Pedemontana Veneta va, va… va giù che è un piacere. CoVePA: regione Veneto fa le Pr per la Sis?

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La Regione Veneto – scrivono nella nota che pubblichiamo Matilde Cortese, Massimo M. Follesa ed Elvio Gatto portavoce CoVePA (Coordinamento Veneto Pedemontana Alternativa) che pubblichiamo – si è trasformata nella struttura di comunicazione della SIS concessionario della Pedemontana Veneta? È questo quello quello che ci domandiamo dopo l’ennesimo comunicato della Struttura di Progetto, quella di Pellegrini, che minimizza i fatti avvenuti in questo mese nel cantiere gestito dalla SIS. Si tratta dei crolli delle scarpate della trincea della superstrada, al confine tra Trevignano e Montebelluna.

Ormai l’ingegnere è prigioniera di una Pedemontana Veneta che va, va… va giù che è un piacere! Insieme a Corsini, non riesce più a parare le figuracce che stanno travolgendo l’allegra macchina da guerra, non riesce più a proteggere il povero Zaia da quel cantiere così mal gestito. La dichiarazione del 9 settembre certifica le falle di una direzione dei lavori indagata, anche se prova ad assolverla dichiarando che «nel periodo ferragostano, gli eventi piovosi hanno portato al crollo di una canaletta in calcestruzzo, e non ad un ponte canale…».

Si dimentica di spiegarci che quel ponte canale si compone di tre parti strutturali: uno è il vero ponte e due sono le spalle in ghiaia a sud e a nord, che è crollata a ferragosto. La Regione Veneto si dimentica che nel precedente comunicato spiegava che le opere erano incomplete. Finora non aveva mai precisato quali sono le opere strutturali del ponte canale che, qualora realizzate o completate, ne avrebbero impedito il crollo.

La Regione Veneto ieri ha chiarito responsabilità di chi progetta e dirige le opere, spiegando che non sono ancora stati realizzati i previsti bacini di laminazione predisposti dal progetto nell’area: «per evitare che un domani un’affluenza straordinaria di acqua tracimi in strada, è stato costruito un troppo pieno che dovrebbe portare gli esuberi di acqua in tre vasche di raccolta, laminazione e scarico nel terreno. Il sistema è stato aperto dal Concessionario pur senza la presenza delle vasche, ancora da costruire, in avvio della stagione irrigua su richiesta del Consorzio di Bonifica che premeva per dare continuità alla rete irrigua eliminando il bypass realizzato. A Ferragosto, durante eventi piovosi intensi, è tracimata l’acqua dalla canaletta, non ha trovato le vasche ad accoglierla e ha dilavato il terreno sottostante la canaletta di raccordo, dietro il sostegno del ponte canale».

Come si fa a progettare tre vasche di raccolta, laminazione e scarico a monte di una trincea profonda oltre 10 metri? Qual’è il direttore dei lavori che, di fronte ad una questione del genere, non realizzi per prime le tre vasche prima dell’apertura delle trincee e della realizzazione della nuova canaletta e del nuovo ponte canale? Non è evidente la grave dimostrazione di incompetenza e atti eventualmente dolosi della DD.LL., che andrebbero indagati? Non è una ulteriore dimostrazione che questa direzione lavori, guidata dall’ingegner Turso, non riesca a gestire un cantiere di 95 km?

Invece questa leadership messa a fare da para due volte a Luca Zaia, parafulmini e paracadute, preferisce mettere il culo sulle pedate per rispondere «agli allarmismi che alcuni cittadini contrari alla Pedemontana lanciano in maniera sconsiderata sul web». Sanno benissimo che abbiamo chiesto una opera diversa con un meta progetto molto chiaro e che la SuperPedemontanaVeneta è condannata se non sarà sottoposta ad un ammodernamento che la inserisca in un sistema più attuale, connesso, integrato, più sicuro, che tenga conto degli impatti sociali e ambientali delle opere.

E questo deve riguardare anche una nuova architettura giuridica, che separi il tratto ovest dal resto dell’opera, senza escludere la separazione dei destini della gestione dei due tratti dai salernitano-piemontesi per manifesta inadeguatezza.