Pubbliche amministrazioni, Confintesa a ministra Dadone: “inserire smart working nel contratto”

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Confintesa interviene in una nota sul tema dello smart working nelle pubbliche amministrazioni. La legge esiste dal 2016 ma il tema è ovviamente saltato alla ribalta con l’emergenza Coronavirus. “Confintesa da tempo segnala l’inutilità dei DPCM e dei D.L. in materia di modifiche contrattuali nel settore del Pubblico Impiego dovuti al COVID-1 ma la Ministra per la Pubblica Amministrazione, Fabiana Dadone, e il Governo continuano ad ignorare la normativa che vorrebbe un passaggio all’ARAN per modificare tipologie di lavoro con particolare riferimento allo smart working” spiega il comunicato.

«Questo stato di cose permette ai Dirigenti delle varie Amministrazioni Pubbliche di “interpretare” e non rispettare norme che se avessero una cogenza contrattuale dovrebbero solo essere applicate senza se e senza ma. Nella fattispecie parliamo del Decreto Legge 18/2020 del 17 marzo all’art. 87 che preveda ”Fino alla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-2019, ovvero fino ad una data antecedente stabilita con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione, il lavoro agile è la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa nelle pubbliche amministrazioni” e continua affermando che le Pubbliche Amministrazioni “limitano la presenza del personale negli uffici per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza sul luogo di lavoro, anche in ragione della gestione dell’emergenza”».

Ebbene questa norma che dovrebbe tutelare, da eventuali contagi, i pubblici dipendenti viene ignorata o male interpretata da alcune Amministrazioni, come la Prefettura di Bari, che ha dichiarato, in modo unilaterale, indifferibili “le attività di tutte le Aree e i Servizi” senza far minimamente cenno a quanto previsto dall’art. 87 del D.L. 18/2020. Confintesa ha presentato, in tal senso, un esposto all’Ispettorato della Funzione Pubblica ritenendo che questa posizione non sia correttamente giustificata e chiede alla Ministra Dadone che il lavoro agile diventi norma regolamentata dal Contratto di lavoro e, quindi, non interpretabile ad uso e consumo dei singoli dirigenti pubblici. La Ministra della P.A. porti all’ARAN la questione smart working per assicurare omogeneità di trattamento tra tutti i pubblici dipendenti evitando che le norme che modificano i Contratti di lavoro diventino poco più che “consigli per gli acquisti” che possono essere ignorati dalla Dirigenza della Pubblica Amministrazione se non hanno una forte caratterizzazione contrattuale.