettura appassionata e inedita dei suoi capolavori a Vicenza e nel Veneto. Le ville venete di Palladio aprono infatti un mondo nuovo, che reinventa le misure classiche in una nuova armonia, secondo la sensibilità rinascimentale, destinata a diventare un modello ammirato, e copiato, in tutto il mondo.
“Palladio non produce un’architettura ripetitiva, ma continuamente ripensata sull’antico e reinventata, come si vede in tutte le sue fabbriche, sempre originali, da Villa Godi di Lugo, alle manieristiche Pisani di Bagnolo, Caldogno di Caldogno, Thiene di Quinto, fino alla neobramantesca villa di Pojana e alla complessa dialettica formale della Malcontenta. Poi la Rotonda, una delle emozioni più alte del viaggio in Italia di Goethe che in una giornata felice intuì, come il più provetto degli storici dell’arte, la differenza fra Giambattista e Giandomenico Tiepolo, nella poco lontana Villa Valmarana ai Nani. Non sapendo che gli affreschi si dovevano alle due mani del padre e del figlio, distinse con precisione il sublime (Giambattista) dal naturale (Giandomenico). Goethe è il viaggiatore che ognuno di noi avrebbe voluto essere.”Vittorio Sgarbi