Pfas e bonifica Miteni Trissino, PD Veneto accusa Regione: “troppo silenzio, aggiornamenti solo su Pedemontana”

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Pfas Miteni caso
Pfas Miteni

“Quali sono le intenzioni della Regione sulla bonifica del sito Miteni? Ha in programma di concludere la caratterizzazione dell’intera area o la messa in sicurezza sarà limitata alla sola barriera idraulica? Su questo tema c’è troppo silenzio”. A chiederlo sono i consiglieri regionali del Partito Democratico Andrea Zanoni, Anna Maria Bigon, Giacomo Possamai insieme alla collega di Europa Verde Cristina Guarda, con un’interrogazione depositata oggi in cui invitano la giunta alla massima trasparenza, con la pubblicazione sulle pagine web del sito della Regione o di Arpav dedicate alla questione-Pfas, dello stato di avanzamento dei lavori.

“Esattamente come è stato fatto per la Superstrada Pedemontana – spiegano i consiglieri – si rende opportuno indicare l’andamento degli interventi di caratterizzazione, pubblicando la planimetria con i carotaggi eseguiti e quelli da effettuare, con il relativo cronoprogramma. È un atto dovuto ai cittadini veneti che attendono da troppo tempo. Le operazioni di bonifica sono iniziate ormai nel 2013, quattro anni fa il presidente Zaia aveva promesso ben settemila carotaggi alla ricerca del terreno inquinato ma sono numeri che non trovano riscontro nella realtà. Sotto agli impianti, capannoni e manufatti, che occupano circa il 40 per cento della superficie del sito ne sarebbero stati realizzati appena due. Chiudere la partita con la sola barriera idraulica è insufficiente: l’ha detto anche il Commissario straordinario di Arpa Veneto Luca Marchesi, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su gli illeciti ambientali ad esse correlati, poiché non riesce a trattenere completamente l’inquinamento derivante dal terreno sottostante il sito Miteni”.

“In un caso molto simile – proseguono i consiglieri – la Corte di Cassazione sentenziò la condanna per disastro ambientale colposo; parliamo della Solvay di Alessandria, dove, si è sottolineato come l’allestimento della barriera idraulica sia l’intervento meno efficace e meno costoso, perché ‘non equivale a bloccare o a contenere all’origine la situazione di pericolo’ e che ‘non bisognava solo riparare le perdite ma anche rimuovere i terreni compromessi. Siamo convinti – concludono i consiglieri regionali dem – che l’unica soluzione per evitare ulteriori rischi consista nel rimuovere l’inquinamento anziché limitarsi a confinarlo. Chiediamo alla Regione se è dello stesso parere!”.