Pandemia Coronavirus, come crescere figli sicuri in tempi di insicurezza

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Bambini e Coronavirus
Bambini e Coronavirus

In tempo di pandemia una delle categorie più a rischio dal punto di vista psicologico è quella dei minori. Pur avendo, di fatto, una maggiore capacità di adattamento ai cambiamenti, anche repentini, rispetto alla struttura degli adulti, i bambini vivono tali cambiamenti mediati dall’impatto emotivo che questi hanno sulle loro figure di riferimento adulte (papà, mamma, nonni, educatori, …).

Come insegna la neurofisiologia, la maturazione del nostro cervello si completa intorno ai 21-25 anni con la strutturazione definitiva della corteccia prefrontale che garantisce (in condizioni normali) una buona mediazione tra l’attivazione emotiva e la sua mediazione razionale.

Fino a quel momento a svolgere la funzione di mediazione vicaria (cioè ad essere “corteccia cerebrale” per usare una metafora) sono proprio gli adulti di riferimento del bambino ai quali lui guarda per capire cosa sta succedendo e se ciò che sta succedendo debba o meno preoccuparlo.

I due sistemi neurobiologici che regolano questa fase dello sviluppo (ma non solo, funzionando questi anche in età adulta) sono quello di attaccamento e quello di esplorazione.

Il sistema di attaccamento permette al bambino di avere un punto di riferimento stabile nel momento in cui percepisce lo stimolo del pericolo che può arrivare dall’esterno (pericolo concreto percepito) così come dall’interno (nelle prime fasi di vita anche il “semplice” stimolo della fame è vissuta dal neonato come un rischio “mortale” che può arrivare alla sensazione di scissione: vera e propria rottura, frantumazione del Sé sia psichico che fisico). Nel momento in cui il segnale di pericolo invade il bambino, correrà dal suo “porto sicuro” per recuperare sicurezza. La funzione di questo “porto sicuro” è proprio quella di “digerire” per il bambino quell’emozione dando senso e direzione e mettendo il piccolo nella condizione di ritrovare quell’equilibrio che lo stimolo aveva interrotto.

Una volta recuperato lo stato di equilibrio, il cervello del bambino può riattivare il sistema di esplorazione fondamentale per il suo sviluppo. Tale sistema sarà tanto più attivo quanto più l’adulto, in questa esplorazione, avrà la funzione di “base sicura” alla quale il bambino sente di poter tornare nel momento in cui dovese ripresentarsi uno stimolo di pericolo. Più sarà “sicura” quella base, più sarà l’area che il bambino si sentirà libero di esplorare aumentando le proprie “conoscenza”.

In questo momento storico è probabile che i bambini incontrino adulti preoccupati e ansiosi per ciò che sta accadendo che lanciano segnali incongruenti rispetto al loro sentire e tale incongruenza è più dannosa per la serenità e lo sviluppo del bambino rispetto allo stimolo di pericolo.

Sta diventando un mood in questo periodo la frase “andrà tutto bene” che, se da una parte sembra poter rasserenare una coscienza adulta che ha gli strumenti per capire ed elaborare ciò che sta succedendo, meno rasserenante è per coscienze in via di strutturazione che hanno necessità di messaggi chiari e veri da parte dei loro punti di riferimento. Se “andrà tutto bene”, come mai la mia mamma e il mio papà girano con delle mascherine? Se “andrà tutto bene” perché vedo mamma (o papà) preoccupata per i nonni? E perché non vedo più i nonni come facevo fino a qualche settimana fa?

Le domande di questo tipo arrivano dalla parte Adulta del bambino (utilizzando una prospettiva Analitico Transazionale) ed è a questa parte che gli adulti di riferimento devono rivolgersi per fare in modo che il piccolo possa avere gli elementi necessari ad elaborare ciò che sta accadendo. Più che un generico ed astratto “andrà tutto bene” sarà utile che gli adulti spieghino con calma e con serenità al bambino quanto sta accadendo, che c’è un virus che fa ammalare le persone e che per proteggersi da questo virus è utile utilizzare la mascherina. Funzionali per i bambini più piccoli anche le rappresentazioni grafiche (disegni) che si possono fare assieme o la strutturazione di qualche gioco che possa metterlo in contatto ludico con questo nuovo elemento.

Insomma, più che generiche rassicurazioni che rischiano di contrastare con la realtà che il bambino sperimenta, è utile alla serenità della sua crescita, fornirgli tutti gli elementi che la sua fase di sviluppo è in grado di elaborare. In questo modo si comunica anche al bambino la fiducia che l’adulto ha in lui e nelle sue capacità agevolando, in questo modo, la strutturazione di una personalità solida, processo che viene minato da riletture incongruenti fornite per “tranquillizzare” e che, invece, sortiscono l’effetto di comunicare sotto traccia la sfiducia nelle capacità di elaborare del piccolo.

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Andrea Cocchio
Nato nel 1965 Laureato in Filosofia Teoretica all'Università di Padova Specializzato in Logoterapia e Analisi Esistenziale presso la Società Italiana di Logoterapia e Analisi Esistenziale (SILAE) associata al CISSPAT (Scuola Padovana di Psicoterapia Breve) Baccalaureato in Psicologia dell'Educazione Laureato in Psicologia Clinica e di Comunità Psicoterapeuta in formazione ad indirizzo integrativo Terapeuta abilitato Emdr protocollo per la gestione della psicologia d’emergenza e del trauma psicologico (per info www.emdr.it) Lavora come Psicologo Clinico presso il proprio studio elaborando percorsi di consulenza per singoli, coppie e gruppi Collabora con l'Aulss 5 Polesana nella quale gestisce colloqui individuali presso il Dipartimento di Salute Mentale di Rovigo. Collabora con l’Associazione Murialdo dove gestisce uno sportello di consulenza psicologica e ascolto per minori Gestisce uno sportello di consulenza psicologica e ascolto aperto in collaborazione con la parrocchia di Pozzonovo (PD) Lavora come consulente in Piemme Spa, concessionaria pubblicitaria del gruppo editoriale Caltagirone. Dott. Andrea Cocchio Psicologo Clinico e di Comunità Terapeuta Emdr (www.emdr.it) Iscritto all'Albo degli Psicologi del Veneto N. 1084